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Francia. Presidio al Ministero degli Interni per la liberazione di Georges Abdallah

La Rete dei Comunisti sostiene e partecipa alla Campagne unitaire pour la libération de Georges Abdallah, combattente della resistenza e comunista libanese, al fianco delle numerose realtà politiche e sociali internazionali che esigono la sua immediata ed incondizionata liberazione, dopo 36 anni di ingiusta detenzione da parte dello Stato francese, servile degli interessi imperialisti degli USA, della NATO e di Israele, nonostante Georges Abdallah sia scagionabile dal 1999 e abbia ricevuto due sentenze di scarcerazione.

Lo scorso 14 ottobre si è tenuto a Parigi un meeting internazionale durante il quale sono intervenuti militanti e attivisti provenienti da Palestina, Libano, Turchia e Francia, impegnati nella lotta per la liberazione di Georges Abdallah. Un appuntamento che, all’interno del mese di mobilitazione internazionale culminato nella 10° manifestazione sotto le mura del carcere di Lannemezan dove Georges Abdallah è attualmente detenuto, ha ribadito l’importanza fondamentale di questa lotta nel quadro delle mobilitazioni nazionali ed internazionali contro l’imperialismo e per l’autodeterminazione di tutti i popoli.

Giovedì 17 dicembre si terrà a Parigi un presidio al Ministero degli Interni per fare pressione nei confronti del ministro Gérald Darmanin e del governo francese affinché venga firmato l’ordine di espulsione che condiziona la liberazione di Georges Abdallah. “Deve firmare!” è l’imperativo evocato dal Presidente Macron durante la sua visita a Beirut dopo la violenta esplosione avvenuta nel porto della capitale libanese questa estate, invocando l’ipotesi di una firma da parte dello stesso Georges Abdallah a qualcosa che assomigli alla fine della sua militanza politica e alla rinuncia dei suoi ideali.

Respingiamo al mittente questo messaggio affinché le autorità francesi si assumano le proprie responsabilità e firmino l’ordine di espulsione verso il Libano, liberando definitivamente Georges Abdallah e mettendo fine ad un accanimento giudiziario nei confronti di un vero e proprio prigioniero politico che in tutti questi anni di detenzione non ha fatto che rinnovare la sua determinazione e la sua lotta di tutta una vita. Non firmeremo mai nessuna abiura dei nostri ideali!

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Signor Ministro degli Interni, firmi l’ordine di espulsione che condiziona la liberazione di Georges Abdallah

Deve firmare!”. Questa è stata l’ultima ingiunzione dello Stato francese, lanciata rapidamente dal Presidente francese Emmanuel Macron il 6 agosto 2020 durante la sua visita a Beirut, in risposta alle grida di tutti coloro che al suo passaggio scandivano ancora una volta la legittima richiesta di liberazione per Georges Abdallah.

Deve firmare!”, il tutto mimato da un gesto della mano e poi niente più, volta le spalle e cammina accelerando per riprendere la sua sceneggiata del giorno: quella dell’uomo provvidenziale venuto a rassicurare e garantire la ricostruzione di un Libano devastato.

Questa volta, tutta la pratica è elaborata meglio: basta con le perplessità mostrate a Tunisi, quando durante una sua precedente sfilata, Emmanuel Macron sembrava scoprire per la prima volta in quel momento il nome di Georges Abdallah; oramai, la risposta è palese e sapientemente preparata: “Deve firmare!”.

Abilmente preparata perché rivolta a militanti pienamente e sinceramente impegnati in questa lotta, che attendono una risposta dallo Stato francese ormai da più di 21 anni; abilmente formulata anche attraverso l’uso di questo pronome personale che porta in sé tutta l’indeterminatezza del soggetto in questione: sta poi a ciascuno rassicurarsi chiedendosi semplicemente chi tra Darmanin, Dupond-Moretti o il Presidente stesso sarà il primo a firmare; infine, iniquamente dettata quando l’affermazione suggerisce anche e soprattutto che l’intera soluzione della questione starebbe nella sola firma di Georges Abdallah, l’unico padrone del suo destino, della sua liberazione e l’unico responsabile della sua detenzione per il suo colpevole rifiuto di firmare.

Deve firmare!”: proprio come il popolo libanese viene spinto a firmare un assegno in bianco all’imperialismo francese affinché quest’ultimo – pur essendo pienamente responsabile e colpevole della sua rovina – prenda da solo le redini del Paese, affermi ancor più il suo dominio nella regione e vi faccia prosperare sempre più i suoi interessi, Georges Abdallah deve firmare! Anche lui dovrebbe firmare un assegno in bianco allo Stato francese?

Il suo impegno di tutta una vita contro l’imperialismo, il capitalismo, il sionismo, gli Stati arabi reazionari e il fascismo; il suo impegno al fianco dei popoli in lotta, per le lotte di liberazione nazionale e in particolare per la Palestina, per l’emancipazione e l’avvento di un mondo migliore dimostrano ogni giorno l’assurdità di tale pretesa: Georges Abdallah è un combattente comunista arabo che, fin dai suoi primi impegni con le Fazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi nella lotta di resistenza per la Palestina e durante i suoi 36 anni di detenzione, non ha mai rinnegato nessuno dei suoi impegni; questi sono decisamente presenti nei testi che firma, in ognuna delle sue dichiarazioni politiche che smaschera e combatte senza sosta contro tutte le forze imperialiste, i loro piani di saccheggio, di dominio e tutte le forme di oppressione generate dal sistema capitalista.

Georges Abdallah persiste nel e firma il suo impegno, nella sua lotta e questo è ciò che rende la sua continua detenzione una questione altamente politica che ancora oggi porta lo Stato francese a non firmare il suo rilascio, nonostante gli sia stato riconosciuto dalla magistratura.

Perché bisogna ricordarlo ancora una volta? Se c’è davvero una firma imperativa in questo caso, è quella del Ministro degli Interni. Nonostante le due sentenze di scarcerazione emesse nel 2003 e nel 2013 dal Tribunale per l’applicazione delle pene e l’affermazione scritta di un’accoglienza favorevole in Libano, la liberazione di Georges Abdallah resta subordinata alla firma di un ordine di espulsione dal territorio francese: nel gennaio 2013, Emmanuel Valls, allora Ministro degli Interni, si è rifiutato di firmarlo; il 5 novembre 2014, una nuova richiesta di rilascio è stata dichiarata “inammissibile” per il fatto di non essere stata precedentemente oggetto di un ordine di espulsione. Quindi sì, oggi, se c’è un’ingiunzione da fare, è quella del Presidente della Repubblica che ordina al suo Ministro degli Interni di firmare questo documento affinché sia fatta finalmente giustizia e Georges Abdallah sia liberato: “Deve firmare!”.

Molti sono quelli che hanno già firmato! Sono innumerevoli le lettere indirizzate ai vari Ministri della Giustizia, ai Ministri degli Interni, ai parlamentari di Francia e Libano e ai Presidenti della Repubblica che si sono succeduti per sottolineare l’imperativo di questa separazione dei poteri, l’applicazione della legge e la fine immediata di questo vero e proprio ergastolo imposto nei confronti di Georges Abdallah. Tutti costoro – individui, collettivi e organizzazioni di sostegno, deputati e senatori, personalità pubbliche, giornalisti – a livello nazionale e internazionale hanno già firmato – oltre alle lettere – appelli, petizioni e comunicati per ottenere finalmente la fine del rifiuto espresso da questo potere politico e giudiziario pienamente responsabile e colpevole, o almeno per ricevere prescrizioni illusorie, grottesche, ciniche ed inique, come l’ultima del Presidente Macron.

È giunto il momento di mettere lo Stato francese di fronte alle sue responsabilità! Non solo la richiesta di liberazione di Georges Abdallah continuerà ad essere portata ovunque e da tutti, in tutte le lotte, in tutte le manifestazioni e tutti i presidi, su tutti i muri, in tutti i nostri quartieri, in tutte le nostre università, su tutti gli striscioni, i manifesti, i volantini, le lettere e le e-mail; questo appello viene ora lanciato parallelamente alle iniziative dell’avvocato di Georges Abdallah, affinché i rappresentanti dello Stato francese e, in particolare, l’attuale Ministro degli Interni siano interpellati in ogni momento e ad ogni spostamento di questo imperativo: “Deve firmare!”. Facciamo sentire questo grido di libertà per Georges Abdallah il più ampiamente possibile, ogni giorno e ovunque, proprio come hanno fatto ultimamente i nostri compagni in Libano, e otteniamo così dalla continua pressione esercitata, nella diversità delle nostre espressioni, che la liberazione del nostro compagno si traduca in azione attraverso questa firma.

Deve firmare!”. Che fioriscano mille iniziative! Insieme e solo insieme vinceremo!

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