L’aviazione israeliana ha deliberatamente bombardato e distrutto la torre Al Jalaa a Gaza city, un alto edificio dove hanno sede diversi media, fra cui Al Jazeera e l’agenzia stampa statunitense Associated Press.
Le forze israeliane avevano avvertito gli occupanti dell’edificio di sgomberarlo prima di bombardarlo. Per non farsi fraintendere avevano anche mandato come avvertimento con il sistema del ‘roof knocking’, un razzo contro il tetto dell’edificio.
Un portavoce dell’esercito israeliano, senza citare esplicitamente il caso, ha dichiarato che tutti gli edifici oggetto di bombardamenti erano “sedi operative di Hamas“.
Ma secondo alcuni reporter che operavano nel palazzo prima della sua distruzione, l’edificio – diversamente da quanto affermato dalle autorità israeliane – non veniva usato da Hamas per le sue operazioni e l’iniziativa israeliana rappresenta quindi un’intimidazione alla stampa attiva sullo scenario di guerra in corso.
Il direttore generale ad interim di Al Jazeera Media Network, Mostefa Souag, ha definito l’attacco come “barbaro” e ha detto che Israele dovrebbe essere ritenuto responsabile. “Lo scopo di questo crimine odioso è mettere a tacere i media e nascondere la carneficina e la sofferenza indicibili della gente di Gaza“, ha detto in una nota.
Il presidente dell’Associated Press, Gary Pruitt, ha definito il bombardamento del palazzo “uno sviluppo incredibilmente inquietante“, riferendo che una dozzina di giornalisti e liberi professionisti dell’AP erano stati nell’edificio ed erano stati evacuati in tempo. “Siamo scioccati e inorriditi dal fatto che l’esercito israeliano abbia preso di mira e distrutto l’edificio che ospita l’ufficio di AP e altre organizzazioni giornalistiche a Gaza“, ha detto in un comunicato.
Il bombardamento del palazzo dei media da parte israeliana è diventato fonte di serio imbarazzo per gli Stati Uniti. “La sicurezza dei media è una responsabilità essenziale”, afferma la Casa Bianca in una nota in cui commenta la distruzione dell’edificio della stampa a Gaza City, dove si trovava anche l’ufficio dell’Associated Press.
Occorre ammettere che Biden da giorni sta parlando un linguaggio diverso da quello consueto sulla contraddizione israelo-palestinese. Ma non appare certo fuori luogo rammentare agli Stati Uniti il loro deliberato bombardamento della sede della televisione di Belgrado nel 1999 durante l’aggressione alla Serbia. Sedici tra giornalisti e tecnici della televisione morirono sotto il bombardamento.
Da tempo oltre alla guerra sui media è in corso anche la guerra ai media, soprattutto se si trovano oltre le linee delle veline ufficiali. L’intimidazione israeliana ai mass media che riferiscono da Gaza e non – o non solo – da Tel Aviv, con questo bombardamento è fin troppo evidente.
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