Lo scorso 14 aprile, 120 giornalisti marocchini hanno firmato un appello congiunto per richiedere il rilascio immediato dei due loro colleghi, Omar Radi e Souleiman Raissouni, i quali hanno intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni della loro detenzione in attesa di processo.
Omar e Souleiman, entrambi giornalisti indipendenti, sono da tempo vittime di persecuzioni giudiziarie da parte del regime marocchino, che vede molto male la libertà di stampa e d’espressione, soprattutto quella critica del suo operato, sia in termini di affari economici che di repressione dei diritti sociali e politici.
Da qualche anno ormai, la giustizia al servizio della monarchia sta facendo ricorso ad accuse – spesso infondate – di aggressione o molestie sessuali, con l’obiettivo non solo di incriminare e procedere ad un arresto immediato i “presunti colpevoli”, ma soprattutto di manipolare l’opinione pubblica nazionale ed internazionale e quindi attenuare le mobilitazioni di solidarietà.
Sia Omar che Souleiman sono stati sottoposti ad una detenzione preventiva, a seguito di arresti arbitrari in assenza di prove concrete, e da quasi un anno sono in attesa di comparire di fronte al giudice, mentre le autorità giudiziarie rigettano ripetutamente qualsiasi domanda di liberazione provvisoria che consentirebbe loro di seguire le procedure giudiziarie in contatto diretto con i loro avvocati.
Il processo di Souleiman Raissouni, arrestato nel maggio 2020, doveva iniziare il 9 febbraio ma è stato rinviato due volte e la prossima udienza è prevista per il 15 aprile. Il processo di Omar Radi, detenuto da luglio dell’anno scorso, è stato aggiornato al 27 aprile, dopo una breve udienza ad inizio aprile.
Tuttavia, esistono seri e concreti dubbi sulla possibilità che Omar e Souleiman ricevano un processo equo nei loro confronti, nonostante da anni attivisti della società civile e militanti politici si impegnino per creare le condizioni di una svolta nei diritti umani in Marocco e per far rispettare il diritto di giornalisti e cittadini di esprimere liberamente e pubblicare sui social informazioni ed idee.
L’attività di inchiesta militante di Omar Radi e le influenti critiche politiche di Souleiman Raissouni sono ovviamente “scomode” per il regime marocchino che prosegue la sua torsione autoritaria mentre continua ad intrattenere proficue relazioni economiche e commerciali con i paesi dell’Unione Europea, nel silenzio generale delle istituzioni europee a riprova del fatto che esiste una sorta di “geometria variabile” anche in materia di tutela dei diritti politici e sociali.
La Redazione di Contropiano.org esprime la piena e massima solidarietà nei confronti di Omar Radi e Souleiman Raissouni, affinché possano riconquistare al più presto la loro libertà, e di tutti/e i/le giornalisti/e che lottano ogni giorno con determinazione militante per la verità e la giustizia sociale.
*****
Soulaiman Raïssouni e Omar Radi, due giornalisti indipendenti, sono attualmente in detenzione preventiva e in sciopero della fame in Marocco. Sono il bersaglio di procedimenti giudiziari arbitrari e abusivi, privati della loro libertà, in isolamento e recentemente in sciopero della fame.
Soulaiman Raïssouni, editorialista e capo redattore del quotidiano Akhbar Al Yaoum, uno degli ultimi bastioni della stampa libera in Marocco, che è recentemente fallito, è dietro le sbarre dal 22 maggio 2020. Omar Radi, giornalista d’inchiesta noto per la sua penna critica delle disuguaglianze, della corruzione e delle violazioni dei diritti umani in Marocco, è detenuto dal 29 luglio 2020, dopo mesi di vessazioni giudiziarie e securitarie.
Ad entrambi è stata negata ogni richiesta di rilascio in attesa del processo, le loro udienze sono state ripetutamente rinviate e sono tenuti in isolamento.
Le autorità marocchine hanno accusato i giornalisti di una moltitudine di reati, che vanno dai reati sessuali alla minaccia alla sicurezza dello Stato. Soulaiman Raïssouni è perseguito per “aggressione indecente con violenza e sequestro” su un uomo nel 2018, dopo un post anonimo su Facebook.
Omar Radi, nel frattempo, è accusato di spionaggio e di minare la sicurezza dello stato a causa del suo lavoro di giornalista e delle ricerche che ha condotto per le ONG internazionali, oltre che di stupro e aggressione sessuale.
Queste accuse devono essere indagate a fondo per determinare eventuali abusi e l’identità dei responsabili. Solo che le garanzie effettive di un processo equo per questi due giornalisti mancano crudelmente. Soulaiman Raïssouni è stato arrestato ancora prima che fosse presentata una denuncia contro di lui.
Imad Stitou, il principale testimone della difesa di Omar Radi per l’accusa di stupro, è stato lui stesso accusato dal giudice istruttore, anche se la denunciante non lo aveva nominato. Queste accuse fanno parte di una tendenza alla strumentalizzazione dei reati sessuali per sopprimere la libertà di stampa in Marocco e per attenuare la solidarietà internazionale con i giornalisti presi di mira.
L’arresto di Soulaiman Raïssouni si inscrive in una dinamica di accanimento contro il suo giornale Akhbar Al Yaoum. Infatti, Taoufik Bouachrine, direttore del quotidiano, è già in carcere dal 2018 dopo un processo per “violenza sessuale” e una condanna a 15 anni di prigione.
Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha chiesto il suo rilascio dal 2018, ritenendo arbitraria la detenzione del giornalista, data la quantità di irregolarità nel suo processo, che arriva sulla scia di persecuzioni giudiziarie a cui è stato già sottoposto per i suoi scritti.
Nell’agosto 2019, è stata la volta di Hajar Raïssouni, anche lei giornalista di Akhbar Al Yaoum e nipote di Soulaiman, ad essere arrestata. È stata condannata a un anno di prigione per aborto illegale e rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, ma è stata infine graziata dopo sei settimane di detenzione in seguito a una grande mobilitazione nazionale e internazionale.
Secondo la giornalista, gli interrogatori ruotavano intorno a suo zio Soulaiman, così come la copertura mediatica che aveva dato al movimento di protesta del Rif, l’Hirak. I leader dell’Hirak stanno anche scontando condanne fino a 20 anni di prigione, in seguito a processi ingiusti e segnati da forti sospetti di tortura.
Denunciando le condizioni della sua detenzione e del suo giudizio, Soulaiman Raïssouni ha iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato l’8 aprile per protestare contro i ripetuti rinvii del suo processo. Il giorno dopo, in seguito a una perquisizione della sua cella durante la quale le autorità carcerarie gli hanno confiscato il cibo e gli effetti personali, ha anche fatto uno sciopero della sete.
Di fronte a questa ennesima umiliazione, ha anche deciso di boicottare le visite e le telefonate. Omar Radi si è unito a lui nello sciopero della fame il 9 aprile. Soulaiman ha interrotto il suo sciopero della sete sette giorni dopo che i suoi effetti personali gli sono stati restituiti.
Oggi, Omar Radi e Sulaiman Raissouni intraprendono questi scioperi a rischio della loro vita, soprattutto perché entrambi soffrono di malattie croniche che richiedono regolari cure mediche. Questi scioperi sono l’unico mezzo di espressione e di difesa che è rimasto loro di fronte a procedimenti legali abusivi e ingiusti.
Noi, firmatari di questo appello, uniamo le nostre voci a quelle di Soulaiman Raïssouni e Omar Radi e chiediamo:
– il ritiro di tutte le accuse infondate;
– la garanzia effettiva del loro diritto a un processo equo;
– la sospensione della loro detenzione preventiva e la loro liberazione immediata;
– finché rimangono detenuti, l’interruzione del loro isolamento, permettendo loro di incontrarsi tra di loro e con gli altri prigionieri durante l’ora d’aria;
– il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici e di coscienza perseguiti e/o condannati dal regime marocchino.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa