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Guerra in Ucraina/6. Spiragli di trattativa ma la Polonia soffia sul fuoco. Washington in difficoltà

Oggi si apre un nuovo corridoio umanitario concordato tra Mosca e Kiev per consentire l’evacuazione dei civili da Sumy a Poltava, due città situate nell’area nord orientale e centrale del Paese. A confermarlo è il governatore regionale di Sumy, Dmitry Zhivitsky. Sarà possibile partire sia con mezzi propri che con dei pulmini che saranno scortati dalla Croce Rossa internazionale. Nelle ultime 24 ore circa 5 mila persone hanno lasciato la città che, tuttavia, al termine della tregua umanitaria è stata nuovamente bombardata.

Il ministero della Difesa russo, ha annunciato che anche oggi sarà in vigore un cessate il fuoco per consentire la fuga dei civili nelle città sotto attacco di Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol: queste rotte, tuttavia, sono quelle allestite da Mosca per evacuare i civili ucraini verso la Russia e Bielorussia e non vengono “accettate” dalle autorità di Kiev.

Il presidente Zelensky ha aperto uno spiraglio che oggi potrebbe allargarsi per quanto riguarda il Donbass e la Crimea. “Possiamo discuterne e raggiungere un consenso su come questi territori continueranno a vivere”, ha affermato il presidente ucraino in un’intervista alla AbcNews.

Concentrandosi sulla questione della possibilità che Kiev riconosca la Crimea come parte della Russia e l’indipendenza delle due repubbliche popolari autoproclamate, Zelensky ha sottolineato che “è più difficile che semplicemente riconoscerle”.

Sul piano diplomatico domani, intanto, i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina, Sergej Lavrov e Dmytro Kuleba, si incontreranno ad Antalya in Turchia insieme al loro omologo turco, Mevlut Cavusoglu, che svolgerà di fatto il ruolo di mediatore. È il primo incontro diretto fra Lavrov e Kuleba dall’inizio dell’attacco militare all’Ucraina.

La Polonia rialza la tensione tra Nato e Russia

Confermando il proprio ruolo bellicista, la Polonia ha alzato la tensione nelle relazioni tra Nato e Russia creando problemi anche ai propri alleati. Gli Stati Uniti infatti respinto, almeno per ora, la proposta della Polonia di trasferire i caccia MiG-29 di Varsavia presso la base aerea Usa di Ramstein, in Germania. Secondo un portavoce del Pentagono, questa prospettiva solleva “serie preoccupazioni” per la Nato ed è quindi da considerarsi “non percorribile”. La questione dell’invio degli aerei polacchi all’Ucraina, era stata ipotizzata lo scorso fine settimana in occasione della visita a Varsavia del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ma era stata rapidamente accantonata. Ieri, con una accelerazione piuttosto inquietante, una nota del ministero degli Esteri polacco, annunciava che le autorità di Varsavia sono pronte “a inviare immediatamente e gratuitamente” i loro aerei MiG-29 a Ramstein e, in cambio, ricevere dagli Stati Uniti “velivoli usati con capacità operative analoghe”, peraltro previo pagamento.

L’operazione è naufragata rapidamente davanti alle perplessità degli Alleati della Nato: la Russia, infatti, ha fatto intendere che l’imposizione di una no-fly zone sui cieli ucraini, così come l’invio di aerei da combattimento all’Ucraina, sono mosse che verrebbero interpretate come una partecipazione attiva al conflitto. Un rischio troppo elevato sia per la Polonia che per l’intera Nato che, in base all’applicazione dell’articolo V del Patto atlantico, si troverebbe costretta a intervenire in caso di attacco contro uno Stato membro. Un criterio che dovrebbe però tenere conto del fatto che lo “stato membro” abbia agito sconsideratamente innescando volontariamente un casus belli.

E’ stato annunciato che i ministri della Difesa dei paesi della Nato si riuniranno mercoledì 16 marzo.

Il fronte militare

La Bbc conferma che questa mattina sono risuonate a Kiev e in altre città dell’Ucraina le sirene antiaeree, mentre le forze armate ucraine affermano di mantenere il controllo della capitale Kiev nonostante attacchi delle forze militari russe nella notte. I servizi di emergenza ucraini hanno riferito di un bombardamento aereo sulla cittadina di Malyn, nella regione di Zhytomyr, a ovest di Kiev.

La forze armate  russe hanno annunciato di aver preso il totale controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, già conquistata alcuni giorni fa. Intanto si segnala che i sistemi che permettono di controllare a distanza i materiali nucleari della centrale di Chernobyl in Ucraina, sotto controllo russo, hanno smesso di trasmettere i dati all’Agenzia internazionale dell’energia atomica. La segnalazione è venuta dalla stessa AIEA. Sulla base dei dati fin qui disponibili, l’Aiea non aveva rivelato aumenti dei livelli di radioattività.

La Nato arma direttamente i nazisti del “battaglione Azov”

Secondo l’agenzia russa Interfax i militari della Repubblica popolare di Doneck si stanno dirigendo, verso la regione di Zaporizhzhya. L’agenzia cita un portavoce della milizia della DPR, secondo il quale le forze della Repubblica sono uscite dai confini e dopo aver preso il controllo di 66 localita’ abitate, soprattutto a Sud, mentre le localita’ di Horlivka, Doneck, Dokuchayevsk e Yasynuvata continuano a essere bombardate dai lanciarazzi Grad, da sistemi di artiglieria e da mortai.

L’agenzia Reuters citando un alto funzionario del governo ucraino segnala che l’Ucraina deve tenere a bada l’attacco della Russia per i prossimi sette o dieci giorni per evitare che Mosca rivendichi una vittoria.

Vadym Denysenko, consigliere del ministro degli interni ucraino, ha detto che la Russia è alla disperata ricerca di almeno una vittoria, citando le città di Mariupol o la capitale Kiev come gli obiettivi più probabili.

Il ministero della Difesa russo sostiene di avere i documenti che provano l’intenzione dell’Ucraina di avviare un’operazione militare nel Donbass in marzo. “Nel corso dell’operazione militare speciale (la definizione ufficiale dell’invasione in Ucraina, ndr), i militari russi sono entrati in possesso di documenti classificati del comando della Guardia Nazionale ucraina”. “Questi documenti provano che il regime di Kiev stava segretamente preparando un’operazione offensiva nel Donbass nel marzo 2022”, ha detto il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov. Secondo Mosca, l’attacco “segreto” è stato deciso dal comandante della Guardia Nazionale ucraina, il generale Mykola Balan, il 22 gennaio scorso.

Qualcosa si agita anche in Transnistria. Le truppe russe schierate in Transnistria hanno svolto un’esercitazione militare che simulava una risposta a un attacco con mezzi aerei e agenti tossici, riferisce il dipartimento locale della difesa russa.
La Transnistria è una repubblica separatista che non è riconosciuta nemmeno dal Cremlino. Il territorio situato tra Moldavia e Ucraina, ospita una base militare russa con 1.500 militari rimasti lì dopo la dissoluzione  dell’Urss con i loro familiari.

La Russia accusa gli Usa per laboratori di armi chimiche in Ucraina

La Russia ha accusato gli Stati Uniti di aver collaborato con l’Ucraina allo sviluppo di armi biologiche in laboratori siti sul suo territorio e sostiene di avere documenti che lo provino. “In questi giorni, i nostri timori di lunga data, che abbiamo espresso ripetutamente, sullo sviluppo da parte degli Stati Uniti di materiali biologici militari sul territorio dell’Ucraina, sotto la supervisione, dei servizi speciali Usa competenti, sono stati confermato”, ha detto in conferenza stampa la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
“Ciò è stato confermato non solo dai materiali e dai dati che sono stati ottenuti operativamente sul territorio dell’Ucraina, non solo dalle dichiarazioni dei dipartimenti competenti dell’Ucraina”, ha aggiunto Zakharova, “questo è stato confermato anche direttamente a Washington durante il discorso del vicesegretario di Stato americano, Victoria Nuland”. 

La guerra delle sanzioni

La Russia ha avvertito che sta lavorando a una “rapida” risposta alle sanzioni occidentali e che colpirà le aree più sensibili. “La reazione della Russia sarà rapida, ponderata e avvertita nelle aree sensibili per coloro a cui si rivolge”, ha affermato Dmitry Birichevsky, direttore del dipartimento per la cooperazione economica del ministero degli Esteri: Lo riporta l’agenzia di stampa Ria Novosti.

“Indubbiamente questi eventi drammatici, anche con le sanzioni contro la Russia e le controsanzioni russe, non aiuteranno le economie europee” ha dichiarato il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, nel suo intervento in plenaria al Parlamento europeo. “Vedremo più pressione sui prezzi delle derrate alimentari, sull’energia, sulla nostra economia generale”.

Gli Stati Uniti in difficoltà, anche con gli alleati storici

Mentre Washington si è detta colta di sorpresa dalla mossa della Polonia sulla fornitura di aerei militari all’Ucraina, la Casa Bianca avrebbe cercato senza successo di organizzare una telefonata tra Joe Biden e i leader di Arabia Saudita e Emirati. Lo rivela il Wall Street Journal secondo il quale il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e lo sceicco Mohammed bin Zayed al Nahyan degli Emirati Arabi Uniti avrebbero entrambi rifiutato di parlare con il presidente degli Stati Uniti e quindi di assecondare il suo tentativo di creare sostegno internazionale per l’Ucraina in chiave anti russa e contenere l’impennata dei prezzi del petrolio. A riferirlo, scrive il quotidiano finanziario americano, sono funzionari sia dei paesi mediorientali che degli Stati Uniti.

Fonti: Agi, Nova, Ansa, Reuters, Tass

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