Ieri sera tre razzi sono stati lanciati anche dalla Siria verso Israele. Uno dei razzi è caduto sul lato siriano del confine, gli altri due si sono abbattuti nelle vicinanze del villaggio israeliano di Ramat Magshimim, nella parte del Golan occupato da Israele.
In Libano invece alcuni giovani con bandiere libanesi, palestinesi e di Hezbollah hanno cercato di penetrare in Israele al confine di Metulla, ma sono stati fatti oggetto di colpi sparati dai soldati israeliani. Uno di loro, Mohammad Tahan di 20 anni, è rimasto ferito e secondo fonti locali sarebbe successivamente deceduto. Il serata Hezbollah ha rivendicato che si trattava di un suo militante.
Anche in Giordania una folla di manifestanti si è radunata al confine per manifestare solidarietà con “i fratelli palestinesi” al grido ‘Con lo spirito e il sangue, ti riscatteremo, o Aqsa’“, in riferimento alla Moschea di Gerusalemme.
Ieri è stata anche una durissima giornata di scontri, in molte località della Cisgiordania, con lanci di ordigni incendiari verso le truppe israeliane da parte di migliaia di palestinesi. Fonti israeliane parlano di sei palestinesi uccisi mentre secondo l’agenzia palestinese Wafa, sono 10 i palestinesi uccisi negli scontri con le forze armate e coloni israeliani in Cisgiordania. Alcuni nei pressi di Nablus e un’altro a sud di Hebron.
Un giovane palestinese di 20 anni è stato ucciso a Gerico dai soldati israeliani mentre protestava contro i raid nella Striscia di Gaza. A Beita, un ragazzo di età imprecisata è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da “israeliani”.
Altre cinque persone sono state uccise rispettivamente nelle cittadine di Iskaka e Marda, nel governatorato di Salfit, nei pressi del villaggio di Urif, a sud di Nablus, nei dintorni di Ramallah e presso un posto di blocco militare a Dotan, vicino alla cittadina di Yabad, a sud di Jenin.
L’Egitto è tornato a chiedere un cessate il fuoco anche parziale per evacuare i feriti dalla Striscia di Gaza, ma finora senza successo. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, rinviato ieri, si riunirà nuovamente domenica. La prima riunione, chiesta da Tunisi, aveva visto gli Usa schierarsi contro l’adozione di una dichiarazione congiunta “in questa fase“.
Nel Congresso degli Stati Uniti è suonata forte e chiara la denuncia della deputata Alexandra Ocasio Cortez secondo cui “Gli Stati Uniti devono riconoscere il ruolo (di Israele) nell’ingiustizia e nella violazione dei diritti umani dei palestinesi. Questo non ha a che fare con due parti. Questo è uno squilibrio di potere”, ha dichiarato la Ocasio-Cortez, denunciando le provocazioni israeliane e le condizioni di avvilimento sociale dei palestinesi nei territori occupati. L’amministrazione Biden difende la legittimità della tutela territoriale e della risposta armata di Israele.
“Dobbiamo avere il coraggio di ammettere il nostro contributo – insiste Ocasio-Cortez – e alle volte non riesco a non chiedermi se il motivo per cui non lo facciamo, se abbiamo paura di opporci alla detenzione di bambini in Palestina, è perché non abbiamo il coraggio di confrontarci con la detenzione di bambini qui alla nostra frontiera”.
La deputata del Congresso ha contestato l’affermazione della Casa Bianca secondo cui Israele ha il diritto a difendersi.
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