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Biden a picco nei sondaggi. La guerra non paga…

Nel coro di fanfare che circonda – in Italia e da poche altre parti – ogni parola di Joe Biden, è difficile trovare qualcuno che osi guardare ai dati, ai fatti concreti, o perlomeno ai sondaggi che circolano negli Usa.

Qualche dubbio comincia a circolare – non per caso – nei giornali economici, la cui mission è fornire informazioni attendibili agli investitori e imprenditori. Lì l’ideologia viene riservata a qualche editoriale sulle magnifiche sorti e progressive del capitalismo, ma per il resto devono esserci notizie utili per gestire i soldi.

Accade perciò che i sondaggi Usa sia accolti con vero allarme. Gli istituti demoscopici sono ovviamente tanti, e forniscono dati differenti tra loro. Su una cosa però sono tuttti concordi: Biden – e il partito democratico – stanno alla canna del gas.

Nelle prossime elezioni di midterm, tradizionale appuntamento che rinnova metà degli eletti al Congresso e al Senato, due anni dopo le presidenziali, rischiano di essere letteralmente “travolti”.

Il più pessimista è quello della Quinnipiac University, secondo cui Biden sta ora al 33% dei consensi, mentre il 54% lo disapprova. Tra gli “indipendenti” – elettori non democratici né repubblicani – viene silurato dal 54% contro il 26 per cento.

Secondo il sondaggio commissionato dalla Cnn sarebbe invece al 39%, contro un 55% che lo fischia. L’analisi di FiveThirtyEight vede Biden al 41,6% contro il 52,2.

I sondaggi, come diciamo sempre, valgono fino ad un certo punto, ma fotografano un momento e identificano i problemi. In altre parole: perché Biden perde consensi (quali sono i problemi più urgenti per i cittadini statunitensi) e in quali fasce sociali l’arretramento è più rilevante.

Qui le risposte sono definitive. La prima preoccupazione è il carovita (l’inflazione ha toccato ora l’8,5%, contro il 7,5 europeo e il 6,5 italiano), a partire dal prezzo dei carburanti, decisivi in un paese dalle grandi distanze. Le mosse della Federal Reserve – ormai pronta a un drastico rialzo dei tassi di interesse, che freneranno l’economia e faranno salire il costo dei mutui – minacciano di peggiorare queste paure di impoverimento rapido.

La guerra in Ucraina sembra qui quasi una curiosità esotica, che non crea grandi emozioni. Un po’ perché avviene in Europa, molto per il fatto che non ci sono truppe Usa direttamente coinvolte (ufficialmente…), e infine perché quanto ad energia da idrocarburi gli States sono momentamente autonomi.

Le ragioni economiche si intrecciano però più chiaramente con quelle sociali e politiche quando si va a vedere quali settori sociali hanno “mollato” i democrats in questo anno e mezzo dalla vittoria (stentata) alle presidenziali.

Un sondaggio Gallup stima che è avvenuto un autentico crollo (-21%) tra i giovani 18-25 anni; mentre è di -19% tra i cosiddetti Millennials e -15% nella Generation X (nati tra il 1965 e il 1980).

Peggio ancora quando si va a guardare tra le minoranze etniche. Tra gli elettori afroamericani la popolarità è scesa di 20 punti e tra gli ispanici di almeno 21 punti (secondo Quinnipiac addirittura –26%).

Stiamo parlando delle fasce sociali che avevano supportato Biden sostanzialmente per cacciare Donald Trump e la sua politica razzista. Ma che hanno immediatamente preso atto del fatto che i democrats sono solo dei bastardi di un altro genere: lingua di miele e fregature a go-go. A novembre, insomma, sarà impossibile chiedere di nuovo il “voto utile”.

Chi ha dato vita ai movimenti – da BlackLivesMatter alle lotte sindacali – ha chiuso i ponti con l’establishment. In entrambe le versioni…

Questo implica che gli Stati Uniti, nei prossimi mesi e anni, saranno attraversati da pesanti contraddizioni che faranno sembrare solo un raffreddore l’assalto a Capitol Hill. Ma non per questo l’establishment smetterà di provare a scaricare sul resto del pianeta i propri deficit. Ci aspetta un periodo molto “ballerino”…

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