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Black Out a impianto nucleare iraniano, Teheran accusa il Mossad

Il giorno immediatamente successivo all’inaugurazione delle nuove centrifughe avanzate per l’arricchimento dell’uranio, l’impianto nucleare di Natanz, in Iran, è stato colpito da un blackout elettrico.

Secondo il capo dell’Organizzazione dell’energia atomica iraniano, Ali Akbar Salehi, si è trattato di un “attacco terroristico” per il quale Teheran “si riserva il diritto di agire contro gli autori”. L’Iran ha accusato Israele e ha promesso “vendetta”.

Le autorità iraniane hanno comunicato di aver identificato la persona che ha interrotto il flusso di energia, che ha portato all’interruzione dell’elettricità nel sito. “La persona è stata identificata.

Sono state prese le misure necessarie per arrestare questa persona che ha causato l’interruzione dell’elettricità in uno dei padiglioni del sito di Natanz”, riporta il sito web Nournews, ma non vengono indicati dettagli sul presunto colpevole dell’attacco informatico. Il sito nucleare di Natanza, tra l’altro, è uno dei numerosi impianti iraniani monitorati dagli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

Il senso dell’attacco all’impianto nucleare iraniano non viene sottovalutato, soprattutto dopo che sono ricominciate le riunioni del Gruppo 5+2 (Jpcoa), che nel 2015 raggiunse l’accordo. Peter Stano, portavoce della Commissione europea ha dichiarato che: “Respingiamo ogni tentativo di distruggere gli sforzi diplomatici per il dialogo sul nucleare iraniano“, ed ha sottolineato come “Bisogna chiarire subito tutte le circostanze di questo incidente“, precisando che “non vi è alternativa alla via diplomatica per risolvere tutti i problemi concernenti il nucleare in Iran“.

Proprio nei giorni scorsi. per la prima volta dopo anni, a Vienna ci sono stati dei colloqui indiretti tra Usa e Iran in occasione della riunione della commissione congiunta del Jcpoa, l’accordo internazionale sul nucleare firmato nel 2015. Il tentativo è quello di provare a salvare l’intesa dopo il ritiro unilaterale Usa nel 2018 da parte dell’amministrazione Trump e il seguente disimpegno di Teheran dalle clausole del trattato.

La nuova amministrazione Usa di Biden si è detta disponibile a rientrare nell’accordo del 2015, ma ha chiesto all’Iran di tornare alla situazione precedente nel suo programma nucleare., mentre l’Iran pretende prima la revoca di tutte le sanzioni Usa.

Intanto però il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, è arrivato domenica in Israele per una visita di due giorni, la prima a Gerusalemme di un alto esponente dell’amministrazione Biden.

Secondo gli osservatori, Washington sta cercando di rassicurare Israele sulle questioni di sicurezza regionale nel momento in cui riavvia colloqui (finora indiretti e ancora senza risultati) per il rientro degli Stati Uniti nell’accordo del 2015 sul nucleare iraniano.

Incontrando il ministro della difesa israeliano Benny Gantz, Austin ha detto che gli Stati Uniti rimangono impegnati per la sicurezza di Israele e che collaboreranno con le Forze di Difesa israeliane per garantire il vantaggio militare qualitativo d’Israele in Medio Oriente.

Fonti dell’intelligence occidentale citate dal New York Times, hanno confermato che quello contro il sito iraniano di Natanz è stato un cyber-attacco, ritenuto con molta probabilità opera del Mossad israeliano, che ha causato “gravi danni al cuore del programma di arricchimento” dell’uranio iraniano, poche ore dopo che sono state inaugurate le centrifughe insieme a una nuova parte della struttura, già colpita l’estate scorsa da un’esplosione sospetta.

Allora le autorità avevano parlato di “sabotaggio” da parte di terroristi senza però rivelare i risultati delle indagini. L’attacco potrebbe ritardare di nove mesi l’attività di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran. “La lotta contro l’Iran, le sue metastasi e il suo armamentario è un grosso compito, la situazione odierna non sarà necessariamente quella di domani“, è stato il commento di Netanyahu.

Fonti israeliane come il Jerusalem Post parlano di “incidente”, ma ricordano come in passato l’impianto di Natanz sia stato già preso di mira da cyber attacchi israeliani e statunitensi, ad esempio con il virus Stuxnet che nel 2010 mise fuori uso oltre mille centrifughe.

Lo scorso luglio l’impianto Natanz aveva subito una misteriosa esplosione che le autorità iraniane hanno descritto come un sabotaggio. Le “operazioni delle Forze di Difesa israeliane in Medio Oriente sono davanti agli occhi dei nostri nemici”, ha detto domenica il capo di stato maggiore israeliano Aviv Kochavi in quella che è sembrata un’allusione all’ultimo “incidente” a Natanz.

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