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Israele chiude le porte alla commissione dell’ONU. Non gradisce le accuse di apartheid

Israele ha annunciato formalmente che non collaborerà con la commissione speciale creata dal Consiglio Onu per i diritti umani per indagare sugli abusi contro i palestinesi, affermando che l’indagine e la sua presidente sono faziosamente prevenuti contro Israele.

La decisione è annunciata in una dura lettera inviata dall’ambasciatrice d’Israele presso la sede Onu di Ginevra,  alla presidente della commissione, Navi Pillay.

In Israele hanno digerito male le dichiarazioni in cui Navi Pillay ha condannato Israele come un paese che pratica “l’apartheid e la segregazione forzata delle persone su linee razziali” e che non può “risentirsi per i paragoni col Sudafrica”.

Un giudizio che però non ha espresso solo la presidente della Commissione del Consiglio Onu per i diritti ma anche da recenti documenti di Amnesty International e B’Tselem.

Eppure sono i fatti sotto gli occhi anche in questi giorni nel quartiere di Sheik Jarrah a Gerusalemme est dove è in corso la pulizia etnica contro i palestinesi, mentre nelle città della Cisgiordania provocazioni dei coloni – e conseguenti raid delle forze armate israeliane – continuano a innescare scontri con alcuni morti e decine di palestinesi feriti.

Le autorità giudiziarie israeliane hanno approvato ieri la demolizione punitiva della casa del prigioniero palestinese Mohammad Yousef Jaradat nella città di Silat al-Harithiya, nella provincia di Jenin.

La famiglia di Jaradat aveva precedentemente presentato una petizione attraverso il gruppo israeliano per i diritti umani HaMoked per annullare l’ordine di demolizione, ma la petizione è stata respinta ed ora la loro casa è destinata alla demolizione.

La settimana scorsa, l’esercito di occupazione israeliano ha fatto esplodere la casa del prigioniero palestinese Mahmoud Jaradat a Silat al-Harithiya in mezzo a feroci scontri con i residenti locali e i residenti dei villaggi vicini.

Israele ha condannato sia Mahmoud che Mohammad, entrambi prigionieri, per aver ucciso un colono israeliano a Homesh, nel nord della Cisgiordania occupata, lo scorso dicembre. Le autorità di occupazione israeliane da anni demoliscono punitivamente le case dei familiari dei palestinesi accusati di aver compiuto attacchi contro gli israeliani, una politica che Israele non applica sicuramente ai suoi coloni coinvolti in attacchi mortali contro i palestinesi.

Le autorità israeliane hanno emesso un avviso di demolizione contro la scuola Ras El Teen, situata nella parte orientale di Ramallah. Secondo il ministero dell’Istruzione palestinese, gli israeliani stanno per demolire la scuola finanziata dall’UE, con il pretesto della mancanza di una licenza edilizia.

Dall’inizio del 2021, Israele ha demolito 1.032 strutture di proprietà palestinese nella Cisgiordania occupata. La lista comprende case, scuole, negozi e strutture agricole. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha affermato che le demolizioni israeliane hanno causato lo sfollamento di 1.347 palestinesi nel periodo in questione.

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