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Israele in ambasce per gli oligarchi russi con doppio passaporto e i rifugiati ucraini

Le autorità israeliane sono alle prese con una seria “rogna”, ovvero sul come regolarsi verso decine di oligarchi russi ebrei, mentre le nazioni occidentali aumentano le sanzioni sugli uomini d’affari legati al presidente russo Vladimir Putin. A riferire la questione è l’agenzia israeliana Y-Net news.

Israele, che sta cercando di candidarsi come improbabile mediatore tra l’Ucraina e la Russia, non ha aderito alle sanzioni contro Mosca imposte da Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione europea. Ma mentre la guerra in Ucraina si trascina e altri nomi si aggiungono alla lista, la pressione sulle autorità di Tel Aviv sta aumentando.

All’aeroporto israeliano di Tel Aviv è atterrato l’aereo privato dell’uomo d’affari russo Roman Abramovich, sottoposto a sanzioni, e doveva ripartire meno di 24 ore dopo il suo arrivo. I media israeliani hanno confermato che l’aereo di Abramovich è atterrato all’aeroporto Ben-Gurion di Tel Aviv domenica tardi.

Il miliardario, (ex?) proprietario della squadra di calcio britannica Chelsea, è stato tra i sette oligarchi aggiunti alla lista delle sanzioni britanniche giovedì, nel tentativo di isolare il presidente russo Vladimir Putin per la sua invasione dell’Ucraina. Ma Abramovich, come molti altri oligarchi russi (e come lo stesso presidente ucraino Zelenski) ha il doppio passaporto: quello russo e quello israeliano.

Y-Net News riferisce che “il governo israeliano, preoccupato del problema, ha formato un comitato di alto livello per vedere come il paese può mantenere il suo status di rifugio per qualsiasi ebreo senza incorrere nelle pesanti sanzioni che colpiscono la cerchia ristretta del presidente russo Putin”.

Si ritiene che ci siano diverse decine di magnati russi ebrei che hanno preso la cittadinanza o la residenza israeliana negli ultimi anni. Molti hanno buoni rapporti di lavoro con il Cremlino, e almeno quattro – Roman Abramovich, Mikhail Fridman, Petr Aven e Viktor Vekselberg – sono stati sanzionati a livello internazionale a causa dei loro presunti collegamenti con Putin.

In un’intervista alla stazione televisiva Channel 12 durante il fine settimana, il sottosegretario di stato americano per gli affari politici, Victoria Nuland, ha invitato Israele a unirsi al gruppo di paesi che hanno sanzionato la Russia.

Non è tutto. Sempre secondo Y-Net News, sta emergendo anche il problema dell’accoglienza ai rifugiati provenienti dall’Ucraina.

La Corte Suprema d’Israele ha annunciato lunedì che verrà convocata un’udienza urgente contro le limitazioni poste del ministro dell’Interno Ayelet Shaked sull’ingresso dei rifugiati dall’Ucraina.

I firmatari hanno cercato di revocare la restrizione all’ingresso dei rifugiati dall’Ucraina, insieme alla richiesta di un mandato per impedirne l’entrata in vigore. In risposta, l’alta corte ha annunciato che i cieli rimarranno aperti per almeno altri sette giorni, poiché il numero limite di rifugiati non è stato ancora raggiunto.

Secondo il Times of Israel, le autorità israeliane hanno affermato che domenica diverse migliaia di rifugiati dall’Ucraina sono già arrivati ​​nel Paese, raggiungendo già il numero massimo di rifugiati non di origine ebraica che il Paese era disposto ad accettare.

Il governo è alle prese con un dibattito interno sugli ucraini che cercano rifugio, ovvero coloro che non si qualificano automaticamente per l’immigrazione in Israele ai sensi della Legge sul ritorno (prevista solo per i cittadini ebrei, ndr), la quale consente a chiunque abbia un genitore o un nonno ebreo di ricevere la cittadinanza israeliana.

Tutti gli ebrei ucraini possono entrare in Israele e ricevono la cittadinanza ai sensi della Legge del Ritorno, e il governo prevede che i combattimenti spingeranno decine di migliaia di ebrei russi e ucraini a trasferirsi in Israele.

Domenica il ministro dell’Interno Shaked, dopo le critiche pubbliche, ha annunciato che lo schema per i rifugiati dall’Ucraina cambierà, affermando che coloro che hanno già parenti in Israele non saranno conteggiati nel numero di ingressi disponibile.

Il ministro degli esteri Yair Lapid, parlando al confine tra Romania e Ucraina, ha detto domenica che Israele ha il dovere morale di assistere i rifugiati dall’Ucraina.  Lapid ha detto che Israele, con i suoi nove milioni di abitanti, può assorbire più rifugiati, in qualche modo rettificando il ministro dell’Interno Ayelet Shaked il quale aveva limitato il numero di persone – che non hanno diritto alla cittadinanza israeliana – che potevano entrare nel paese a non più di 25.000.

Possiamo e dobbiamo essere più generosi senza mettere in pericolo la nostra identità ebraica“, ha detto Lapid.

In questi giorni c’è una sfida significativa per il popolo d’Israele. Siamo sulla soglia di un’ondata di immigrazione di massa. Molti ebrei vogliono venire da lui“, ha detto il premier israeliano Bennet in una cerimonia pubblica.

Bennett ha detto che anche quando si tratta di immigrati non ebrei, Israele accetterà “gli ucraini in fuga dalla zona di guerra, che hanno parenti nel paese. Permettendo loro di rimanere fino a quando la guerra non sarà passata“.

Occorre però sottolineare che se hanno parenti in Israele, i rifugiati ucraini sarebbero in larghissima parte di origine ebraica. Da questo erano emerse critiche su alcuni media israeliani relativi al fatto che solo rifugiati ucraini ebrei potessero essere accolti in Israele. Un nodo che la Corte Suprema sarà chiamata a sciogliere.

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