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Perù. Le mobilitazioni popolari sventano il golpe parlamentare

Ieri a Lima migliaia di persone, prevalentemente giovani, hanno celebrato per le strade le dimissioni di Manuel Merino de Lama, dimessosi a seguito delle oceaniche mobilitazioni popolari avvenute nel fine settimana.

Nel primo pomeriggio di ieri attraverso un messaggio alla nazione dal Palazzo del Governo, Manuel Merino, espressione dalla maggioranza traversale a guida fujimorista che aveva sfiduciato il 9 novembre il presidente Martin Vizcarra per indegnità morale, ha lasciato il suo incarico da presidente ad interim e avviato nuove consultazioni..

Fuori da Plaza Bolívar sono stati celebrati con fiori e messaggi murali i due giovani uccisi dalla repressione della polizia. Inti Sotelo Camargo, 24 anni, e Jack Pintado Sánchez, 22 anni, hanno perso la vita nelle manifestazioni che si sono svolte all’inizio di questo sabato a Lima. Risultano ancora 40 i giovani desaparecidos che ancora non hanno fatto rientro a casa.

Qui di seguito un commento del sociologo peruviano Joaquin Yrivarren.

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Dai “Pulpines” alla generazione bicentennale

Non c’è dubbio che la fonte principale della maturità politica discenda dalle proteste nelle strade. Se i giovani scesi per le strade di Lima 5 anni fa contro la Ley Puplin in una protesta che ha messo in luce il disprezzo del neoliberismo per la formazione professionale e le aspettative di lavoro, sono stati considerati in maniera sprezzante “pulpines”, oggi la stessa gioventù è considerata da tutti i peruviani la “generazione del bicentenario”.

Rispetto a 5 anni fa ora la protesta copre un orizzonte più ampio, e sembra suggerire una risposta, ancora difficile da leggere con chiarezza, alla domanda su quale sia lo Stato che ci permetterà di convivere con dignità e con un senso di fondamentale uguaglianza.

Adesso possiamo porre una domanda di questo genere grazie al fatto che da 50 anni abbiamo ripudiato coloro che credono che la “campagna sia la loro fattoria”, che pensano che i loro privilegi di nascita siano sopra chiunque altro.

Dalla riforma agraria ad oggi c’è un irrefutabile cambio di tempo, in cui ancora una volta i golpe della destra peruviana (mostro dalle mille teste) hanno dimostrato di essere la principale forza di degrado morale del Paese.

Ma resta il problema di capire quale forza politica saprà sintonizzarsi sulla domanda che con tanto impegno (almeno 3 generazioni) ci è costato chiedere per strada e soprattutto quale sarà la risposta che alla fine troveremo. Ciò che è chiaro è che la cultura della subordinazione e del privilegio ha perso totalmente la sua efficacia morale. Nessuno può più ignorare questa generazione.

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Qui di seguito, la dichiarazione della Corrente Socialista dei lavoratori CST di fronte alla crisi politica che si vive in Perú, che ha fatto un salto nelle ultime ore a seguito dellassassinio dei due giovani studenti da parte della polizia nazionale, questo ha obbligato Manuel Merino a rinunciare alla presidenza della Repubblica.

Corriente Socialista de las y los Trabajadores – CST

In strada! La CGTP deve convocare uno sciopero nazionale ora!

Bisogna lottare per buttare giù tutto il marcio regime del ‘93!

Dopo lassassinio dei due giovani per mano della polizia, cè stata una sequela di dimissioni dal gabinetto appena nominato da Merino. Le mobilitazioni, nella grande maggioranza auto-convocate e spontanee si estendono in tutto il Perù.

La gioventù nelle strade sta dando mostra di una forte disposizione alla lotta e di coraggio di fronte alla brutale repressione che cè a Lima e nelle principali città del paese.

È urgente che la Confederazione Generale dei Lavoratori del Perù (CGTP) chiami a uno sciopero nazionale contro la brutale repressione poliziesca e statale, e, per demolire dalle fondamenta la costituzione fujimorista che ha permesso e promosso il sorgere di una casta politica completamente corrotta e separata dagli interessi della grande maggioranza del popolo lavoratore.

È questa casta politica dei Kuczynski, i Fujimori, i Vizcarra, i Merino e tutta questa confraternita di politici al servizio dellimperialismo che ha approfittato della pandemia per arricchirsi a costo delle vite, del dolore e della sofferenza del popolo peruviano.

Il Fronte Amplio, oltre alla sua burocratizzazione, non si è distinto da questa casta politica e oggi riceve il rifiuto delle migliaia dei mobilitati. Questo è prodotto del carattere del suo programma di collaborazione di classe, e di una strategia rispettosa dellordinamento giuridico fujimorista.

Nelle ultime ore le mobilitazioni hanno fatto un salto e si intensificano. Lodio dei/le lavoratori/trici, la gioventù e il popolo nelle strade fa sentire il suo averne le tasche piene di questa casta politica e di una “democrazia” che sta al servizio del saccheggio delle risorse naturali e dellaggravare lo sfruttamento dei lavoratori della campagna e della città, e dellesclusione e oppressione dei popoli indigeni e delle grandi maggioranze popolari.

E invece, il Congresso oggi si appresta ad approvare unuscita reazionaria alla grave crisi dopo le dimissioni di Merino. Il nome di Gino Costa, rappresentante dei seggi del Partido Morado, comincia a risuonare come possibile rimpiazzo di Merino. Niente di più e niente di meno che un altro rappresentante di quella casta politica profondamente corrotta e al servizio dei padroni e dellimperialismo.

Queste misure disperate stanno cercando di prolungare la vita di questo regime moribondo nel tentativo di arrivare alle elezioni generali di aprile del 2021 che possano decomprimere la bollente atmosfera politica e ricondurre le aspirazioni democratiche di milioni di persone dietro una qualche variante del regime politico attuale.

È urgente sconfiggere questo piano reazionario del congresso. È urgente dare impulso alla lotta per unAssemblea Costituente Libera e Sovrana, per discuter di che paese hanno bisogno e vogliono i lavoratori e il popolo, per farla finita con lingerenza imperialista e il saccheggio delle risorse naturali da parte delle transnazionali, farla finita con le leggi e disposizioni antioperaie e antipopolari implementate durante tutti questi anni di neoliberismo esagerato, per discutere la proprietà della terra e i diritti agrari di milioni di contadini e popoli indigeni.

La lotta per questa ACLS permetterà che milioni di lavoratori comprendano che questa [Assemblea] si potrà realizzare solo imponendola con la mobilitazione generalizzata di tutto il popolo, mediante lo sciopero generale politico e convocato da un governo provvisorio delle organizzazioni operaie, contadine e popolari in lotta.

Per questo noi della Corrente Socialista delle Lavoratrici e dei Lavoratori CST, facciamo appello ad esigere alla CGTP e alle altre organizzazioni sindacali e popolari limmediata convocazione alla mobilitazione generale dei lavoratori e allo sciopero generale per espellere questa casta corrotta e profondamente antidemocratica e antipopolare, perché quello che cè in gioco è [la possibilità di] approfondire questa crisi per aprire e imporre, dal basso, un processo costituente non a misura delle caste parassitarie che litigano per il controllo dello Stato, bensì un processo costituente libero e sovrano per chiudere con la reazionaria Costituzione del 1993 e con il regime politico che su questa si sostiene.

In questa lotta, la gioventù ha un gran posto di combattimento, come sta dimostrando nelle strade durante gli ultimi giorni. Davanti alla brutalità poliziesca repressiva è urgente dare impulso allorganizzazione dellautodifesa, del diritto alla protesta per le libertà democratiche oggi minacciate da questa casta politica corrotta.

Bisogna dare impulso a tutte le forme di autorganizzazione dei lavoratori e del popolo, basate sulla più ampia e profonda democrazia di quelli che lottano per impedire che tutti gli sforzi per buttare giù questa costituzione fujimorista siano nuovamente traditi e negoziati dalla burocrazia sindacale e dai movimenti sociali come è successo con la marcia dei 4 Suyos che ha espulso Fujimori però ha aperto la strada a Toledo.

La gioventù mobilitata insieme ai lavoratori e al popolo deve forgiare oggi unuscita diversa e al servizio delle grandi maggioranze lavoratrici.

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