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Dove devono andare i palestinesi per denunciare i crimini di guerra di Israele?

Il governo di estrema destra israeliano di Netanyahu, ha giurato guerra contro la procuratrice della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda, perché ha aperto un’indagine su possibili crimini commessi da Israele contro i palestinesi.

Il sostegno di Kamala Harris, vice presidente americano, non è mancato fin dalla prima telefonata con il capo governo israeliano, riconfermando “la partnership sulle questioni di sicurezza regionale, compreso il programma nucleare iraniano”, oltre l’appoggio agli accordi di normalizzazione fra Israele e paesi arabi, ha espresso anche una netta opposizione al procedimento avviato dalla Corte Penale Internazionale. Anche il segretario di Stato Tony Blinken ha deplorato l’indagine della Cpi. Blinken ha sostenuto che la Corte dell’Aia «non ha giurisdizione in materia perché Israele non ne fa parte, inoltre i palestinesi non hanno uno Stato sovrano e non possono essere un membro della Cpi» sic.

La domanda che imbarazza i portavoce, americani, ma anche di varie cancellerie europee, è la seguente: ma dove devono andare i palestinesi per denunciare i crimini di Israele?

Questa domanda ha messo in imbarazzo tutti i funzionari dei governi dei paesi che si oppongono alla giurisdizione della Corte Penale internazionale in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Il che significa che è imbarazzante non solo per questi portavoce negli Stati Uniti, ma anche per i portavoce del governo tedesco e il suo ministero degli Esteri alla conferenza stampa settimanale, così come per i governi dei paesi che sostengono Israele e la sua politica di terrorismo.

La mia domanda è: cosa fanno “alcune” associazioni di persone nei paesi dove vige lo stato di Diritto, per esercitare più pressioni mediatiche e popolari su quelli che si imbarazzano davanti a una “semplice” domanda di un giornalista? D’altra parte anche le reazioni israeliane contro la decisione della corte penale internazionale sembrano peggiorare la situazione.

Perché l’entità sionista israeliana ha paura delle indagini, se è innocente??!! E perché si permette di mettere in dubbio l’integrità delle sentenze della CPI?

La risposta è: chi ha commesso dei crimini ha sempre paura, delle indagini, dei processi e delle sentenze, almeno chi ha il minimo di coscienza…., ma forse nel caso d’Israele, quella non è mai esistita.

Secondo fonti israeliane, il governo d’Israele non coopererà in alcun modo con l’indagine, anzi avrebbe rivolto gravi ammonimenti all’Autorità nazionale palestinese minacciando sanzioni, (come se non le facessero tutti i giorni…) anche contro il suo presidente Abu Mazen, se collaborerà con la procuratrice Fatou Bensouda! Da parte sua l’Autorità nazionale palestinese, non ha fatto nessun passo indietro, sostenuta e appoggiata da tutto l’arcobaleno politico e popolare palestinese.

Ora la palla è nel campo della comunità internazionale che deve mostrare la sua capacità di continuare a sostenere la CPI, in difesa del diritto internazionale.

Finché i criminali sono impuniti, il crimine continuerà.

 

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1 Commento


  • Gisella

    Perché non parte una petizione lanciata da organizzazioni (come Avaast per esempio) per sostenere l’operato della Corte Penale Internazionale?

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