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Stati uniti. L’Fbi lancia l’allarme, “proteste armate in 50 Stati”

A partire da questa settimana, e per tutto il giorno dell’inaugurazione, sono in programma proteste armate in tutte le 50 capitali dello Stato e nel Campidoglio degli Stati Uniti”.

Recita così un bollettino interno dell’Fbi e divulgato da Abc News, emittente televisiva statunitense, informazione divulgata anche dalla Cnn.

L’Epifania negli Stati uniti ha portato ben pochi dolci e un carico di carbone dalla portata storica per l’impero d’oltreoceano, palesando una crisi di gestione del proprio corpo sociale inedita per l’establishment a stelle e strisce.

La narrazione sulle frodi elettorali imbastita pedissequamente da Trump ben prima della tornata elettorale ha fatto breccia nell’elettorato repubblicano più estremista, portandolo da tutto il paese prima in piazza al Campidoglio nel giorno della ratifica della vittoria dell’avversario (o forse dovremmo scrivere nemico) Joe Biden, e poi a invadere le sacre stanze della “democrazia amerikana”.

Sulla scia di questa possibilità divenuta realtà, e in vista del giuramento di Biden alla Casa Bianca previsto per il prossimo 20 gennaio, l’Fbi lancia l’allarme di gruppi armati che si starebbero organizzando lungo tutto il territorio nazionale.

Le fonti statunitensi riportano di “informazioni su un gruppo che chiede di prendere d’assalto i tribunali statali, locali e federali e gli edifici amministrativi nel caso in cui il presidente Donald Trump venga rimosso dal suo incarico prima del Giorno dell’Inaugurazione”, o di “un gruppo armato identificato che intende recarsi a Washington il 16 gennaio se il Congresso cercherà di rimuovere il POTUS attraverso il 25° Emendamento”, dando vita in caso a “un’enorme rivolta”.

I democratici infatti stanno facendo pressione affinché il Vicepresidente Mike Pence, ex fedelissimo di Trump che però ha mollato la nave nell’attacco alle istituzioni appoggiato da “The Donald”, invochi quel 25° emendamento che dichiarerebbe Trump incapace di svolgere le sue funzioni presidenziali e insedierebbe lo stesso Pence come Presidente ad interim fino al giuramento di Biden.

Un rebus politico-sociale di difficile soluzione, e con risvolti che a questo punto sono difficilmente immaginabili per tutti, visto come l’inizio dell’anno.

Di certo c’è che le strade nordamericane sono in fermento, specialmente quelle delle degli Stati del sud di cui Trump si è fatto leader forse inaspettato considerato il suo curriculum di miliardario newyorkese, ma che ora promettono di dare seguito al trumpismo ben oltre la presenza sulla scena politica del loro “mentore”.

Trumpismo che porta in dote una visione di mondo piena di individualismo, odio razziale e ripristino dei buoni vecchi valori amerikani. E, se necessario, armi.

Quest’ultima è una conseguenza inusuale per il nostro Vecchio continente, la cui vendita delle armi è strettamente controllata (o così dovrebbe) dall’autorità statale.

Ma negli Stati uniti le lobby delle armi sono una potenza interna a tutti gli effetti, e la pressoché libera vendita dei loro “prodotti” nel bel mezzo di una crisi di egemonia sono una variabile da tenere in considerazione nella gestione delle dinamiche sociali.

Questo non vuol dire che gli States abbiano abbandonato il binomio “monopolio della violenza” in un “dato territorio” con cui il sociologo Max Weber definiva l’autorità statale, e l’armamento anche solo della Guardia nazionale ne è la conferma. Semmai la partita si gioca sulla quantità e sulla qualità, non sull’esclusività delle dotazioni.

Tuttavia, sapere che chiunque in strada possa legalmente avere un’arma, nel passaggio storico attuale non dev’essere una bella sensazione per la classe politica sotto accusa dal pezzo più reazionario della destra del paese.

Non è un caso infatti che ulteriori misure di protezione speciale sono previste attorno al futuro Presidente Joe Biden, alla sua vice Kamala Harris, e all’attuale presidente Dem della Camera Nancy Pelosi.

La difesa di così tanti obiettivi richiederà una mobilitazione eccezionale, senza precedenti. Già oggi è stato deciso di schierare un dispositivo di 15.000 uomini della Guardia nazionale a difesa della capitale. Intanto nella stessa Washington si allarga lo scandalo delle collusioni fra polizia e manifestanti”.

Abc News chiude così l’articolo in cui annuncia le manovre trapelate dall’Fbi. Una situazione tutt’altro che sotto controllo.

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