Durissime proteste sono esplose a Ramallah e in altre località della Cisgiordania per la morte, poco dopo l’arresto, di Nizar Banat, un attivista oppositore del presidente dell’Anp Abu Mazen. La famiglia ha raccontato che i poliziotti palestinesi giunti ad arrestarlo lo hanno picchiato con violenza per vari minuti. Condotto in caserma ne è uscito morto.
Nizam Banat sulla sua pagina Facebook seguita da migliaia di persone ha rivolto più volte dure accuse ad Abu Mazen e all’Anp.
Sulla morte di Nizar il Fplp ha emesso un durissimo comunicato: “Il Fronte attribuisce la responsabilità dell’uccisione del militante e oppositore politico Nizar Banat all’ANP, morto dopo poche ore dal suo arresto da parte dei servizi di sicurezza [dell’ANP]”.
Il Fronte, dopo aver espresso cordoglio alla famiglia del militante politico e a tutto il popolo palestinese per questa perdita, aggiunge: “L’arresto e l’uccisione di Nizar Banat riapre nuovamente il dibattito sulla natura e la funzione dell’ANP e dei suoi servizi di sicurezza, e la sua costante violazione dei diritti democratici tramite la politica delle detenzioni, arresti e uccisioni; non dobbiamo tacere e far passare ciò che è accaduto”.
A seguito della notizia della formazione di una commissione d’inchiesta un dirigente del FPLP ha dichiarato quanto segue:
“Innanzitutto condanniamo chiaramente quanto annunciato dall’ANP, ossia la formazione di una commissione d’inchiesta supervisionata dalla stessa, e lo consideriamo un tentativo di celare le proprie responsabilità e far decadere la questione.
In secondo luogo non consideriamo l’ANP una parte neutrale in grado di formare una commissione d’inchiesta per questo crimine, essendone lei stessa colpevole e responsabile. Inoltre non crediamo che questo crimine necessiti di una commissione d’inchiesta; i suoi risvolti sono chiari come il sole a tutti, ciò che è richiesto è un processo rivoluzionario per i responsabili. In conclusione ci preme sottolineare che non ci placheremo finché tutti i complici di questo crimine pagheranno caro: il sangue del nostro popolo non è per noi di poco conto”.
La vicenda sembra destinata ad acutizzare la divaricazione tra l’ANP e settori della società civile palestinese. Manifestazioni contro la morte di Nizar Banat si sono svolte a Ramallah ed in altre città della Cisgiordania.
Paradossalmente questo grave fatto avviene in un momento di enorme difficoltà per le autorità israeliane, uscite indebolite dagli scontri civili e militari dello scorso maggio contro la pulizia etnica a Gerusalemme che hanno coinvolto sia Gaza che Cisgiordania che le città annesse da Israele nel 1948.
Il corrispondente de Il manifesto, Michele Giorgio, segnala come le manifestazioni di protesta per la morte di Nizar vedono in piazza giovani laici, organizzazioni della sinistra e islamisti. In qualche modo il fatto viene usato da Hamas per dare una spallata ad Abu Mazen e Al Fatah, ma la stanchezza della popolazione palestinese e il blocco sociale legato alle strutture dell’ANP non inducono ancora alla destabilizzazione dell’autorità palestinese. Lo stesso Abu Mazen poi appare piuttosto limitato nei suoi poteri effettivi solidamente il mano agli apparati della sicurezza e del suo entourage.
Tra i palestinesi della diaspora in Italia la morte di Nizar Banat sta provocando una seria discussione. “Possiamo divergere da Nizar Banat in molte delle sue opinioni politiche e sociali, fino al contrasto; ma questo non ci impedisce di essere contrari alla sua morte, così come siamo contro ogni tipo di oppressione, insulto o arresto umiliante, se vengono accertati, e continueremo a batterci per la difesa della libertà di espressione di tutti” – commenta un attivista storico come Bassam Saleh – “Siamo tristi anche per coloro che sono emersi dal silenzio degli anni passati su altri oppositori morti, di altre fazioni; si sono svegliati ora e rilasciano dichiarazioni di condanna e denuncia, ancora prima che l’indagine giudiziaria faccia chiarezza. Siamo in attesa che la commissione di indagine faccia luce sulle cause della morte di Banat al più presto possibile, come prevede l’incarico della stessa commissione”.
Un altro esponente storico come Samir Al Qariouty scrive: “Vergogna ai responsabili chiunque siano. Vergogna a chi sta zitto in circostanze simili”.
Decisamente più severo il giudizio di Fawzi Ismail secondo cui: “Questo è il vero volto dell’ANP che prosegue imperterrita nella politica della “collaborazione di sicurezza” con l’occupazione sionista, che consegna informazioni sui chi resiste in Palestina ad Israele e che uccide senza remore chi decide di far sentire la propria voce”.
Comunque la si guardi è una brutta storia, purtroppo non è la prima.
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