Sessanta israeliani in età di leva hanno firmato una lettera in cui dichiarano il loro rifiuto di prestare servizio nell’esercito a causa dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi.
Basandosi su precedenti lettere di questo tipo, i firmatari richiamano il sistema educativo del paese su varie questioni, come l’incoraggiamento all’arruolamento nelle Forze di Difesa di Israele [IDF, ndt] e l’enfatizzazione della narrativa ebraica nelle lezioni di Bibbia e storia.
Richiamano anche l’attenzione su questioni che, secondo loro, il piano di studi ignora, come l’espulsione degli arabi nel 1948 e l’attuale violazione dei diritti umani nei territori occupati.
In una lettera inviata martedì ai ministeri della difesa e dell’istruzione e al capo del personale dell’IDF, i ragazzi hanno scritto: “Lo stato esige che ci arruoliamo in un esercito che apparentemente è destinato a garantire l’esistenza dello Stato. Ma in pratica, le operazioni dell’esercito non sono dirette principalmente a difendersi dagli eserciti nemici, ma piuttosto a soggiogare la popolazione civile. Pertanto, la nostra mobilitazione ha un contesto e alcune implicazioni”.
Dicono che il loro rifiuto di arruolarsi non è un atto di disimpegno o allontanamento dalla società israeliana, ma piuttosto “prendersi la responsabilità delle nostre azioni e delle loro implicazioni“.
Hanno aggiunto: “Siamo cresciuti con l’ideale del soldato eroico, inviando loro pacchi di assistenza, visitando i carri armati in cui hanno combattuto, travestendoci da soldati nei campi di addestramento premilitari e onorando la loro morte nei giorni della commemorazione. Il fatto che questa sia la realtà a cui tutti siamo abituati non la rende apolitica. L’arruolamento è un atto politico, non meno del rifiuto di farlo“.
La lettera fa poi riferimento alla “politica dell’apartheid espressa in due sistemi legali separati, uno per i palestinesi e uno per gli ebrei” e alla “eredità della la Nakba [in arabo “catastrofe“, quando più di 700.000 arabi fuggirono o furono cacciati dalla loro case durante la Guerra d’Indipendenza di Israele del 1947-49] e l’occupazione, come espresso in “razzismo sociale, un discorso politico incendiario e violenza della polizia“.
Uno dei firmatari, Daniel Paldi di Tel Aviv, ha dichiarato: “Fin da piccoli siamo educati per essere soldati. Le lezioni di educazione civica fanno ben poco per cambiare il corso a senso unico del sistema scolastico, il cui apice arriva con i preparativi per l’arruolamento nelle scuole superiori“.
Paldi ha aggiunto: “Perché il rifiuto di arruolarsi è percepito come un’azione politica, ma le attività scolastiche volte a favorire l’arruolamento sono viste come ovvie? Si comincia con le gite scolastiche a Gerusalemme e sulle Alture del Golán, in cui non si parla di contesti politici. Ci viene detto solo delle battaglie. C’è un elefante nella stanza di cui nessuno parla“.
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