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Guerra in Ucraina. Negoziati in salita. Piano di pace italiano. Saliti a 1.727 gli ucraini catturati all’Azovstal

I negoziati impossibili. Ucraina dice no. Piano di pace dell’Italia all’Onu

La Russia si è detta pronta a riprendere i colloqui con L’Ucraina quando Kiev si dichiarerà pronta a farlo ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo Andrei Rudenko citato dall’Agenzia Interfax. Ma la risposta di Kiev non lascia spiragli. Il cessate il fuoco non andrebbe offerto all’Ucraina, in quanto questo è impossibile senza il ritiro totale delle truppe russe, ha dichiarato il consigliere presidenziale e negoziatore ucraino, Mykhaylo Podolyak, in un tweet. A suo dire l’Ucraina non è interessata a “nuovi accordi di Minsk”, che condurrebbero alla riproposizione del conflitto tra pochi anni. “Fino a quando la Russia non sarà pronta a liberare completamente i territori occupati, la nostra squadra negoziale sarà composta da armi, sanzioni e soldi”, ha scritto Podolyak.

L’Italia ha presentato ieri a New York, durante un colloquio tra il ministro degli Esteri Di Maio con il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, un piano per la pace tra Ucraina e Russia: la notizia viene riportata oggi da Repubblica, è stata confermata da fonti della Farnesina. Il documento è stato elaborato alla Farnesina in stretto coordinamento con Palazzo Chigi, scrive il quotidiano che precisa come alcuni contenuti della bozza siano stati anticipati agli sherpa del G7 e del gruppo Quint (Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia). Essi prevedono un percorso in quattro tappe, sotto la supervisione di un Gruppo internazionale di Facilitazione (GIF): il cessate il fuoco, la possibile neutralità dell’Ucraina, le questioni territoriali – in particolare Crimea e Donbass – e un nuovo patto di sicurezza europea e internazionale.

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Quanti sono i soldati ucraini arresisi all’Azovstal?

Sono saliti a 1.727 i soldati e i miliziani nazisti ucraini asserragliati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol che si sono arresi da lunedì scorso. Lo afferma oggi il sito della Repubblica Popolare di Donetsk, aggiungendo che almeno 80 di loro sono feriti. Secondo altre fonti fra coloro che si sono arresi vi sarebbe anche il vice comandante e portavoce del Reggimento Azov, Svjatoslav Palamar (Kalina), che avrebbe lasciato i sotterranei dell’acciaieria ieri sera, lo riferiscono canali Telegram filogovenativi russi, che riportano le parole di un reporter inviato al fronte, Dmitry Steshin, ma sottolineando che non ci sono per ora altre conferme. Lo stesso profilo twitter del Battaglione Azov del resto è fermo al 16 maggio.

Tra i miliziani ucraini che si sono arresi, figura invece sicuramente Denis Nuryga, del battaglione Aidar, che sarà il primo a comparire davanti al tribunale. E’ accusato di aver fatto esplodere un ponte nella regione di Lugansk nel 2019, a seguito del quale sono state uccise le sentinelle della Milizia Popolare della LPR.

Il ministero dell’Interno russo ha inserito nella lista dei ricercati due comandanti del battaglione “Azov”, Sergei Velichko e Konstantin Nemichev. Lo riporta l’agenzia Interfax. I due, secondo Mosca, sarebbero coinvolti nella tortura di almeno otto militari russi, a cui avrebbero inflitto lesioni personali multiple, nella regione di Kharkiv.

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Attacchi ucraini a Kursk

Il governatore russo dell’Oblast di Kursk, Roman Starovoit, ha affermato che un civile è stato ucciso e diverse persone sono rimaste ferite a causa degli attacchi ucraini. Secondo lui, i bombardamenti hanno colpito una fabbrica di etanolo nel villaggio di Tyotkino, che si trova a 2,4 chilometri dal confine russo-ucraino. In precedenza l’Ucraina non aveva né confermato né negato il bombardamento delle regioni di confine russe. Secondo il Kiev Indipendent, i funzionari ucraini da mesi chiedono agli Stati Uniti di inviare più lanciarazzi, ma la Casa Bianca è preoccupata di espandere e prolungare la guerra poiché l’arma può essere utilizzata per lanciare attacchi all’interno della Russia, ha riferito il giornale Politico, citando tre fonti anonime. I funzionari ucraini “sono sempre più frustrati dalla resistenza dell’amministrazione Biden nel fornire sistemi missilistici a lungo raggio di fabbricazione statunitense”, ha aggiunto Politico, poiché l’arma è fondamentale per superare la Russia nel Donbas.

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La democrazia in Ucraina non è di casa

A Odessa su 64 consiglieri del Consiglio comunale, ben 24 sono stati arrestati perché aderenti ai partiti di opposizione messi fuorilegge dal governo di Kiev. (fonte: Kiev Indipendent, intervista al sindaco di Odessa Truckanov). L’Ucraina è un paese sovrano ma non è affatto un paese “libero e democratico” come vogliono farci credere.

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La Russia si appropria dell’energia della centrale nucleare di Zaporizhzhia

La centrale nucleare di Zaporizhzhia, nell’Ucraina sud orientale, lavorerà per la Russia ma, in caso di pagamento, sarebbe pronta a fornire elettricità anche a Kiev. A dichiararlo è stato il vice primo ministro russo, Marat Khusnullin, durante una visita a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia. “L’energia elettrica è una merce che non può essere accumulata in un magazzino. Pertanto, se il sistema energetico dell’Ucraina è pronto a pagare, allora la venderemo, altrimenti la centrale nucleare funzionerà per la Russia”, ha dichiarato Khusnullin. Inoltre il vicepremier ha osservato come l’energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari sia relativamente economica e quindi competitiva, pertanto la Russia non dovrà “preoccuparsi di dove vendere l’elettricità”.

Fonti: Ansa, Agi, Nova, Kiev Indipendent, Ria Novosti

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1 Commento


  • leandro locatelli

    Petizione diretta al Presidente Mario Draghi e al ministro Cartabia
    Andrea Rocchelli, fotogiornalista italiano era andato a documentare gli orrori della guerra in Ucraina, precisamente nel Donbass, ed è stato ucciso per questo. E’ stato assassinato insieme all’attivista per i diritti umani (e interprete) Andrej Nikolaevič Mironov, dal fuoco ucraino, il 24 maggio 2014. William Roguelon, unico sopravvissuto all’attacco, dichiarerà che il gruppo è stato bersagliato da numerosi colpi di mortaio e armi automatiche dalla collina Karachun, dove era stanziata la Guardia nazionale dell’Ucraina e l’esercito ucraino. Gli assassini non sono i russi ma i nostri alleati, addestrati e armati da noi. I “buoni”. Quelli che difendono la libertà. Nel luglio 2017 le indagini hanno portato all’arresto di Vitaly Markiv mentre rientrava in Italia, militare della Guardia nazionale ucraina col grado di vice-comandante al momento dell’arresto ma soldato semplice all’epoca dei fatti, con cittadinanza italiana. Markiv è stato sottoposto a misure detentive di custodia cautelare in attesa del processo che si è aperto a Pavia nel maggio 2018. Durante lo svolgimento del processo, Markiv viene anche accusato dentro e fuori l’aula di simpatie neonaziste. Si legge su Wikipedia: “Il 12 luglio 2019 la corte penale di Pavia ha giudicato Vitaly Markiv colpevole per concorso di colpa nell’omicidio di Rocchelli e Mironov e lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Lo stato Ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile”. Markiv però se la cava, dopo l’intervento delle autorità dell’Ucraina che prendono le sue difese. Ed ecco il colpo di scena: “Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ha assolto Vitaly Markiv con formula piena escludendo alcune testimonianze chiave dall’impianto accusatorio per un vizio di forma”. Sul tablet e sullo smartphone sequestrati a Markiv, secondo i Ros, sono conservate oltre duemila fotografie. Alcuni scatti mostrano un uomo incappucciato, con una catena di ferro al collo, rinchiuso nel bagagliaio di un’automobile, una Skoda Octavia. In alcune immagini scattate poco dopo, si vede lo stesso uomo, con il volto ancora coperto, gettato in una fossa mentre qualcuno non inquadrato nella ripresa lo ricopre di terra. Altre fotografie ritraggono Markiv davanti alla stessa Skoda Octavia. Quando nell’aula è stata mostrata una foto di agenti della guardia nazionale ucraina con alle spalle una bandiera nazista, Markiv ha chiesto di prendere la parola e ha detto: «Non voglio che la guardia nazionale sia presentata come nazista. La bandiera ritratta in quella foto è soltanto un bottino di guerra» Peccato che il nemico fossero gli autonomisti del Donbass. Non c’è pace senza giustizia, non si annulla una sentenza per vizio di forma, dopo l’intervento delle autorità Ucraine che hanno parlato di complotto e di processo politico, intervento supportato anche da politici di lungo corso italiani. Chiediamo al presidente del consiglio Draghi ed al ministro della Giustizia Cartabia la revisione del processo. Ci sono due vittime innocenti, assassinate perché testimoniavano con il loro lavoro verità scomode, non ci possono essere colpevoli in libertà. La responsabilità penale è personale, indicare come responsabile l’intero esercito ucraino è inutile e sbagliato. Verità e giustizia per Andrea e Andrej.
    Puoi firmare la petizione qui: https://chng.it/J4kY6Zdj

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