“Per rendere un Paese indipendente sul piano economico, transitandolo fuori dall’economia coloniale capitalistica per approdare in una società socialista, occorrono scelte economiche sia di largo orizzonte che peculiari alla situazione. Serve cioè una pianificazione, ovvero un sistema statale con distribuzione di budget alle imprese, compresenza della legge del valore e del mercato nella transizione: questi sono gli strumenti economici che, non disgiunti dal grande tema della responsabilità umana in un processo di cambiamento, qualsiasi società che volesse uscire dalla morsa di ciò che chiamiamo globalizzazione liberista dovrebbe affrontare”.
Le esperienze socialiste in America Latina, in particolare Cuba e il Venezuela, pur nelle difficoltà derivanti dalle sanzioni economiche illegali loro inflitte da USA e UE, rappresentano il laboratorio che prepara un mondo più giusto.
Vasapollo vuole ricordare anche, e rendergli omaggio, Orlando Borrego, l’economista che era stato viceministro di Che Guevara e poi uomo ponte tra Fidel Castro e Chavez, scomparso ieri a 85 anni per un infarto.
Con Borrego il professor Vasapollo ha firmato diversi libri, tra cui “Continuare combattendo”, ma soprattutto ha elaborato con lui i documenti sulla pianificazione utilizzati a Cuba e in Venezuela per dare continuità e futuro alle due rivokuzioni.
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La storia ci insegna a diffidare delle mode politiche, sociali, economiche, accademiche, che hanno una vita fugace. Non pochi testi neoliberisti che oggi fanno “furore” – e ciò vale anche per le correnti di pensiero della sinistra progressista liberale – esprimono in effetti le condizioni e le illusioni dei paesi più ricchi del mondo in questo momento presente e sfuggente.
Orlando Borrego, come tutte le vere pietre miliari rivoluzionarie che hanno dedicato la vita alla costruzione della coscienza sociale, invece, possono essere dimenticate per un certo tempo, ma resistono nella storia dei popoli e di noi che abbiamo avuto la fortuna di lavorarci insieme, di costruire con loro il fare socialismo nella pratica.
Non fanno scalpore, comunicazione di comodo, storielle di comodo o rumore. Forniscono un contributo di altro genere, più stabile, più lento, meno spettacolare, meno scenografico, ma di maestri rivoluzionari come Orlando lo è stato per me e per i tanti che da lui abbiamo imparato socialismo e disciplina rivoluzionaria.
Anche, molte volte, circolano di mano in mano le loro opere scritte e anche tradotte in tante lingue e anche in maniera militante qui in italia, come Continuare Combattendo, in modo quasi clandestina per i mass media della comunicazione deviante, ma ricchezza per la teoria rivoluzionaria.
Quando un’opera ha una vera capacità di spiegazione e comprensione dei processi sociali, continua a brillare nonostante gli anni, con una persistenza che non svanisce. E Orlando e le due opere non moriranno mai.
Resiste alle onde e alle mode, e diventa strumento di formazione culturale e politico-sociale.
L’idea di fondo è l’instaurazione di una possibile autentica democrazia partecipativa. Ma perché la cittadinanza universale sia anche un diritto e non solo una rappresentanza, c’è ancora molta strada da fare. A una vera cittadinanza universale si oppone il sistema perverso del capitalismo, che dà a chi già ha molto e toglie a chi non ha, concedendo il potere del denaro solo a chi già lo possiede affinché possa essere utilizzato con l’obiettivo di fare più soldi per ottenere più potere.
Nel sistema della cosiddetta “società di mercato”, la società è in realtà subordinata al mercato, e il mercato capitalista diventa il mezzo per dominare la maggioranza dei cittadini.
L’augurio è che la lettura diventi studio, che possa far crescere l’idea della necessità e della possibilità reale di costruire, nella cultura e nella fatica, il superamento del modo di produzione capitalistico.
Ecco l’esempio di Che Guevara, che scrive nel suo Socialist Planning: Its Meaning: “Teoria e pratica, decisione e discussione, direzione e orientamento, analisi e sintesi, sono le opposizioni dialettiche che ogni rivoluzionario deve dominare” (Versione tratta da www.archivochile.com).
Rafforzare quella convinzione, dandole un ampio respiro di scientificità, è l’obiettivo finale di queste riflessioni. Tutto ciò significa anche che l’interdisciplinarietà e la multidisciplinarietà, intese come cultura di base che sappia sconfiggere la visione piatta dell’univocità market-centrica, costituiscono un imperativo imprescindibile per il progresso della scienza della trasformazione sociale, quella in atto e quella che verrà, cioè gli esiti che potrà avere, catastrofici o, al contrario, positivi.
Assumere questo come principio della nostra funzione didattica, del nostro ruolo di ricercatori e intellettuali organici del movimento operaio internazionale, è per noi la sfida più grande.
Per il Che era chiaro che in una società nata dal capitalismo non si può rinunciare a nuovi meccanismi economici, ma intesi come meccanismi per sostenere l’opera politica e rivoluzionaria.
Era anche chiaro che la strada da percorrere sarebbe stata lunga, e per questo dichiarava nei suoi scritti politici che l’obiettivo da perseguire per costruire il socialismo era creare un uomo nuovo, capace di farsi carico di esperienze, sconfitte e speranze del tempo presente, per diventare il seme della nuova società.
Si tratta di fare una riflessione sul quadro economico nazionale, regionale e mondiale in cui si svolge l’attività culturale militante. Non vengono proposte ricette, bensì indicazioni e orientamenti affinché il lavoro si svolga, con la più ampia e profonda lucidità possibile, nelle rispettive dimensioni socioculturali (studenti, ricercatori, studiosi, sindacati, partiti, associazioni culturali cittadine, solidarietà internazionale, ecc. .).
Stiamo camminando su quel sentiero oggi.
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