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Israele si ritrova con la guerra dentro casa

In pochi giorni in Israele sette persone tra civili e militari sono stati uccisi in tre attacchi avvenuti all’interno del paese. Ma dall’inizio di marzo il bilancio è più pesante con 11 morti.

Martedi sera cinque persone sono state uccise da un palestinese che ha aperto il fuoco con un mitra contro passanti in auto e sui marciapiedi in un paio di vie di Bnei Brak (sobborgo est di Tel Aviv). Un poliziotto, che è riuscito a sparare all’attentatore prima di essere colpito, è deceduto poco dopo il ricovero al Rabin Medical Center a causa delle ferite riportate. Il palestinese è un 27enne originario del villaggio di Ya’bad, nel nord della Cisgiordania.

Nel 2015 aveva scontato sei mesi di carcere per traffico illegale di armi e appartenenza a un gruppo terroristico e attualmente lavorava in un cantiere edile.

Si è trattato del terzo attentato in una settimana, ma è il decimo nel mese di marzo, il che porta a undici il bilancio degli israeliani uccisi. Le vittime dell’attentato di martedì sera a Bnei Brak sono due ucraini di 23 e 32 anni, due israeliani di 30 e 36 anni e un agente di polizia di 32 anni.

Sia Hamas che la Jihad Islamica hanno rivendicato l’attentato come una “eroica operazione contro i soldati di occupazione sionisti nella cosiddetta area di Tel Avi”.

Ma anche lo Stato Islamico (Isis) ha rivendicato su Telegram l’attentato di domenica sera a Hadera. Le vittime, in questo caso sono stati due agenti della polizia di frontiera israeliana. L’Hillel Yaffe Medical Center di Hadera ha comunicato lunedì che dei 12 feriti nell’attentato, cinque sono tutt’ora ricoverati in ospedale, uno in gravi condizioni. Gli attentatori erano due cugini palestinesi originari della città arabo-israeliana di Umm al Fahm. Uno di loro era già stato condannato nel 2016 per aver cercato di affiliarsi all’Isis.

Lo scorso 23 marzo quattro persone sono state uccise, altre ferite (tra cui due donne in gravi condizioni), in un attentato con auto e pugnale nel centro commerciale BIG di Beersheba (nel sud Israele). L’attentatore ha dapprima accoltellato a morte una donna a una stazione di servizio. Poi è salito in macchina e ha investito un ciclista, quindi è sceso di nuovo dall’auto per aggredire a colpi di coltello diverse persone. E’stato poi ucciso a colpi d’arma da fuoco dall’autista di un autobus.

L’attentato di martedì  23 marzo era il terzo attacco all’arma bianca in una settimana dopo il ferimento di due agenti di polizia nel quartiere Ras al-Amud di Gerusalemme est e il ferimento di un uomo di 35 anni vicino alla stazione vecchia di Gerusalemme.

Sette dei nove attacchi terroristici perpetrati in Israele nel mese di marzo sono stati compiuti da arabi israeliani o arabi di Gerusalemme est dotati di carte d’identità israeliane” – scrive in editoriale il Jerusalem Post – segnalando che: “Tutto ciò indica una tendenza molto preoccupante e pone enormi sfide ai servizi di sicurezza dal momento che alcune misure antiterrorismo normalmente utilizzate coi nemici esterni sono più difficili da applicare nei confronti di cittadini israeliani. Si pensi ad esempio allo spyware Pegasus di NSO. Il semplice sospetto ventilato all’inizio di quest’anno che possa essere stato utilizzato su cittadini israeliani ha suscitato un enorme clamore presso un’opinione pubblica che, comprensibilmente, considera in modo molto più indulgente l’uso dello stesso spyware contro sospetti terroristi stranieri”.

In Cisgiordania i coloni e i militari israeliani hanno dato vita a rappresaglie contro i palestinesi.

Una incursione dei militari israeliani a Jenin ha innescato scontri a fuoco e le proteste di decine di abitanti del campo. Due giovani palestinesi – Sanad Attia, 17 anni, e Yazid Al-Saadi, 23 anni – sono stati uccisi dai cecchini israeliani, denunciano le fonti palestinesi (quelle israeliane parlano di tre palestinesi uccisi). Quattordici i feriti da proiettili, tre sono in gravi condizioni. Ferito anche un soldato israeliano.

Le forze israeliane hanno ucciso un altro giovane palestinese in seguito a un presunto accoltellamento a sud della città di Betlemme, nel sud della Cisgiordania.  Il corrispondente dell’agenzia palestinese Wafa, ha confermato che i soldati israeliani hanno aperto il fuoco su Nidal Juma’a Ja’afra, un trentenne residente nella città di Tarqumiyah, nel distretto di Hebron, vicino al blocco coloniale di Gush Etzion.

Fonti dei media israeliani hanno affermato che Ja’afra è stato abbattuto dopo aver accoltellato e ferito gravemente un colono israeliano su un autobus vicino all’ insediamento coloniale.

Almeno un palestinese è stato ferito e diversi veicoli sono stati danneggiati negli attacchi dei coloni in corso in tutta la Cisgiordania tra mercoledì sera e giovedì notte.

Fonti locali riferiscono che coloni israeliani armati hanno aperto il fuoco contro veicoli palestinesi che viaggiavano lungo la strada 60, che collega Gerusalemme con le città palestinesi di Betlemme e Hebron nel sud della Cisgiordania e serve come un percorso veloce e diretto per i coloni ebrei nel blocco di Gush Etzion che vanno e vengono da Gerusalemme.

Gli assalitori provenivano dall’insediamento coloniale di Migdal Oz, parte dell’ insediamento Gush Etzion. Tuttavia, non sono stati riportati feriti.

Nella Valle del Giordano, decine di coloni si sono riuniti a est del checkpoint militare di al-Hamra ed hanno lanciato pietre contro i veicoli palestinesi che viaggiavano nelle vicinanze, rompendo i parabrezza di almeno cinque automobili.

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