Come Rete dei Comunisti abbiamo esposto in differenti città, il 5 maggio, un manifesto commemorativo a quarant’anni dalla morte di Bobby Sands, membro della Provisional IRA. Fu il primo martire durante il secondo sciopero della fame intrapreso dai prigionieri e dalle prigioniere irlandesi negli H-Block e ad Armargath nel 1981 (quello dell’autunno dell’anno precedente era stato incruento).
Tra maggio ed ottobre del 1981 furono dieci i prigionieri che sacrificarono la loro vita (4, compreso Bobby, solo nel mese di maggio) per l’affermazione della causa repubblicana e per vedere soddisfatte le cinque richieste concernenti il riconoscimento dello status di prigioniero politico, precedentemente concesso, ma poi revocato il primo marzo del 1976.
Proprio il primo marzo di cinque anni dopo inizierà lo sciopero della fame come forma di lotta estrema di fronte all’intransigenza britannica: sarà l’ennesima tappa di una lotta iniziata nel 1976 e fino ad allora caratterizzata per il rifiuto di indossare gli indumenti da “criminali comuni” forniti dall’amministrazione carceraria, e dal No-wash.
Questa battaglia terminerà ad inizio d’ottobre con il governo britannico costretto a cedere in parte alle richieste dei prigionieri ed aprirà una nuova fase i cui semi vennero gettati proprio durante quei durissimi mesi. Una fase che oltre le lotte di massa e l’azione armata vedrà il Sinn Fein guadagnare stabilmente sempre più consensi al Nord, e successivamente anche in Eire fino al vero e proprio terremoto politico dello scorso anno.
Un periodo durissimo per il movimento repubblicano, che dal marzo all’ottobre di quell’anno pagò un prezzo altissimo – 63 furono le vittime, dentro e fuori dal carcere – ma allo stesso tempo in cui maturò la necessità di lasciarsi alle spalle l’astensionismo politico praticato fino ad allora dallo Sinn Fein, candidando – e facendo eleggere con più di 30 mila voti – Bobby Sands nel parlamento britannico a Londra, e poi altri nove prigionieri (di cui due eletti) al Parlamento di Dublino.
Per dare un quadro dell’importanza di quella lotta, dei cambiamenti che portò nella strategia repubblicana, e quelli che sono gli sviluppi attuali del movimento repubblicano, domenica 16 maggio, abbiamo realizzato un’iniziativa pubblica con la partecipazione di Bik (Brendan) Mcfarlane, che divenne comandante dell’IRA in carcere con l’inizio dello sciopero della fame del marzo 1981, attualmente membro di rilievo dello Sinn Fein.
Questa intervista è la seconda parte dell’intervento di Bik durante l’iniziativa, in cui cerchiamo di capire anche come si inserisce la campagna lanciata dal Sinn Fein per la tenuta di un referendum sull’unificazione irlandese e la situazione venutasi a creare sull’Isola, dopo la disastrosa gestione della Brexit da parte del governo conservatore.
Buona lettura.
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Rete dei Comunisti – A quarant’anni dalla morte di Bobby Sands, la storia e le ragioni dei 10 hunger strikers della Provisional IRA e dell’INLA morti nel 1981 (ma in generale, quelle di tutti I 22 repubblicani morti a causa dello sciopero della fame dal 1917 al 1981) rappresentano, a livello internazionale, un’eredità collettiva di lotta e resistenza: vorremmo domandarti di fare un quadro della situazione irlandese del tempo, i principali obiettivi degli scioperanti e le relazioni con il movimento di massa che è continuato a svilupparsi fuori dalle carceri?
Bik – Uno degli aspetti cruciali all’inizio della protesta in prigione si giocava in realtà all’esterno della prigione, ossia lo sviluppo di una rete di supporto in termini di costruzione di un movimento di massa, che era assolutamente essenziale; e cominciò principalmente con i comitati di azione dei parenti, che erano fondamentalmente composti da membri delle famiglie come base di supporto politico.
Principalmente erano composti da mogli, madri, sorelle, fratelli. Membri della famiglia e soprattutto donne e ragazze che erano coinvolte in questo comitato di azione dei parenti per il supporto ai prigionieri nei “blocchi H” e per il sostegno alle prigioniere di Armagh, anche loro in lotta per il riconoscimento dello status di prigionieri politici.
Ciò che accadde fu – sì – fu in grado di generare sostegno con raduni e dimostrazioni e contattando celebrità, politici e persone in posizioni di responsabilità, attirando l’attenzione sugli orrori degli H-Blocks e sullo svolgrsi della protesta.
Questo si sviluppò fino al 1979, quando la protesta ebbe bisogno di quel sostegno e fu l’inizio del Comitato H-block Armagh (composto ancora una volta da membri della famiglie), ma certamente ha portato un sacco di figure politiche in quel periodo per aiutare a galvanizzare quel sostegno ed espandere quel supporto, e per aumentare il più possibile la base di aiuto, in modo essere in grado di mobilitare la gente nelle strade non solo a livello nazionale, ma a livello internazionale.
Cioè, di attirare quel sostegno in termini in tutta l’Europa e l’America, e in altri luoghi ancora, per aiutare a dare quel messaggio agli inglesi: che i prigionieri non erano isolati, non erano soli, avevano questo movimento di massa che si stava sviluppando e in termini di sostegno, obiezione e totale opposizione alla politica britannica di criminalizzazione.
L’intero aspetto dell’anti H-Block Armagh erano cinque le richieste di base individuate, come l’indossare i propri vestiti, l’associazione con gli altri prigionieri, il non lavorare in prigione, le visite e i pacchi che dovevano essere garantiti. Obbiettivi che la gente normalmente direbbe essere “richieste umane”, e non erano inserite in un contesto politico di massa, ma venivano avanzati lì per consentire una possibilità di manovra agli inglesi, se avessero voluto uscire da questo periodo di protesta. Ma ovviamente scelsero di non farlo.
Questo è un fattore chiave in termini di sostegno e di spinta durante la prima parte del secondo sciopero della fame. Stavamo cercando vari modi per evidenziare la questione e suppongo che in un certo senso, in un modo bizzarro, ci si sia presentata un’opportunità e ancora una volta è stata una sfortunata serie di eventi, in cui un parlamentare nazionalista di Fermanagh & South Tyrone a Westminster, Frank Maguire – un grandissimo sostenitore dei prigionieri, che aveva fatto una campagna per conto dei prigionieri a sostegno delle cinque richieste e del ritorno dello status di prigionieri politici – morì improvvisamente e fu un duro colpo per noi, perché era una voce che avevamo nel tentativo di rendere il più ampio possibile il percorso per attirare l’attenzione sulla protesta…
Ma dopo la morte di Frank si sarebbero tenute delle elezioni suppletive per il seggio di Fermanagh & South Tyrone e naturalmente a quel tempo il Sinn Fein non era coinvolto nella politica elettorale, ma si è svolta una discussione sia dentro che fuori la prigione. Abbiamo discusso a lungo, è stato un dibattito difficile, ma stavamo cercando di usare ogni opportunità disponibile per evidenziare la situazione dei prigionieri, di noi stessi e degli hunger striker e abbiamo discusso che se avessimo avuto un hunger striker come candidato – cosa che legalmente si poteva fare, si poteva avere qualcuno in prigione che si candidasse alle elezioni – questo avrebbe, in un certo senso, sollevato la questione molto più di quanto avremmo potuto fare altrimenti.
Così ci fu un forte dibattito dentro e fuori la prigione per proporre Bobby Sands come candidato alle elezioni suppletive di Fermanagh e South Tyrone, che si sarebbero tenute ad aprile. E di nuovo una grossa discussione, ma era per dire che ne valeva sicuramente la pena…
Le insidie erano queste: laddove gli inglesi avevano sempre sostenuto che l’IRA non aveva nessun sostegno popolare, che i repubblicani non avevano nessun sostegno, e che il consenso alla causa repubblicana fosse l’0.1 per cento, c’era l’opportunità di eliminare quel mito o di sfidarlo.
La difficoltà era che se si perdeva il seggio, se non si vinceva, si correva il rischio che si potesse dire: “Ecco, l’hanno presentato come candidato e ha perso”. Questa era una sfida. Tuttavia, data la gravità della protesta e la natura politica altamente politica della protesta, fu deciso che avremmo candidato Bobby Sands e, come tutti nel mondo sanno, vinse le elezioni con più di 30.000 voti.
Il che fu un fatto assolutamente enorme e portò una dimensione internazionale alla lotta degli H-Blocks che non avremmo potuto realizzare in altri modi e che in un certo senso focalizzò l’attenzione su Maggie Thatcher: avrebbe permesso o no un rappresentante eletto nel parlamento britannico, legalmente costituito, morisse in sciopero della fame?
Purtroppo è successo, ma ha certamente aumentato la pressione, ha anche aumentato le richieste di intervento a livello nazionale e internazionale per porre fine allo sciopero della fame e per porre fine alle proteste in prigione.
Quindi ha anche creato un ambiente esterno su cui non ci eravamo concentrati come repubblicani, come IRA, e questo era un certo grado di supporto che poteva essere tradotto in sostegno elettorale capace di fornire una base politica per espandere e portare avanti la nostra politica.
Vorremmo chiederti, a proposito del ruolo che la rappresentanza politico-elettorale ha giocato in quel contesto e negli anni successivi: con l’hunger strike sembra che ci sia stato un cambiamento di fase allo scopo di rafforzare la lotta, posizionandosi anche su un livello politico-elettorale (con la candidatura di Bobby Sands, ecc.), sia per sviluppare la propaganda che per continuare la lotta ad un livello istituzionale. Cosa puoi dirci a riguardo?
Sapete, dal mio punto di vista, gli scioperi della fame e l’elezione di Bobby Sands sono stati uno spartiacque in termini di conflitto che ha fornito una base o un fondamento che ha permesso lo sviluppo della politica repubblicana, l’ha consolidata, migliorata.
Ha sviluppato la politica repubblicana ovunque ogni giorno dopo lo sciopero della fame. In particolare quell’elezione mostrò ai repubblicani all’esterno che c’era una strada da percorrere e che la gente era più che pronta ad andare alle urne e riporre la propria fiducia nei repubblicani come loro rappresentanti. Che eravamo un’alternativa a ciò che esisteva in questo paese, in particolare nel nord.
All’indomani ci fu una grande attenzione allo sviluppo di strutture politiche all’interno delle nostre comunità, alla costruzione di una base di supporto per ottenere persone integre che fossero repubblicane e si presentassero alle elezioni; e di trattare con le persone sulla base del fatto che non siamo qui per i soldi, ma per rappresentare le nostre comunità che sono state oppresse, abusate e discriminate per l’intera esistenza di questo Stato settario, quasi simile a uno Stato di apartheid.
Quest’anno sono passati 100 anni dall’inizio di questo Stato e della sua discriminazione, così i repubblicani hanno iniziato a essere coinvolti nello sviluppo delle comunità locali, nelle associazioni comunitarie, nelle associazioni politiche che sviluppavano il Sinn Fein come alternativa a ciò che esisteva come politica in questo paese.
La nostra decisione di essere coinvolti nello scontro elettorale, prima di tutto, non è stata una decisione facile da prendere, ma quando l’abbiamo fatto e ci siamo entrati, ci siamo resi conto delle difficoltà e della situazione molto difficile. Perché ci siamo resi conto non solo dei benefici che avremmo tratto dal mettere un’adeguata rappresentanza politica nelle aree locali, ma anche del fatto che i britannici ne erano ben consapevoli; e si sono mossi per cercare di impedircelo in ogni occasione.
Sapete che sul fronte politico la censura è stata introdotta durante l’intero processo per l’elezione dei nostri rappresentanti, sapete che difficilmente si poteva andare in televisione o alla radio senza essere censurati.
Ma il vero aspetto disastroso del tipo di campagna che hanno condotto contro di noi è stato che i nostri rappresentanti politici, molti dei rappresentanti politici che si erano fatti avanti, erano messi al centro dell’attenzione pubblica e sono stati presi di mira fisicamente e brutalmente da agenti britannici sotto copertura, in collusione con i lealisti. Una campagna di omicidi contro un gran numero di nostri rappresentanti politici e, come sapete, anche la gente del sud era stata presa di mira.
Quindi era una davvero molto difficile chiedere alle persone di farsi avanti perché, in un certo senso, avere una vita guidata dalla politica significa che devi essere in municipio, devi essere in parlamento, devi essere in certi luoghi in certi giorni, quindi tutta la tua vita è esposta, tutti sanno dove sarai e in quali momenti. Quindi un numero significativo dei nostri che erano coinvolti nello sviluppo di strutture politiche – non militari, ma politiche – e che rappresentavano le persone, sono state prese di mira e brutalmente assassinate dalla collusione britannica con le bande di assassini lealisti.
Tornando all’oggi, vorremmo chiederti di fornirci un quadro del voto e dei risultati in Eire dello scorso anno e come la riproposizione di un referendum per l’Unificazione (ribadita anche durante i festeggiamenti dell’Easter Rising del 1916) si inserisce in questo contesto?
In questo particolare periodo il nostro partito politico, il Sinn Fein, è il più grande partito dell’isola e rappresenta la gente del nord e del sud nel Parlamento, qui all’assemblea di Stormont, e nel Parlamento di Dublino a Leinster House.
Abbiamo una fantastica rappresentanza, con un buon numero di giovani che stanno arrivando, tutto questo è successo dopo il periodo dello sciopero della fame e l’impegno in politica con le comunità locali e presentando un’opposizione credibile a ciò che esiste (e con integrità) e siamo cresciuti enormemente negli anni dal periodo dello sciopero della fame. Come ho già detto, questo ci ha fornito il trampolino di lancio, suppongo, della base per il miglioramento e lo sviluppo della politica repubblicana.
Ci siamo rafforzati nel corso degli anni con una rappresentanza molto solida e abbiamo ampliato la nostra base di sostegno in tutta l’Irlanda, del nord e del sud, in termini di rappresentanti credibili e chiave in posizioni particolari all’interno delle diverse strutture politiche dell’isola, in termini di voti che sono aumentati l’anno scorso per le elezioni al Parlamento di Dublino.
Siamo cresciuti in modo massiccio e penso che un certo numero di persone siano state sorprese dalla quantità di candidati che abbiamo eletto, qualcuno anche con il doppio dei voti richiesti e suppongo – è sempre bene guardare con il senno di poi – che se avessimo messo altri quattro o cinque candidati in certe aree, li avremmo fatti eleggere in base ai numeri.
Questo ha dimostrato un grande allontanamento della gente da ciò che ha costituito la politica nel governo di Dublino e il regime dell’establishment del sud nel corso del secolo precedente, quando i due partiti principali laggiù erano praticamente uguali, impegnati in tutti i tipi di corruzione e cattiva gestione dell’economia, inchinandosi ai banchieri.
Il che ha provocato un caos assoluto in termini di economia del sud, dove l’Europa ha dovuto salvare il governo di Dublino – un certo numero di anni fa – per una cifra di miliardi, che ha messo il popolo irlandese in debito per le prossime due generazioni, almeno al fine di saldare il debito per il bailout che hanno avuto ora.
Questa è una totale e assoluta cattiva gestione in cui le persone in alto loco sono state accudite, i banchieri sono stati accuditi e i politici si sono accuditi da soli.
Ci siamo fatti avanti e abbiamo portato un messaggio di integrità e popolare e abbiamo goduto del sostegno di molte, molte, molte persone, in particolare di molti giovani che stanno arrivando e che non sono più soddisfatti di votare per partiti che non hanno fatto nulla di sostanziale per quanto riguarda la situazione della casa, l’istruzione, l’economia e che non hanno fatto nulla per loro, hanno scoperto che noi stiamo proponendo un messaggio che si occupa di questo.
Ora i media ora devono trattare con noi su questa base il governo e il governo di Dublino sta trovando difficile cercare di combattere il nostro movimento, la nostra espansione nel sud sotto il nostro leader del Sinn Fein, Mary Lou McDonald, e tutti gli altri TD che abbiamo avuto eletti in parlamento è stata assolutamente eccezionale.
Abbiamo persone integre, persone con sincere radici politiche, capaci e disposti a sfidare ciò che è stato posto come politica per i precedenti 100 anni, così sono siamo fiduciosi che possiamo con le prossime elezioni giù al sud, comunque, finire con l’avere Mary Lou McDonald come primo ministro, come Taoiseach.
Potremmo essere il primo partito dopo la prossima elezione e questo è ciò che spaventa il governo di Dublino. Faranno di tutto per ostacolare il nostro sviluppo, ma la spinta è stata assolutamente massiccia. Il messaggio sta circolando e la gente si sta muovendo da anni, e si sta muovendo per sostenere la nostra politica.
La gestione della Brexit da parte per ciò che concerne l’Irlanda è stata disastrosa. Come ha contribuito all’escalation di questa situazione nelle comunità lealiste e all’aumentata preoccupazione nella comunità cattolica sul confine tra l’Eire e le Sei Contee?
Per quanto riguarda la situazione attuale, la Brexit è stata un vero e proprio disastro per tutta l’isola; non solo al nord, ma anche al sud. La trovata del governo britannico di uscire dall’Europa non è stata altro che un disastro, ha creato molti problemi, ha creato difficoltà indicibili, anche all’interno dell’Inghilterra. Ma non credo che la gente si aspettasse un risultato così disastroso quando ha votato per uscire dall’Europa.
Per quanto riguarda la situazione qui al nord, con l’unionismo e il lealismo… Sapete, l’unionismo è solo conservatore, è generalmente molto di destra, alcuni sono di estrema destra. Gli unionisti hanno sempre fatto affidamento sull’Inghilterra e sul governo britannico per sostenere la loro esistenza qui, perché lo Stato è stato creato dagli inglesi, ed è stato sostenuto dalla Gran Bretagna per tutto il secolo scorso.
Quindi l’unionismo, invece di cercare di evolvere e sviluppare la politica con i loro vicini qui in Irlanda, invece di lavorare per un regime progressivo, è stato reazionario, conservatore e di destra, sempre aggrappato al sostegno del governo britannico in termini di sostegno politico e militare.
Ed è per questo che quando è arrivato il voto sulla Brexit, nel nord, qui, il voto è stato contro la Brexit su tutta la linea, Con l’eccezione dell’unionismo… L’unionismo si è allineato con Boris Johnson, con il governo britannico conservatore.
Quindi si sono sentiti come se avessero avuto quel po’ di margine di manovra un certo numero di anni fa, quando detenevano quello che sarebbe stato definito “l’equilibrio di potere” per situazione numerica nel parlamento britannico: si sentivano più grandi di quello che erano.
Sentivano di avere peso, sentivano di avere influenza ben oltre quello che in realtà si è rivelato. E che in un certo senso gli è stato anche detto da un certo numero di persone interne alla politica qui: “quando il gioco si farà duro, i britannici si prenderanno cura dei britannici e voi non rientrerete nei loro calcoli per far progredire le cose e vi venderanno in due secondi”. Ed è precisamente quello che è successo.
Quindi tutte le conseguenze della Brexit, con il protocollo, con il confine nel mare irlandese, con i legami commerciali, con i legami doganali, ecc… Tutto ha avuto un impatto massiccio su quest’isola; l’unionismo e il lealismo si sentono traditi da Boris Johnson e in effetti hanno perfettamente ragione: li ha traditi.
Non ha mantenuto gli accordi. Sia lui che il suo ministro degli esteri, e tutti gli altri, hanno detto all’unionismo che sarebbero rimasti saldamente al loro fianco per tutto questo periodo e non l’hanno fatto. Quindi si è arrivati alla fase in cui l’unionismo e il lealismo si sentono totalmente e assolutamente ‘buttati sotto un autobus’, come si dice qui, con gli inglesi che si fanno i fatti loro a Londra.
La difficoltà è che c’è stata una reazione da parte dell’unionismo e del lealismo, che reagisce in un modo che non prevede il venire a patti; non vogliono essere coinvolti e vanno per le strade, con rivolte e attacchi, di recente.
Il fatto è che la Brexit ha un impatto su tutti, qui; non solo sull’unionismo, ma sull’intera comunità allo stesso modo, esattamente allo stesso modo. In Europa, alcune persone hanno cercato di capire qual è la risposta al problema dell’Irlanda del nord e del sud e molti europei hanno chiaramente visto che il modo più semplice per risolvere l’intera questione della Brexit, il modo più pragmatico e sensato per la politica e l’economia sarebbe che l’Irlanda fosse trattata come una singola unità all’interno dell’Europa, con due distinte unità politiche e due distinte unità economiche.
Una dimensione politica per tutta l’Irlanda e un’economia per tutta l’Irlanda sono in assoluto il modo migliore per uscire dalla situazione attuale. Ma è più facile a dirsi che a farsi, e bisogna fare un lavoro molto duro.
Parte integrante di ciò che è stato sancito nell’Accordo del Venerdì Santo era che potesse avere luogo un referendum in termini di unità irlandese. Noi del Sinn Fein abbiamo spinto per quel referendum, riteniamo che questo sia il momento, non tra 10 o 20 anni. Riteniamo che sia il momento di offrire al popolo irlandese, qui, al popolo del nord, l’opportunità di dichiarare chiaramente dove risiedono i loro migliori interessi e crediamo che questi risiedano esattamente nella riunificazione del paese; dove si avrebbe un’unica unità politica, un’unica unità economica e si trarrebbe beneficio dal collegamento con l’Europa.
Il che non significa affatto che crediamo che tutto ciò che avviene all’interno del Parlamento europeo, delle strutture economiche europee, sia progettato per beneficiare il comune cittadino, il lavoratore. Siamo lì per sfidare questa situazione e possiamo farlo, ma riteniamo che saremmo in una posizione più forte se l’isola fosse uno stato unitario.
Quindi la Brexit è stata un disastro senza precedenti e continua ad esserlo, al punto che questa settimana il DUP, che è un partito conservatore di estrema destra, ha scaricato e licenziato il proprio leader in favore di qualcuno che ha un approccio più duro, all’interno di quel settore fondamentalista dell’unionismo vuole riportare indietro l’orologio, vuole invertire la situazione.
Noi stiamo dicendo che non si può permettere che questo accada, che gli aspetti e il contenuto dell’Accordo del Friday Agreement devono essere esclusi, devono essere portati avanti tutti gli aspetti.
Abbiamo chiesto continuamente al governo irlandese e al governo britannico di mettere in atto tutti gli aspetti del Good Friday Agreement, in particolare nel momento in cui ci stiamo concentrando sul referendum che dobbiamo tenere nel prossimo futuro.
Un’ultima domanda. Come pensi che la memoria di chi è morto attuando lo sciopero della fame sia connessa alle sfide attuali?
Qual è l’eredità degli scioperi della fame e suppongo che tutto ciò di cui vi ho parlato, dal periodo dell’hunger strike alla elezione di Bobby Sands, l’intervento e la politica elettorale, lo sviluppo della nostra politica nelle comunità, la rappresentanza diffusa, l’espansione della nostra base di sostegno e la politica della nostra base di supporto qui al nord…
Un sacco di altre questioni che hanno permesso lo sviluppo delle nostre comunità sono legate in particolare alla lingua irlandese. Bobby Sands, per esempio, era un promotore della lingua irlandese e aveva insegnato la lingua irlandese nelle prigioni; la gente prese quell’esempio e lo portò nelle strade.
Anche gli ex detenuti, una volta usciti di prigione, hanno iniziato a collaborare con le scuole di base. Ci sono state scuole qui fuori, piccole scuole che si sono sviluppate enormemente diffondendo la lingua irlandese. Abbiamo persino all’ordine del giorno un ‘Irish language act’ per un trattamento equo della nostra lingua nativa insieme a tutto il resto; quindi ha un ruolo enorme.
I bambini a partire dai due, tre, quattro anni di età vengono istruiti a partire da un livello medio fino al livello universitario (c’è un’università non troppo lontana da noi, un altro college universitario al primo livello). Quindi, lo sviluppo della politica e l’integrità delle persone che si fanno avanti, che hanno visto i sacrifici fatti dagli attivisti negli ultimi 40 anni, in termini di scioperi della fame e oltre, ne sono state influenzate.
Sapete che Bobby Sands ad un certo punto ha fatto una citazione: “la nostra vendetta saranno le risate dei nostri figli”. Ed è per questo che abbiamo molti giovani in arrivo e dobbiamo prestare attenzione alla loro educazione, alla loro integrità.
Abbiamo avuto momenti cruciali nella nostra storia, in particolare nell’ultimo secolo, dove si possono vedere alcuni grandi momenti che spiccano, come l’Easter Rising del 1916 a Dublino, il 1969 con le campagne per i diritti civili e ancora il 1981 con gli scioperi della fame.
Questi sono momenti che tutti riconoscono e a cui tutti fanno riferimento e l’eredità degli hunger strikers è proprio ciò che ci ha spinto lungo tutta la strada. E stiamo crescendo al punto che nel nord abbiamo Michelle O’Neill come nostro vice premier, con la possibilità di diventare primo ministro alle prossime elezioni, visto che siamo il più grande partito qui.
Nel sud, nel Parlamento di Dublino, abbiamo Mary Lou McDonald che è il presidente del nostro partito, ed è il leader dell’opposizione. Ed è anche il leader più popolare in questo paese; anche qui siamo potenzialmente sul punto di guidare il governo nel sud, dopo le prossime elezioni.
Continuiamo ad incoraggiare le persone ad essere coinvolte politicamente e guardiamo in particolare all’estero, a persone come voi in Italia che sono state nostre sostenitrici durante tutta la nostra lotta e che hanno giocato un ruolo importante nel portare il nostro messaggio e nel portare il messaggio dell’ingiustizia britannica in Irlanda, quello di libertà e uguaglianza in Irlanda a un pubblico più ampio.
Sono stato lì e ho parlato con le persone. Il lavoro che è stato fatto in Italia dalle persone che hanno sostenuto la riunificazione irlandese e la lotta per l’indipendenza qui è stato incommensurabile; siamo in debito con voi e vorrei solo concludere dicendo che apprezzo davvero, e grazie.
Spero che in un futuro non troppo lontano sarò in grado di venirvi a visitare, e che alcuni dei nostri rappresentanti abbiano la possibilità di venire a parlare con voi di persona.
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