I media israeliani, riferiscono che il capo del Mossad, David Barnea, è a Washington per sollecitare un’azione militare contro l’Iran, auspicando e agendo per il possibile fallimento dei negoziati sul nucleare. Lo scrive il ‘Jerusalem Post’ anticipando che Barnea sarà raggiunto giovedì negli Stati Uniti dal ministro della Difesa, Benny Gantz, in visita ufficiale.
L’Iran – ha detto Barnea – non avrà armi nucleari: né nei prossimi anni né mai. Questo è il mio impegno personale, questo è l’impegno del Mossad». Barnea ha fatto la sua dichiarazione durante una cerimonia di omaggio a 12 agenti dell’intelligence.
Secondo quanto riferito, i colloqui sul nucleare tra Stati Uniti e Iran sono sull’orlo di un’ennesima crisi. Fonti israeliane ritengono che il loro fallimento potrebbe aiutare a persuadere gli Stati Uniti ad aumentare la pressione su Teheran.
Giovedì scorso, in una telefonata tra il primo ministro Naftali Bennett e il segretario di Stato americano Antony Blinken, Israele ha chiesto agli Usa la “fine immediata” dei colloqui di Vienna sul nucleare iraniano.
E ieri Bennett ha lanciato un appello durante la riunione di governo: “Chiedo ad ogni Paese impegnato nei colloqui con l’Iran a Vienna di assumere una rigida linea e chiarire che Teheran non può arricchire l’uranio e al tempo stesso negoziare“.
Un chiaro monito all’Unione Europea che invece sta tenendo aperti i negoziati di Vienna con l’Iran anche dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo.
Dal canto suo il portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran, Saeed Khatibzadeh, ha dichiarato che a Vienna “non è stato raggiunto nessun accordo provvisorio” e che Teheran “ha presentato le sue proposte“.
Lo rende noto l’agenzia di stampa iraniana “Irna”. Khatibzadeh ha confermato che la prossima riunione delle trattative tra Iran e gli altri Paesi firmatarie del Joint comprehensive plan of action (Jcpoa) – Cina, Russia, Regno Unito, Russia e Francia – si terrà in settimana.
Il portavoce iraniano ha specificato che Teheran non ha intenzione “di accettare qualsiasi accordo che non includa la rimozione delle sanzioni degli Stati Uniti o che implichi nuove limitazioni all’Iran“, sostenendo che l’Iran “ha dato più volte prova delle nostre intenzioni e buona volontà, ora tocca alle controparti“.
Katibzadeh ha rivelato che i rappresentanti europei non hanno formalmente rifiutato nessuna delle proposte iraniane ma che hanno già dichiarato di “non poterle soddisfare tutte”.
L’Iran ha inoltre fatto sapere che l’esplosione di due giorni presso Natanz, dove si trovano alcuni impianti nucleari, era dovuta ad un test effettuato dalla difesa antimissile iraniana.
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