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L’Unione Europea dice no al vertice con la Russia. Draghi cerchiobottista

I capi di Stato e di Governo della Ue, dopo quasi quattro ore di discussione al Consiglio Europeo, hanno respinto la proposta della cancelliera tedesca, Angela Merkel, e del presidente francese, Emmanuel Macron per un vertice con il presidente russo Putin.

“Non è stato possibile raggiungere un accordo oggi sulla possibilità di organizzare presto un summit” Ue-Russia a livello di leader, ha detto la Merkel al termine della prima giornata di vertice.
Nelle conclusioni adottate è stata rimosso l’invito a “valutare il dialogo con la Russia anche a livello di leader”. Così com’è stata cancellata, rispetto alle bozze che circolavano prima del vertice, l’apertura dell’Ue a collaborare con Mosca anche su spazio e antiterrorismo.
Il messaggio che i vertici della Ue trasmettono alla Russia è dei peggiori: “il Consiglio europeo sottolinea la necessità di una risposta ferma e coordinata da parte dell’Ue e dei suoi Stati membri a qualsiasi ulteriore attività maligna, illegale e distruttiva della Russia, avvalendosi appieno di tutti gli strumenti a disposizione dell’Ue e garantendo il coordinamento con i partner. A tal fine, il Consiglio europeo invita inoltre la Commissione e l’alto rappresentante a presentare opzioni per ulteriori misure restrittive, comprese sanzioni economiche”, hanno sottoscritto i leader europei.

Draghi, con il consueto modulo cerchiobottista nel suo intervento aveva sostenuto questa strategia di contrapposizione, dando però disponibilità alla proposta franco-tedesca.

Draghi ha posto l’attenzione sul tema dei diritti umani, ricordando alcuni sviluppi preoccupanti come il caso Navalny, ma allo stesso tempo, ha osservato come la Russia resti un interlocutore inevitabile vista la sua collocazione geografica e il suo peso sulla scena regionale e globale.

“La posizione europea deve rimanere unita e ferma nei confronti della Russia”, ha detto Draghi. C’è bisogno di cooperare dove possibile, ma mantenere estrema franchezza su temi come la violazione dei diritti, limitazioni delle libertà e le interferenze nel funzionamento delle istituzioni democratiche. Draghi ha chiesto di non tagliare tutti i canali di comunicazione con Mosca e ha dato la disponibilità italiana a sostenere la proposta franco-tedesca di revisione dei formati d’incontro con Mosca.
Diversa la linea della Francia. Secondo Macròn quello con la Russia “È un dialogo necessario per la stabilità del Continente europeo, ma un dialogo impegnativo perché non rinunciamo a nulla nei nostri valori o nei nostri interessi. Non possiamo rimanere in una logica meramente reattiva nei confronti della Russia”.

A mettersi di traverso, ovviamente, tutta la cordata degli Stati più reazionari dell’Europa dell’Est. “Per aprire un dialogo Ue con la Russia, serve che anche la Russia compia certi passi. Il dialogo è stato interrotto nel 2014 con l’annessione illegale della Crimea e gli scontri nel Donbass, questi problemi devono essere affrontati poi possiamo parlare con la Russia”, ha dichiarato il premier della Lettonia, Krisjanis Karins, al suo arrivo al vertice. “Il Cremlino capisce la politica della forza (1,9 milioni di abitanti e con un decimo del Pil della Lombardia, ndr) e non capisce concessioni gratuite come segno di forza”, ha aggiunto Karins che si è detto “molto preoccupato” dalla proposta franco-tedesca.

“E’ troppo presto (per un summit, ndr) perché finora non abbiamo visto un cambiamento radicale nel comportamento di Vladimir Putin”, ha affermato anche anche Gitanas Nauseda il presidente della Lituania (2,8 milioni di abitanti e con un sesto del Pil della Lombardia, ndr).

Ma su questa linea anche la cordata dei paesi nordici si è divisa. “Non mi dispiace se i presidenti Ue incontrano Putin ma personalmente non parteciperò a un incontro con lui”, ha sottolineato il premier olandese, Mark Rutte.

Insomma l’Unione Europea nel suo complesso ha scelto la strada della contrapposizione alla Russia e Draghi ha perso l’occasione per sintonizzare la linea dell’Italia con quella di Francia e Germania su un passaggio cruciale. Il meccanismo dell’unanimità nelle decisioni a livello europeo ha mostrato per l’ennesima volta la sua fallacia.

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