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Mission impossible per Biden: vaccinare gli Stati Uniti

L’Operazione Warp Speed è stata il piano messo a punto dall’amministrazione Trump per lo sviluppo del vaccino in tempo record. In realtà l’unica reale strategia messa in campo, in una folle gestione della pandemia che ha causato una vera e propria catastrofe sanitaria.

Più di 150 mila contagiati al giorno, poco meno di 1.200 decessi, e più di 91 mila ospedalizzati il 28 novembre. Rispetto due settimane fa, un aumento del 12% dei contagiati, del 29% dei morti e di ben il 38% sui ricoverati.

Un dato destinato a crescere, considerato che la massa dei “villeggianti” per i 5 giorni del “Giorno del Ringraziamento” dovrebbe aver avuto un effetto moltiplicatore nella catena del contagio, specialmente con bar e ristoranti aperti.

Le uniche linee guida emanate dalle più alte autorità, dopo aver fallito nell’impedirla, sono semplici consigli: “indossate una mascherina anche lì dove non è espressamente obbligatorio, mantenente le dovute distanze, fate i test e mettetevi in quarantena di ritorno dal viaggio”.

Lo stesso Fauci ammette che i nuovi cluster di questa “nuova ondata” nel secondo picco di contagio potrebbero verificarsi verso Natale.

Solo a novembre i contagiati negli USA hanno sorpassato i quattro milioni e centomila persone, con più di 25.500 decessi: più o meno le morti in Italia durante la prima fase dell’emergenza.

È chiaro che la vaccinazione di massa diventa a questo punto l’unica strategia percorribile, e proprio i CDCP – Centri per il Controllo della Malattia e per la Prevenzione – si incontreranno questa settimana per decidere a chi dare priorità. Probabilmente si incomincerà dai pazienti e dal personale delle “case di cura”, le cui morti sono corrisposte ad un terzo dei decessi complessivi.

A capo dell’operazione Warp Speed, sei mesi fa, è stato posto il democratico Moncef Slaoui – l’ex amministratore delegato del colosso farmaceutico GlaxoSwithKline – che ha lasciato il settore privato dopo trent’anni in GSK ed un certo successo come ricercatore nello sviluppo del vaccino per la malaria.

Il piano ha incontrato – vista la drastica riduzione del tempo necessario per una operazione del genere, ottimisticamente di 15/18 mesi – notevoli perplessità iniziali da parte di alcuni esponenti della comunità scientifica.

E va detto che la necessità della produzione del vaccino si è sovrapposta ai bisogno di profitto rapido delle case farmaceutiche, oltre alle questioni politiche legate al consenso per il presidente uscente.

Ora, per ciò che concerne l’industria farmaceutica “occidentale”, i prodotti Pfizer, BioNTech, Moderna, AstraZeneca e Università di Oxford sembrano prossimi all’approvazione, in una corsa al vaccino che ha bruciato i tempi e crea ancora parecchie perplessità nella comunità scientifica.

La prima iniezione col vaccino Pfizer-BioNTech potrebbe avvenire in Gran Bretagna il 7 dicembre, dopo una autorizzazione temporanea. Lo stesso potrebbe avvenire tra l’8 ed il 10 dicembre negli States. La Russia ha approvato il suo vaccino, Sputnik, ad Agosto.

Anche se la maggior parte dei 10 miliardi di dollari di investimento sono andati alla ricerca sul vaccino, l’Operazione Warp Speed voleva essere più di questo. Ma alla fine lo sviluppo del vaccino è divetato di fatto il focus, l’unico vero terreno di contrasto al virus intrapreso dall’amministrazione repubblicana.

Anche le aziende che non hanno beneficiato direttamente di questi aiuti – come la Pfizer – hanno ricevuto ingenti quantità di denaro attraverso i pre-ordinativi approntati dal programma; in questo caso 2 miliardi di dollari per “sopperire” ai possibili mancati sbocchi commerciali e azzerare le eventuali perdite.

Moderna, in tutto ha preso 2 miliardi e mezzo di dollari da differenti fondi governativi, per esempio.

Facciamo un breve elenco di chi ha goduto direttamente dei finanziamenti, accorpando i soldi stanziati per il suo sviluppo, la sua produzione e i pre-ordini: Johnson & Johnson quasi un miliardo e mezzo, Moderna quasi 2 miliardi e mezzo, AstraZeneca e Università di Oxford 1 miliardo e 600 milioni, Pfizer e BioNTech 2 miliardi (solo per i pre-ordinativi), Sanofi e GSK – cioè l’azienda di cui il capo dell’operazione era stato amministratore delegato – 2 miliardi.

Questo per 800 milioni di dosi pre-ordinate che “assicurano” un ritorno certo, “blindando” di fatto la possibilità di perdite per le aziende qualora, per esempio, altre aziende (in Russia, per esempio) fossero giunte prima alla corsa per il vaccino.

Se Slaoui – assunto come contractor e non come impiegato del governo – ha lasciato il Board di Moderna, non ha comunque venduto il suo pacchetto d’azioni (ben 12,5 milioni di dollari) finché i primi dati incoraggianti sul vaccino di questa azienda non hanno fatto “schizzare” il valore delle azioni, devolvendo in un secondo momento l’extra-guadagno alla ricerca contro il cancro.

Lo stesso Slaoui è azionista anche di GSK,  per quasi 10 milioni di Dollari; anche qui ha promesso di devolvere al National Institutes of Health le plusvalenze rispetto all’indice dei prodotti farmacologici.

Al di là di queste donazioni, è chiaro il “conflitto d’interessi”, visto che Slaoui ha più di 22 milioni di dollari in azioni di due aziende coinvolte nell’operazione, e che l’azienda per cui ha lavorato per trent’anni – la GSK – è una delle maggiori beneficiarie.

Nessuno grida allo scandalo perché, in fondo, è un caso “normale” nel sistema di “porte girevoli” (dai vertici aziendali a quelli governativi e viceversa) della “democrazia nord-americana”; e solo qualche sprovveduto può scambiarlo per “meritocrazia”.

Come hanno osservato alcuni, i fondi ricevuti dalle aziende avrebbero dovuto avere come contropartita almeno un prezzo ragionevole per i propri prodotti anche in futuro, e non solo all’oggi, visto tra l’altro che gli Stati Uniti – con un sistema sanitario basato sulle assicurazioni private – sono il Paese con la più alta spesa pro-capite per le cure mediche.

Ammesso e non concesso che questo intreccio evidente tra la rendita di posizione delle aziende di Big Pharma e un ceto politico delegittimato non finisca per influenzare in un modo od in un altro chi deve garantirne l’efficacia del vaccino (la Fda, insomma).

I problemi di quel sistema non terminano certo qui, come mostra chiaramente l’inchiesta del Financial Times che abbiamo tradotto.

Innanzitutto, in una situazione sanitaria disastrosa, si tratta di mettere in campo un macchina logistica complessa in grado di attivare una filiera di distribuzione senza precedenti; si pensi solo alle difficoltà per non spezzare la “catena del freddo” che almeno uno dei vaccini prevede per la sua corretta conservazione.

Secondariamente, non bisogna dimenticare la natura commerciale che il vaccino assume agli occhi delle aziende coinvolte nella catena logistica, desiderose di aggiudicarsi gli appalti per le forniture ai singoli Stati. In tempi di vacche magre e rallentamento dell’economia, è un’occasione da sfruttare appieno.

Terzo: il quadro di frammentazione, considerata la responsabilità dei singoli Stati nella distribuzione finale e la contemporanea assenza di coordinamento a livello federale, che ha già prodotto effetti devastanti.

Quarto: continuano a scarseggiare gli equipaggiamenti medico-sanitari, conseguenza della mancata pianificazione produttiva e della “concorrenza” per aggiudicarseli.

Quinto: la decisione, che dovrà esser presa, su a chi dare la precedenza per il vaccino in un Paese politicamente polarizzato, tra i centri urbani che hanno votato per Biden (anche negli Stati in cui hanno prevalso i repubblicani), e l’America Profonda (e rurale) che ha votato per Trump. Chi avrà in mano le leve del potere a livello statale si troverà volens nolens ad affrontare la scelta poco “salomonica” tra il privilegiare le comunità rurali o quelle urbane, dove oltretutto vivono la maggior parte le “minoranze etniche”

La distribuzione del vaccino quindi potrebbe riprodurre il razzismo strutturale della società nord-americana nei confronti di comunità come quella afro-americana o latinos, pesantemente colpite dal Covid-19, o escludere soprattuto le comunità rurali, oggi tra le più colpite dal contagio e con un deficit mostruoso di strutture sanitarie.

A queste difficoltà se ne aggiunge un’altra, frutto della campagna al limite del “negazionismo” portata avanti dalla precedente amministrazione: convincere i cittadini a vaccinarsi.

Infatti, solo il 42% degli americani al momento ha intenzione di farsi il vaccino per il coronavirus, riporta un sondaggio citato nell’articolo.

Se la post-realtà che ignora la scienza, se non quando può essere messa al servizio delle corporations, diviene senso comune, non sorprende che “Trump abbia aumentato la sua quota di voti in 68 delle 100 contee col numero più alto di morti da Covid-19 pro capite – un trend riscontrato sia in stati a maggioranza repubblicana che democratica.”

E qui entriamo in un cortocircuito logico-politico, o meglio in un processo di retro-azione negativa, che solo un sistema sulla via dell’implosione può esprimere: il vero perdente potrebbe risultare proprio Biden, mentre Trump potrebbe ampliare quell’allure di “uomo anti-establishment” in grado di salvare la nazione dal virus cinese.

Con un processo di transizione appena iniziato ed in grave ritardo, due dei tre perni del sistema di potere in mano ai repubblicani e una situazione sociale catastrofica, i primi 100 giorni di Biden (dal 20 gennaio in poi) si profilano piuttosto complicati.

Buona Lettura.

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Vaccinare una nazione: riuscirà Biden a gestire il più importante progetto sanitario d’America?

Dappertutto negli Stati Uniti si stanno tirando su grandi “fattorie freezer” – magazzini che contengono file su file di attrezzature di stoccaggio ultra-fredde, progettate per mantenere un vaccino contro il covid-19 quando ne sarà approvato uno.

Questi magazzini sono il segno più visibile di una nuova filiera messa a punto in soli pochi mesi mentre funzionari pubblici e compagnie private si preparano per l’arrivo di uno o più farmaci che cambieranno il mondo, di cui almeno uno dovrà essere mantenuto a temperature più basse di un inverno artico.

Il funzionamento di questa filiera del freddo è vitale perché gli Stati Uniti siano capaci di dare un vaccino a chiunque ne voglia uno, come il governo federale ha promesso, entro la prossima estate.

Per il Presidente eletto Joe Biden, il piano di vaccinazione è il più importante problema che lo aspetta. La sua reputazione come presidente sarà decisa probabilmente in larga parte se riuscirà o meno a provvedere vaccini ad abbastanza persone per contribuire a far finire la pandemia in un paese che ha registrato 12,2 milioni di casi e 257mila morti.

Questa è la sfida più difficile che abbiamo mai intrapreso”, ha detto Dusty Tenney, capo esecutivo della Stirling Ultracold, che produce alcuni dei refrigeratori necessari per immagazzinare il vaccino Pfizer/BioNTech a temperature di -70°C. “È come fare consegne da uno o due giorni di Amazon, ma usando prodotti da temperature ultra-basse che non ce l’hanno mai fatta a stare sul mercato”.

Distribuire un vaccino contro il coronavirus sarà un compito arduo per ogni governo del mondo, specialmente quelli di paesi in via di sviluppo in cui sarà più difficile mantenere i primi due vaccini a temperature tanto basse. Il vaccino di Oxford e AstraZeneca, che ha ricevuto fondi dall’Operazione Warp Speed, invece, potrà essere mantenuto a temperature normali da frigorifero.

Negli Stati Uniti, il compito sarà reso più difficile non solo da un territorio poco densamente popolato. Altre sfide includono un panorama politicamente ostile, in cui il presidente uscente Donald Trump ha speso le ultime tre settimane contestando i risultati elettorali, concedendo solo lunedì sera che iniziassero contatti tra i suoi ufficiali amministrativi e il team di transizione di Biden.

Se tutto andrà per il verso sbagliato, il susseguirsi di vicende riguardanti il vaccino potrebbe riportare agli eventi iniziali della pandemia, quando i test mal funzionavano e gli stati erano costretti a competere tra di loro nella corsa per procurare materiale protettivo per i lavoratori della sanità.

Potrebbe anche far germogliare i semi del prossimo grande divario politico americano. I Democratici stanno già accusando l’amministrazione Trump della mancata priorità di vaccinazione delle minoranze, mentre coloro che hanno votato Trump nelle zone rurali sono anch’essi preoccupati di perdere questo aiuto.

Ma se va liscio come l’olio, si rischia che gli alleati di Trump possano riuscire a sovvertire la narrazione riguardo la sua gestione della pandemia. Ed è più che probabile che ciò determinerà le sorti di Biden, il cui primo termine sarà sicuramente dominato dal virus e le sue conseguenze.

Angela Rassmussen, una virologa della Columbia University, dice: “La Food and Drug Administration si è presa tanto merito su come sono state gestite le cose; il problema principale per Biden ora è questo: come distribuire il vaccino? Come farlo ugualmente per tutti? Come persuadere la gente a farlo?”

Biden stesso ha sintetizzato il suo compito settimana scorsa: “come vacciniamo 300 milioni di americani? Qual è lo schema? È una grande, grande, grande sfida”

La lotta per le forniture

Dopo mesi di lavoro, l’Amministrazione Trump ha pubblicato i suoi piani di distribuzione ad ottobre. Ufficiali dicono che riusciranno a distribuire vaccini a tutte le persone vulnerabili – probabilmente lavoratori sanitari a contatto col pubblico e persone anziane con malattie pregresse – entro la fine dell’anno; tutti gli anziani entro gennaio; tutti gli altri entro l’estate.

Sotto questi piani, l’operazione Warp Speed – il progetto di sviluppo del vaccino che il presidente Trump ha avviato a maggio – userà un software creato dall’azienda di tecnologia Palantir per tracciare domanda e forniture in tempo reale. L’app, chiamata Tiberius, promettere di dare agli ufficiali federali accesso a tutti i dati localizzati necessari, dal luogo in cui si trovano determinate dosi di vaccini a quante persone vivono in un ospizio in una determinata area.

L’amministrazione sta pagando la compagnia di logistica sanitaria McKesson per verificare le spedizioni di vaccini, però non quello della Pfizer, per cui la stessa compagnia è responsabile – anche se assistita a spese dello Stato.

Nel frattempo, centinaia di imprese, dalle aziende di trasporto a chi provvede freezer ai produttori di container, sono entrati in gara per una serie di appalti locali e federali per aiutare a spedire le dosi. Non è solo il vaccino che deve arrivare al posto giusto al momento giusto, ma anche milioni di aghi e provette per chi li maneggia.

Francesco Incalza, presidente della divisione Europa, Medio Oriente e Africa della compagnia di frigoriferi Thermo King, dice: “Se i primi vaccini sono da due dosi ciascuno, stiamo parlando di trasportarne 5 miliardi il primo anno, servirebbero 8.000 voli Boeing 777.

Funzionari di Trump dicono che i piani, elaborati dal dipartimento della sanità e dal Pentagono, richiedono una precisione militare. “La logistica viene pianificata al minuto, con un approccio da operazione di battaglia,” dice Moncef Slaoui, capo dell’Operazione Warp Speed. “Svolgiamo simulazioni ogni venerdì, dove identifichiamo aree che necessitano di soluzioni più specifiche. Sono molto fiducioso del fatto che sia incredibilmente ben strutturato“.

Ma il compito di Slaoui è di portare il vaccino nei centri di distribuzione statali: sta poi agli stati stessi distribuirli alla popolazione, attraverso una rete di ospedali, centri sociali e farmacie.

Questo è ciò che spaventa di più i consiglieri di Biden: che un’assenza di direzione da parte del governo federale rischi di ripetere la situazione della primavera, quando gli stati hanno provato ad acquistare strumenti di protezione personale senza essere guidati dal governo, lasciando buchi in determinate aree. Ci sono già i segnali che sta riaccadendo.

Il Nord Dakota è uno dei pochi stati che sta conducendo gli schemi pilota per come dovrebbe funzionare la distribuzione del vaccino, anche effettuando simulazioni usando dosi di vaccino per l’influenza.

Lo stato, tra le zone più colpite dal virus nel mondo, ha acquistato quattro refrigeratori ultra-freddi per immagazzinare il vaccino Pfizer, ignorando i consigli dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie. Il Nord Dakota ha anche comprato apparecchiatura per il ghiaccio secco per attrezzare i container coi quali le dosi verranno trasportate fino alle comunità più rurali.

Ma mentre l’approvazione del vaccino si avvicina, l’accesso ai rifornimenti si fa più arduo. “I provider locali stanno avendo problemi ad ottenere aghi e provette perché il governo federale li sta comprando tutti,” dice Molly Howell, la direttrice del programma statale di immunizzazione. “C’è anche carenza di guanti e mascherine N95“.

Anche il ghiaccio secco preoccupa. Precedentemente, quest’anno, c’è stata scarsità del bene, un prodotto secondario della produzione di gasolio, dato che i lockdown hanno fermato le città e inabissato la domanda di petrolio. L’Associazione per il Gas Compresso degli Stati Uniti insiste che ce ne sarà abbastanza per tutto l’inverno, ma un ulteriore stagione di lockdown potrebbe cambiare le cose.

Distribuzione equa

Un altra preoccupazione del team di Biden è che le minoranze, molte delle quali sono state colpite più duramente dalla malattia, non saranno considerate prioritarie. Nonostante un report governativo abbia raccomandato che le comunità nere ricevessero prima il vaccino, l’amministrazione Trump sta lasciando ai singoli stati la decisione di come allocare le proprie dosi.

In un anno che ha visto mobilitazioni enormi contro la violenza della polizia nei confronti dei neri, molti hanno paura di qualsiasi tipo di approccio che tenda a polarizzare ulteriormente le divisioni politiche e culturali in America.

Andrew Cuomo, governatore di New York, mette in guardia: “[L’amministrazione Trump] in sostanza sta lasciando la gestione a provider privati, e questo escluderà tutta una serie di comunità che sono state ignorate la prima volta, quando il Covid le ha devastate.” In risposta, Trump ha minacciato direttamente di non distribuire il vaccino allo stato amministrato da Cuomo.

Helene Gayle, co-autrice di un report commissionato dal governo su come distribuire equamente il vaccino per il coronavirus, è una degli esperti che il team di transizione di Biden ha consultato nelle scorse settimane. Afferma: “La pianificazione sta appena iniziando, e non c’è stata la direzione nazionale di cui necessita. Gli stati sono stati lasciati a sé stessi.

Biden ha promesso di spendere 25 miliardi di dollari sulla produzione e distribuzione del vaccino, sperando di chiudere i buchi lasciati dal piano di Trump. Ma identificare correttamente quei buchi è stato reso più difficile dal fatto che ai consiglieri del presidente eletto sia stato negato l’accesso agli ufficiali amministrativi per settimane dopo le elezioni.

Il ritardo ha causato allarmi da funzionari navigati, incluso Slaoui, che ha detto: “E’ una questione di vita o di morte per migliaia di persone.

Resistenza Anti-Vax

Se anche tutto ciò dovesse funzionare – se il vaccino verrà trasportato in sicurezza e in numeri sufficienti dalle industrie ai centri di distribuzione a cliniche e farmacie locali – che la gente sia d’accordo a farsi vaccinare è tutta un’altra questione.

Ad un’ora da Bismarck, la capitale del Nord Dakota, dove la Howell sta lavorando duramente ai piani statali di distribuzione, Alexis Wangler sta osservando la gara per l’approvazione del vaccino con crescente preoccupazione. Wangler vive a Linton, una piccola cittadina di appena mille abitanti. Come il resto dello stato, è stata devastata dal coronavirus.

Il marito di Wangler pensa di essere stato infettato, avendo sofferto fatica e perdita di gusto e olfatto. Sua nonna sicuramente lo è stata, ed è finita in ospedale. Il marito di una sua collega è ancora in ospedale – per quanto adesso sia uscito dalla terapia intensiva e non abbia più bisogno di ossigeno supplementare. Quasi un abitante su 10 del Nord Dakota è risultato positivo al virus dall’inizio della pandemia, e oggi il 14% dei test risultano positivi.

Nonostante ciò, niente di tutto questo basta a convincere la Wangler a mettersi in fila per la dose. “I produttori dei vaccini dicono che sono in una gara per produrlo, il ché significa che con ogni probabilità ci sarà molta approssimazione,” dice. “Mi affiderò piuttosto al mio sistema immunitario naturale, che ha più possibilità di proteggermi.”

La Wangler non è l’unica – solo il 42% degli americani al momento ha intenzione di farsi il vaccino per il coronavirus, sostiene YouGov, a causa di preoccupazioni diffuse sulla sua sicurezza. Alcuni sono No-Vax convinti, molti altri sono semplicemente preoccupati che il processo di approvazione sia stato troppo sbrigativo. Questo è molto meno della soglia del 70% della popolazione che, secondo gli esperti, deve vaccinarsi per fermare la diffusione del virus.

Se Biden vuole arrivare all’immunità di gregge attraverso un vaccino, dovrà persuadere gente come la signora Wrangler. Il problema è che lei, come molti dei suoi vicini, non ha votato per lui, e non nutre fiducia in lui su questioni sanitarie – soprattutto dopo che lui e la sua vice Kamala Harris hanno messo in guardia riguardo alle preoccupazioni per la sicurezza del vaccino durante la campagna elettorale.

Nonostante sia uno degli stati che ha sofferto maggiormente durante la pandemia, con più di 72mila casi, i voti per Trump del Nord Dakota sono aumentati rispetto alla scorsa elezione.

E lo stato non è l’unico. Un’analisi dell’emittente NPR della scorsa settimana ha rilevato che Trump ha aumentato la sua quota di voti in 68 delle 100 contee col numero più alto di morti da Covid-19 pro capite – un trend riscontrato sia in stati a maggioranza repubblicana che democratica.

Questi sono gli elettori che sentono di essere stati abbandonati dalla classe politica di Washington, e gli esperti avvertono che la loro alienazione dalla politica mainstream non potrà che crescere se dovessero sentire di essere stati scavalcati mentre il resto del Paese pianifica un’uscita dalla pandemia.

Una partenza chiara

Gli alleati di Biden promettono che sarà il “medico-in-capo” del Paese, riunificandolo dopo quattro anni divisivi di presidenza Trump. Ma la frase può essere intesa anche in senso letterale. Se Biden vuole essere ricordato non solo aver battuto Trump, dovrà dirigere uno dei progetti sanitari più grandi, complessi e politicamente carichi mai intrapresi dal governo degli Stati Uniti.

L’unico incarico comparabile attualmente in mano al sistema sanitario è l’uscita di un vaccino antinfluenzale nazionale ogni anno,” dice Eric Topol, cardiologo e professore dell’Istituto di Ricerca Scripps, un think-tank medico. “Ma quello non è obbligatorio, non è altrettanto difficile da maneggiare e non è importante quanto sarà il vaccino per il coronavirus.”

Chi ha aiutato a dar forma al piano di distribuzione di Biden sostiene che il presidente eletto sarà all’altezza della sfida.

Il fatto è che il presidente eletto ha reso il controllo della pandemia una delle sue quattro priorità – già questo è molto diverso da ciò che abbiamo al momento“, dice la dottoressa Gayle. “E’ una chiara deviazione rispetto all’approccio precedente.”

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