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Genova. C’è chi fa leghismo anche sull’inquinamento

I limiti, per l’attuale classe politica, non esistono. Soprattutto verso il basso. Non bastasse la marea nera che è scesa nella Valpolcevera, raggiungendo infine il mare aperto, ci mancava anche il leghismo implicito del “governatore” forzitaliota, Giovanni Toti. Il quale, stavolta, proprio non pteva buttarla in caciara dando la colpa al governo o al destino (la Liguria è responsabilità sua).

Quindi ha indossato l’abito del tranquillizzatore  della popolazione – come Renzi, insomma – riuscendo però a toccare picchi mai visti.

“Tutto si sta muovendo secondo i piani, la macchina organizzativa sta funzionando come doveva. L’emergenza in mare è stata aggredita, quella sul fiume è sotto controllo. Il sistema di difesa ha tenuto nonostante le piogge che sono arrivate come ampiamente previste dal nostro sistema meteo”.

Fin qui tutto bene, vorrebbe dire, anche se i cronisti si dimenticano semre di fargli notare che sta dicendo cose false: il sistema di difesa non “ha tenuto”, come dimostrano i grandi varchi aperti nelle dighe e la presenza di grandi chiazze di greggio in mare.

Ma ha voluto esagerare. I “28 chilometri di chiazze a macchia di leopardo tra Genova e Savona” (non proprio una macchietta…) “saranno aggrediti dai mezzi della marina”. E quindi “non bisogna fare allarmismo”, anche perché – e qui il nazioleghismo impazza – “è un tratto di mare in cui le correnti spingono verso la Francia e questo dovrebbe mettere al sicuro le spiagge anche dai pochi residui che dovessero sopravvivere all’intervento dei mezzi di altura”.

Ricapitolando: se il petrolio finisce sulle siagge francesi – la Costa Azzurra! – a noi che ce ne importa? Potrete andarvi a fare il bagno lo stesso, al di qua del confine….

Nemmeno un attimo di sovrappensiero per il fatto che i francesi, nel loro piccolo, potrebbero anche incazzarsi con chi gli manda il petrolio sulle spiagge perché non ha saputo, prima, organizzare meglio le proprie infrastrutture e poi contenere una perdita.

Decisamente più seria la nota dei vigili del fuoco iscritti all’Usb:

GENOVA: TRAGEDIA IN ATTO!

CURATORI FALLIMENTARI TRAVESTITI DA AMMINISTRATORI PUBBLICI

LAVORATORI, CITTADINI

La nostra amministrazione conferma ogni giorno la sua incapacità organizzativa nel Soccorso, continuando a voler curare senza farmaci un malato terminale.

La tragedia del 17 aprile avvenuta per la rottura di una tubazione di pompaggio del greggio alla Azienda “Iplom” dovrebbe fare riflettere quale disagio impone il profitto delle aziende petrolifere alla popolazione.

Questo profitto viene applicato anche ai vigili del fuoco, oggetto di risparmio tutti i giorni, dove l’assenza di un progetto serio ed efficiente sulla nostra figura impone alla base continue metamorfosi causando stress e aumento di malattie professionali oramai nascoste dagli operatori per la paura del licenziamento dall’operatività e della riduzione salariale.

Il cittadino deve sapere che il Nucleo NBCR Regionale non esiste in quanto mai riconosciuto come specializzazione e quindi non rientra in una squadra di pronto intervento ma bensì nella buona volontà di chi vuole portarlo avanti.

Quando la nostra amministrazione parla di “reparto Nucleare Batteriologico Chimico” fate domande su questi quesiti:

risorse economiche? Pari a zero investimenti, infatti rivolte al minimo per garantire la sopravvivenza di attrezzature vetuste

formazione? Inesistente: si svolge un corso di circa sei settimane e poi si viene abbandonati nel cassetto

incentivi economici? Nulli

Rischi per intervento: altissimi dettati dall’inefficienza del sistema

Purtroppo la buona riuscita di questa tipologia di interventi dipende solo dalla base che riesce nonostante le esigue risorse di porre rimedio alla tragedia, dove i deficit funzionali ricadono sempre sul fisico dei pompieri che svolgono un lavoro altamente usurante non riconosciuto, con l’aggravante di una classe dirigente attenta alla spending review e non al soccorso.

La cittadinanza non conosce il nostro sistema e pochi lo denunciano perché corrotti da un sistema “Italia” che allontana il valore della vita del cittadino per un pareggio di bilancio.

Nessuna reperibilità, chiamata volontaria a € 7,00 orari con rischi altissimi, in una realtà quotidiana di 63 pompieri presenti a fronte di 860000 abitanti genovesi.

Quindi quando chiedete informazioni chiedetele ai pompieri e non alla nostra dirigenza complice di un sistema fallimentare dove l’immagine deve vincere sulla efficienza del soccorso.

In un paese basato sulla sopravvivenza dell’uomo non si sarebbe avuto una stazione pompante di petrolio in città, si avrebbe avuto squadre specializzate dei pompieri in questi eventi, si sarebbero applicati protocolli che imponevano linee guida di soccorso della popolazione e soprattutto non ricadrebbe, come al solito, la buona riuscita del soccorso sempre aumentando carichi di lavoro e stress sui soliti pompieri cinquantenni genovesi.

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