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L’influenza di Jadue nella svolta politica del Partito Comunista Cileno

La Convocazione e le Risoluzioni del recente Congresso del PC Cileno, realizzate tra settembre e dicembre del 2020, raccontano di una svolta dalla politica del “governo di nuovo tipo” (XXIV Congresso del 2010), che ha aperto la strada all’amministrazione della Nueva Mayoría, alla “rottura democratica e costituzionale”, basata sull’idea di “assediare con la mobilitazione di massa lo sviluppo della Convenzione Costituzionale”, per aprire la strada a “una autentica Assemblea Costituente”, che distingue chiaramente tra le due.

Con questo, il PC dà per superata la tappa che ha condotto il Governo della Nueva Mayoría, in uno schema di centrosinistra, e definisce una politica di fronte di sinistra anti-neoliberista, chiaramente distanziata dai partiti della ex Concertación (attuale Unidad Constituyente).

Alla fine del 2010, nella conclusione del XXIV Congresso Nazionale del PC (al quale ho assistito in qualità di presidente del PDC), nel Teatro Caupolicán, il deputato Guillermo Teillier, come presidente del PC, ha esposto la nuova politica della collettività, che mirava, in estrema sintesi, alla costruzione di “un governo di nuovo tipo”.

La nuova politica del PC, vincendo resistenze interne – come vedremo –, ha facilitato il sorgere del governo della Nueva Mayoría, intesa come “un accordo politico programmatico per appoggiare il Governo della Presidente Bachelet”, secondo la dichiarazione pubblica sottoscritta dai sette presidenti della Nueva Mayoría, nel marzo del 2014.

La politica circa il “governo di nuovo tipo” è stata confermata e implementata nel XXV Congresso del PC, tenutosi nel 2015,  e dichiara che la Nueva Mayoría (il suo programma e il suo governo) “non sorge (…) direttamente da una messa in discussione del capitalismo come sistema. Non si visualizza la contraddizione capitale-lavoro come la generatrice principale della contraddizione sociale.  Così il Programma non risponde alla prospettiva d’installazione immediata di una democrazia rivoluzionaria, che inauguri un transito verso una società di tipo socialista…”. Invece “si tratta di una democrazia che superi gli aspetti più retrogradi del neoliberismo e ponga le basi per il suo superamento”.

In questo senso, la prospettiva “di una democrazia post-neoliberista”, nel percorso verso la costruzione di una società socialista, deve intendersi come “l’ampliamento di alleanze per sostenere l’attuale correlazione di forze”, cosa che richiede “ ”.

Bisogna tenere presente che fu quello stesso termine (flessibilità tattica) a portare al sorgere dei “fronti popolari” negli anni 30 (dopo il trionfo delle tesi di Dimitrov nel VII Congresso dell’Internazionale Comunista, nel 1935), una delle cui più riuscite espressioni ha avuto luogo in Cile.

C’erano, quindi, motivi per pensare che il PC (nel suo XXIV Congresso del 2010) iniziava una nuova tappa, superando definitivamente qualsiasi traccia di quella tesi difesa sotto la dittatura di Pinochet circa la “ribellione popolare delle masse”, e del suo carattere di opposizione durante i governi della Concertación (1990-2010), aprendosi alla possibilità di “un governo di nuovo tipo”, che è stato tradotto, in definitiva, nel governo della Nueva Mayoría, sotto la leadership di Michelle Bachelet, con i partiti della ex Concertación.

Questa tesi si capisce meglio se consideriamo le resistenze interne nel PC. Anche se il concetto di “centralismo democratico” (che è rimasto invariato nella sua politica interna fino al giorno d’oggi), impedisce al PC di riconoscere l’esistenza di tendenze interne, quel che è certo è che la politica e la direzione di Teillier è stata duramente contestata dall’interno del partito.

Un esempio di quanto sopra è il documento che allora (2010) raccoglieva le conclusioni della cellula “La Chimba”, del Regionale Nord, Comune di Recoleta, il cui “organico” – così si chiama nel documento – era Daniel Jadue (attuale sindaco di quel comune).

Critico verso la convocazione presentata dalla direzione all’insieme del partito – di fatto, si manifesta contrario all’approvazione –, segnala “errori fondamentali nella lettura dei reali interessi di classe, in gioco, al momento di stabilire la politica delle alleanze, poiché apre alla possibilità di alleanze tattiche con nemici dichiarati dei nostri interessi di classe e dei nostri alleati naturali e permanenti”, e pertanto chiama a rafforzare “l’unità della sinistra e l’altrettanto imprescindibile alternativa ai due blocchi dominanti”.

Si tratta di un esteso documento di 22 pagine, che ricorda come il PC avesse riconosciuto e favorito, nel Congresso precedente, gli avanzamenti delle forze di sinistra in America Latina e, in particolare, il sorgere del socialismo del XXI secolo, sostenendo che “si è stabilito come contesto per questa convergenza e come politica delle alleanze” – che è il tema che m’interessa mettere in risalto – “l’unità anti-neoliberista e l’unità della sinistra”.

Aggiungendo che “quattro anni sono passati da quando abbiamo dato tutte queste definizioni, e poco o molto poco di queste sono state ottenute”, permettendo che “detto momento si diluisse en una sorta di condiscendenza verso il governo di Bachelet” (2006-2010), “con il quale malgrado fossimo, formalmente, all’opposizione, abbiamo mantenuto irregolari relazioni e sono stati troppi i segnali, della nostra direzione politica, in appoggio a quello che era l’ultimo governo neoliberista della Concertación”.

Jadue denuncia frontalmente la direzione di Guillermo Teillier, sul piano internazionale, per aver trascurato certe solidarietà internazionali (“è stato quanto meno discutibile il relativo silenzio tenuto dal partito davanti alle bordate dei partiti della Concertación contro Cuba, Venezuela e le FARC, in particolare”), tutto ciò “con la preoccupazione di rendere agevole il cammino verso un’alleanza con la DC e con settori del PPD e del PS, che sono oggi neoliberisti, apertamente anticubani e contrari al processo bolivariano del Venezuela, e alla lotta per i diritti umani che le FARC portano avanti in Colombia”.

E aggiunge e continua.  Non è da meno l’affermazione che “rifiutiamo l’assenza di una politica militare”, che comprenda una visuale strategica di fronte alle diverse realtà del continente, o quella che “si deve abbandonare la politica non dichiarata di persecuzione e stigmatizzazione del dissenso” (una chiara critica diretta alla conduzione della direzione guidata da Guillermo Teillier, rispetto alla dissidenza interna), come pure la necessità di proporre “la strutturazione di una sinistra alternativa, unitaria, inclusiva, democratica e potente”, sulle basi di un accordo programmatico, cosa che presuppone “smarcarci chiaramente dalla Concertación”.

Non sarà la DC, o almeno questa DC, quella che ci affiancherà in questo cammino e non saranno gli attuali leader di quello che è stata la Concertación (…)” quelli che si uniranno a questo sforzo, avvisava l’edile del PC.  

Come se tutto quanto sopra detto non fosse sufficiente, i componenti della cellula La Chimba, guidati da Jadue, sperano “che nel prossimo periodo non ci si appropri e non si privatizzi il partito com’è successo negli ultimi quattro anni” (una critica frontale alla direzione del partito guidato da Teillier).

Il trionfo della tesi del “governo di nuovo tipo”, come espressione della “flessibilità tattica” del periodo in questione, nella prospettiva della “democrazia post-neoliberista”, difesa dalla direzione di Teillier, si impose sopra la tesi di Jadue, sostenitore dell’unità della sinistra anti-neoliberista (con l’esclusione dei partiti della ex Concertación).

Ebbene, è questa la definizione che è stata ribaltata nel più recente XXVI Congresso del PC, pur mantenendo la direzione di Teillier, però con il trionfo della tesi, già formulata all’inizio del decennio, da Daniel Jadue, divenuto ora il pre-candidato della sinistra anti-neoliberista guidata dal PC, nella forma di un’alleanza con la Federación Regionalista Verde Social, rappresentata dall’ex segretario nazionale del PDC, Jaime Mulet, e da quello che va restando – erano venti deputati, ora sono undici – del Frente Amplio.

Il punto di partenza dell’attuale svolta del partito è una revisione critica del governo della Nueva Mayoría e di Michelle Bachelet.

Quest’ultimo, malgrado abbia avuto (inizialmente) alcune idee e contenuti trasformatori, “ben presto, all’interno di quel governo, si imposero le posizioni neoliberiste più retrograde” (secondo le Risoluzioni del XXVI Congresso), che hanno avuto l’apice nel “travolgente trionfo di Sebastián Piñera” (nel linguaggio della Convocazione).

Approfondendo il tema, la Convocazione specifica che il Caso Caval “e l’arrivo al Palazzo de La Moneda del duo Burgos-Valdés, hanno fatto inclinare il rapporto di forza a favore dei settori più conservatori della coalizione, e il governo rinuncia al suo impulso riformista”.

E in aggiunta, la svolta della politica del PC ha importanti conseguenze nei seguenti aspetti:

 – Un chiaro distanziamento dalla socialdemocrazia: assimila “i settori socialdemocratici che hanno aderito all’amministrazione del neoliberismo” alle destre ed all’imperialismo (un video di quasi un’ora, a proposito dei 108 anni di vita del PC, prende le distanze da Patricio Aylwin, Ricardo Lagos, e dall’Accordo per la Pace Sociale e la Nuova Costituzione del 15 novembre del 2019);

 – Una critica frontale alla “transizione concordata”, la “democrazia concordata” e ai partiti della ex Concertación, a favore di una “rottura democratica” che deve lasciare alle spalle “il sistema della transizione e la politica dei consensi come asse di governabilità per sostenere e amministrare il neoliberismo” (Relazione di Guillier al Congresso del 4 dicembre del 2020);

 – Una svolta nella retorica – che era quasi scomparsa nei documenti del partito, a favore del concetto di “rivoluzione democratica”– del “rafforzamento della formazione marxista-leninista” (per quanto riguarda la politica dei quadri), rivendicando il senso “leninista del lavoro di massa” e una denuncia dei comportamenti personalisti che danno conto della “trasgressione delle norme leniniste”, e

 – La cosa più importante della nuova politica è la sfida strategica (è definita così) di “continuare a lavorare affinché la Convenzione Costituente diventi un’autentica Assemblea Costituente”.

Il PC nega alla Convenzione Costituzionale il carattere di una “autentica Assemblea Costituente”.  La Relazione di Teillier al XXVI Congresso (dicembre 2020, a un anno dall’approvazione della riforma costituzionale) è chiara come il sole nel senso di far appello “assediare con la mobilitazione di massa lo sviluppo della Convenzione Costituzionale”, oltre a dichiarare che “la lotta sociale sostenuta e la disobbedienza espressa nella protesta sociale ha dato i suoi frutti importanti e generato condizioni per una rottura democratica e costituzionale che imprime alla disputa politica il suo carattere emancipatore del popolo cileno”.

La sfida, dunque, a partire dall’esperienza della Nueva Mayoría, secondo la Convocazione e le Risoluzioni del XXVI Congresso, è provvedere al processo costituente in marcia, ciò di cui è stato carente il governo della Nueva Mayoría: un appoggio “dalla piazza (così si dice), sulla base della mobilitazione di massa.

In questa maniera, l’autoemarginazione dell’Accordo per la Pace Sociale e la Nuova Costituzione del 15 novembre, e il voto contro la riforma costituzionale del dicembre 2019 (che ha permesso il plebiscito del 25 di ottobre e che è la base dell’attuale processo costituente) sono perfettamente coerenti con la nuova politica definita nel XXVI Congresso.

Bisognerebbe vedere fino a che punto questa politica di mobilitazione di massa prende come modello il processo di approvazione della Nuova Costituzione dello Stato Plurinazionale di Bolivia (2007-2009), quello che c’è stato durante la leadership del MAS, sulla base della mobilitazione di massa.

Il trionfo delle tesi dell’“organico” Daniel Jadue (le Risoluzioni del XXVI Congresso vi dedicano un paragrafo completo, con nome e cognome), divenuto ora pre-candidato presidenziale del PC, sulla tesi della “unità anti-neoliberista e l’unità della sinistra” (nel linguaggio di Jadue e della cellula “La Chimba”, nel XXIV Congresso del 2010), finisce per imporsi in un partito che ha fatto una svolta politica dal “governo di nuovo tipo”, rappresentato nella Nueva Mayoría, a una “rottura democratica e costituzionale”, destinata a trasformare la Convenzione Costituzionale in una autentica Assemblea Costituente, attraverso la mobilitazione delle masse.

https://www.elmostrador.cl/noticias/opinion/2020/12/25/la-influencia-de-jadue-en-el-giro-politico-del-partido-comunista/

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