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Israele attacca Gaza ma non è ancora invasione da terra

Nella notte l’esercito di Israele, dopo decine di raid dell’aviazione, ha cominciato ad bombardare anche da terra la Striscia di Gaza, da decenni diventata un carcere a cielo aperto per quasi due milioni di Palestinesi. Qui di seguito una prima sintesi delle notizie dal fronte fornite da varie agenzie. A seguire la dichiarazione ufficiale rilasciata ieri sera dall’Ambasciata dello Stato di Palestina a Roma.

A breve seguiranno aggiornamenti della redazione.

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La guerra tra Israele e Hamas è entrata in una nuova fase con l’offensiva lanciata nella notte dalle forze aeree e terrestri dello Stato contro l’enclave palestinese. Non un’invasione, come ha precisato l’esercito dopo “un errore di comunicazione” sull’ingresso di truppe nella Striscia di Gaza, ma intensi bombardamenti dell’artiglieria e dei caccia a cui il movimento islamico ha risposto con il lancio di oltre 50 razzi verso le città costiere di Ashdod e Ashkelon e vicino all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.

Il Times of Israel ha provato a spiegare la clamorosa gaffe dell’esercito israeliano, che la notte scorsa attraverso un suo portavoce ha prima annunciato l’avvio delle operazioni di terra a Gaza e dopo un paio d’ore ha precisato che invece le truppe non erano mai entrate nella Striscia, adducendo “un problema interno di comunicazione”.

“Le forze di difesa israeliane – scrive il giornale sul suo sito web – sembrano aver indotto erroneamente i media stranieri a credere che l’esercito avesse lanciato un’invasione di terra nella Striscia durante il suo massiccio bombardamento del nord di Gaza. Nella sua dichiarazione iniziale in inglese, l’esercito ha espresso in modo ambiguo dove si trovavano le sue forze di terra durante l’attacco, dicendo che ‘le truppe aeree e di terra dell’IDF stanno attualmente attaccando nella Striscia di Gaza’. Quando è stato chiesto di chiarire la questione, ovvero se ci fosse stata un’invasione di terra, il portavoce dell’IDF Jonathan Conricus ha risposto: ‘Sì. Come è scritto nella dichiarazione. In effetti, le forze di terra stanno attaccando a Gaza. Questo vuol dire che sono nella Striscia’”.

Le Brigate al Qassam, braccio militare di Hamas, hanno invitato i palestinesi della Cisgiordania ad unirsi alla lotta contro Israele. “Andate avanti, combattete il nemico in ogni campo”, ha riferito il portavoce del gruppo armato Abu Obeida in un comunicato. “Ciò che distingue questa battaglia è la solidarietà del nostro popolo ovunque si trovi, ciascuno secondo le circostanze sul campo”, ha aggiunto. Il portavoce ha inoltre minacciato di inasprire gli attacchi nei prossimi giorni, nel caso in cui Israele superi “la linea rossa”. “Colpire Tel Aviv, Dimona e Gerusalemme sarà facile come bere un bicchier d’acqua”, conclude la dichiarazione.

Alcuni missili sono stati lanciati anche dal Libano verso il territorio israeliano. Al momento una iniziativa simbolica più che una possibile apertura di un secondo fronte. Le Forze armate libanesi – riferisce la tv Mtv Lebanon citando fonti militari – hanno arrestato i responsabili del lancio di tre razzi nelle scorse ore verso il nord d’Israele. I razzi non hanno causato danni e sarebbero stati fatti partire dal campo palestinese di Rashidieh (Tiro) e quindi i responsabili sarebbero state le organizzazioni palestinesi e non il partito sciita libanese Hezbollah come era stato ipotizzato inizialmente.

Ancora rinviata la riunione all’Onu. Usa isolati

La diplomazia, intanto, stenta a far sentire la sua voce. Per domenica pomeriggio è stata convocata una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in videoconferenza, la riunione si sarebbe dovuta tenere oggi, come richiesto da Tunisia, Norvegia e Cina. Ma gli Stati Uniti si sono opposti a questa data chiedendo uno slittamento alla prossima settimana “per dare tempo alla diplomazia”.

Washington appare in una posizione di imbarazzo, stretta fra l’appoggio all’alleato israeliano e la necessità di mantenere una posizione equilibrata per evitare l’isolamento. Infatti al Consiglio di Sicurezza è stata presentata una bozza di risoluzione firmata da 14 dei 15 membri e non sostenuta solo dagli USA.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha espresso “profonda preoccupazione per la violenza nelle strade di Israele“. “Riteniamo che israeliani e palestinesi abbiano diritto in eguale misura a libertà, sicurezza, dignità e prosperità“, ha aggiunto il capo della diplomazia Usa.

Il presidente statunitense Biden ha avuto una conversazione con Netanyahu e ha fatto sapere che intende sentire i leader della regione. Dopo aver ribadito “l’incrollabile sostegno” per il “diritto di Israele all’autodifesa“, Biden ha espresso la speranza che questa escalation “possa fermarsi quanto prima“. Da alcune fonti è emerso però che Biden avrebbe anche chiesto a Netanyahu di fermare nuovi insediamenti coloniali in Cisgiordania e a Gerusalemme.

Situazione a Gaza e negli altri Territori Palestinesi

Sul terreno, però, i combattimenti dopo cinque giorni sembrano intensificarsi con il numero di morti palestinesi che ha superato i 100 (tra cui 27 minorenni) con 580 feriti. Un’intera famiglia, compresi quattro bambini e la madre incinta, è rimasta uccisa in un bombardamento israeliano nella zona di Sheikh Zayed, nel nord di Gaza, che ha provocato almeno 11 morti e 50 feriti, secondo quanto ricostruito dall’agenzia palestinese Wafa.

Sette finora le vittime israeliane degli oltre 1.600  razzi lanciati da Gaza a cui si sono ultimamente aggiunti i droni esplosivi di tecnologia iraniana e i nuovi razzi Ayash250 che avrebbero una gittata di 250 chilometri.

C’è poi un fronte potenzialmente ancora più pericoloso per Israele: quello dei territori palestinesi annessi nel ’48. Finora ci sono stati 374 arresti per gli scontri che vedono contrapporsi militanti di estrema destra israeliani e giovani palestinesi di cittadinanza israeliana. Gli scontri proseguono in molte città con forte presenza araba come Lod, Acre e Haifa.

A Musmus, vicino Haifa, la polizia ha arrestato 12 persone per sassaiole e danneggiamenti. Due persone armate di coltello sono state arrestate a Tel Aviv e altri 13 arresti sono stati eseguiti a Beersheba.

A Bat Yam, vicono a Tel Aviv, è stato diffuso il video dell’aggressione di estremisti israeliani a un arabo che rimane per terra privo di sensi. Le sue condizioni sono gravi ma stabili, ha riferito l’ospedale Ichilov di Tel Aviv.

A Lod è stato dichiarato lo stato d’emergenza dopo gli attacchi a una sinagoga e a proprietà di ebrei e l’uccisione di un arabo.

Michele Giorgio in una corrispondenza riferisce che nelle strade delle città israeliane non ci sono solo i professionisti dell’odio razziale e religioso. In 25 località di Israele nella giornata di ieri arabi (palestinesi) ed ebrei hanno manifestato insieme contro l’occupazione e l’estrema destra

  * Fonti: Agi, Agenzia Nova, Nena News, Ansa

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Dichiarazione ufficiale Ambasciata di Palestina.

Stato di Palestina Ambasciata di Palestina

Roma – Italia

13 maggio 2021

Dalla parte della vittima, non del carnefice

Intristisce vedere diversi leader politici italiani mostrare la propria solidarietà a Israele senza spendere una parola sulla sue responsabilità per quello che sta accadendo in questi giorni in quell’area. Chiunque abbia letto i giornali nelle ultime settimane sa che la miccia è stata accesa dalla repressione israeliana durante le celebrazioni del Ramadan, dalla pulizia etnica che Tel Aviv porta avanti a Gerusalemme Est Occupata, e dal boicottaggio delle elezioni palestinesi, derivante dalla proibizione di far votare i cittadini di questa città, la legittima capitale dello Stato di Palestina, dove la violenza e le provocazioni delle forze di occupazione e dei coloni hanno raggiunto livelli mai visti, fino a profanare i luoghi sacri.

Per non parlare del silenzio davanti alle continue violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale accertate ripetutamente dall’ONU, e dell’inerte indifferenza di fronte all’occupazione e alle sue conseguenze: l’espandersi delle colonie illegali, la demolizioni delle case palestinesi, le detenzioni arbitrarie, le uccisioni ingiustificate, le condizioni di vita miserabili alle quali sono condannati i palestinesi, l’Apartheid, l’impossibilità di avere un proprio Stato. Insomma, ci saremmo aspettati di vedere questi leader in piazza per chiedere la fine dell’occupazione, non per sostenere un’occupazione illegale.

Manca poi qualsiasi apprezzamento per lo sforzo della leadership palestinese di resistere a tutto questo in modo pacifico. I palestinesi uccisi dagli ultimi bombardamenti israeliani su Gaza sono ad oggi 83. 17 erano bambini e 7 donne. I feriti 487. Si tratta di un’aggressione militare che traumatizza ulteriormente una popolazione già bersagliata, fatta di 2 milioni di persone che vivono da 14 anni sotto assedio, separati dal resto del mondo e vulnerabili alla macchina da guerra della potenza occupante, senza la protezione internazionale di cui hanno disperato bisogno e che il diritto internazionale umanitario conferisce loro. Appare evidente come non possa esserci alcuna giustificazione per simili attacchi indiscriminati contro una popolazione civile; eppure, nemmeno questo, per molti, merita un commento.

Resta il fatto che non ci sarà mai pace senza giustizia, e senza un deciso appoggio internazionale al popolo palestinese e alle sue legittime rivendicazioni. Se il sostegno internazionale non arriva, è comprensibile che un popolo oppresso provi ad esercitare il proprio diritto all’autodifesa. Ma la speranza è che questo aiuto arrivi. Per questo ringraziamo di cuore tutte le associazioni, i movimenti e le forze politiche italiane che, in controtendenza, hanno scelto di stare dalla parte giusta, mostrando a noi palestinesi, alle vittime anziché ai carnefici, una vicinanza davvero preziosa in un momento così drammatico.

Abeer Odeh

Ambasciatrice della Palestina in Italia

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