Hanno sequestrato in Italia il mega yacht di Alexei Mordashov, super miliardario russo, tra gli uomini più ricchi del mondo.
Nel 2005 avevo incontrato Mordashov in sede ministeriale. Il suo gruppo Severstal aveva appena acquisito il controllo della Lucchini di Piombino, un grande impianto siderurgico pubblico, privatizzato e svenduto a uno dei più importanti padroni italiani. Che poi, come tanti suoi colleghi, dopo un po’ aveva rivenduto tutto alla multinazionale che pagava meglio, in questo caso la Severstal russa.
Come si usa in questo casi, la nuova proprietà si presentò alle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici, con contorno di ministri italiani deferenti.
Mordashov venne al tavolo e più che piani produttivi ci illustrò i principi che ispiravano lui ed il suo gruppo. E con largo uso di parole inglesi e lucidi, ci spiegò che il suo modello era Toni Blair e la sua concezione delle relazioni sociali. Lui era molto sensibile al concetto blairiano di stakeholder, cioè tutte le parti sociali avevano diritto alla loro quota nell’interesse comune dell’impresa.
Tutte le bubbole dell’ideologia liberista ci vennero raccontate con tanta enfasi, come possono fare solo i neofiti del capitalismo selvaggio.
Mordashov non mi piacque per nulla e ancora meno conoscendo poi la sua storia.
Figlio di operai e dirigente della gioventù comunista, con il crollo dell’URSS si gettò nel vortice di affari del saccheggio dei beni pubblici, promosso dall’ ubriacone Eltsin e dalla sua banda di rapinatori esaltati dalla UE e dagli USA.
Durante le riforme di Gorbaciov vennero distribuite azioni delle grandi fabbriche ai dipendenti. Con la fame degli anni di Eltsin gli operai vendettero le azioni per mangiare, così quelli che oggi sono chiamati oligarchi, si impadronirono del sistema produttivo con uno strozzinaggio finanziato dalle banche di affari internazionali. La fortuna di Mordashov cominciò con l’acquisto a prezzi di svendita di un’acciaieria di 50000 operai.
Quelli che oggi vengono chiamati oligarchi sono padroni di rapina, che si sono impadroniti dei beni comuni del socialismo sovietico con il sostegno del capitalismo liberista occidentale. Sono davvero figli di Margaret Thatcher e Tony Blair. E Putin è sempre stato uno di loro, altro che restauratore del comunismo, come vaneggiano oggi i guerrafondai della NATO.
Che ora questi capitalisti vengano colpiti dalle sanzioni di altri paesi capitalisti, è una resa dei conti tra padroni che sta nella natura di un sistema marcio. Una resa dei conti il cui costo lo pagherà la povera gente, vittima come sempre della guerra e degli affari degli oligarchi.
Perché tutti i super ricchi padroni del mondo sono oligarchi che si appropriano del bene comune. Certo da noi i Bezos e i Musk sono ancora venerati come fino a poco tempo fa i loro colleghi in Russia, ma è ora che lo schifo per quelli tocchi anche questi.
Aggiungo che impegnare i cantieri navali, anche quelli italiani, nella costruzione di mega yacht per stramiliardari, si sta rivelando come una scelta produttiva poco lungimirante, come per altre produzioni di extra lusso. La loro fortuna dipende unicamente dal grado di accettazione dell’ingiustizia sociale nel mondo. Credo che i profitti della produzione di beni per pochi miliardari, così come quelli delle armi, siano parte di un mondo schifoso da rovesciare.
Per la cronaca Mordashov dopo qualche anno ha abbandonato al disastro le acciaierie di Piombino, trasferendo altrove le produzioni, come fa ogni multinazionale e ogni oligarca, dell’est come dell’Ovest. No al capitalismo liberista e no alla guerra, sono due facce della stessa medaglia da gettare nel fango.
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Luca Sardi
È il neoliberismo da combattere. In tutto il mondo. È questa visione dell’altro unicamente come mezzo per i propri profitti, che è ormai importante quasi dappertutto, che deve essere abiurata. E l’Occidente ne è il cuore.