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Tamburi di guerra in Medio Oriente

Sembra che la decisione israeliana di colpire le installazioni vitali in Iran sia stata presa. Attraverso attacchi missilistici e attacchi di aerei e navi da guerra l’obiettivo è quello di paralizzare la capacità missilistica iraniana, distruggere i radar, distruggere gli impianti elettrici e la dimensione logistica del progetto nucleare. E questa volta non è solo per paura del programma nucleare iraniano.

Piuttosto, per la crescita delle sfide che incombono su Israele, Stati Uniti e l’Occidente in Medio Oriente, che sono state esacerbate dalla guerra russo-ucraina, dalla questione del gas e dell’energia, dal deterioramento economico e dalla sfida esistenziale agli interessi americani e occidentali nella regione a causa del triangolo Cina-Russia-Iran e delle crescenti ambizioni turche in Iraq e Siria.

Quindi, è una decisione obbligatoria quella di ostacolare e neutralizzare la punta di diamante di Russia e Cina, cioè l’Iran, colpendo questo asse con un attacco strategico preventivo, e cercando di raggiungere anche lo Stretto di Hormuz!

Il presidente degli Stati Uniti, Biden, arriverà nella regione a metà del prossimo mese di luglio e visiterà l’Arabia Saudita con il dichiarato intento di avvicinare Riyadh e Israele e, soprattutto, di concludere un accordo (attraverso il quale Bin Salman sarà il re di Arabia Saudita con il sostegno americano!) in cambio dell’impegno di rinunciare ai rapporti con la Russia e la Cina.

Tale accordo mira anche a garantire l’energia, gas e petrolio, ai paesi europei e a finanziare ciò che sarà deciso dal prossimo vertice di Biden con i leader dei paesi arabi alleati della regione e che stabilirà una sorta di NATO araba che coordinerà le operazioni e la logistica con Israele, sotto il comando americano.

Non è un caso che il principe saudita abbia iniziato un giro di visite ufficiali al Cairo e ad Amman, dove è stato ricevuto dal presidente egiziano e dal Re della Giordania. Il giro proseguirà fino a Istanbul, dove incontrerà il presidente turco il 22 giugno.

L’obiettivo di Bin Salman è quello di spianare la strada per l’alleanza militare regionale “Nato” che include Israele in funzione anti iraniana. Bin Salman ha firmato accordi importanti con l’Egitto, e lo stesso ha fatto con la Giordania.

La visita del presidente degli Stati Uniti Biden era prevista in questi giorni, ma è stata posticipata al mese successivo, a causa dei crescenti rischi dovuti all’inflazione, alla mancanza di carburante e al malcontento popolare, per non parlare del malcontento degli alleati in Gran Bretagna ed Europa, che ha fatto sì che l’amministrazione americana, intensificasse il suo sostegno a Israele nella regione del Medio Oriente come una guardia sicura e garantita.

Si dice che il presidente Biden acconsentirà a risolvere il nodo della logistica che ancora crea problemi a Israele, cioè il rifornimento nello spazio aereo degli aerei israeliani che sono programmati per lanciare attacchi nelle profondità iraniane. Tale rifornimento dovrebbe essere effettuato da aerei americani!

Questa disponibilità di Washington, rimuoverà il più importante problema rimasto a Israele nella decisione strategica contro l’Iran.

Diverse fonti affermano che le basi americane nella regione sono in stato di allerta, in particolare i reparti dell’esercito americano dispiegato in Giordania e vicino ai confini giordani con Siria e Iraq. L’esercito americano ha già schierato batterie di missili intercettori (per intercettare i missili iraniani) in Giordania e ai confini di Iraq, Siria, Bahrain ed Emirati Arabi Uniti. Il Dipartimento della Difesa statunitense ne ha informato gli alleati in Medio Oriente, preconizzando un possibile scenario militare tra Israele e Iran.

Le cose sono a tal punto che il Primo Ministro di Israele ha effettuato una visita agli Emirati, senza appuntamento, per discutere dell’installazione negli Emirati di radar intercettori militari con la funzione di ostacolare i missili iraniani, e quindi allertare Israele se vengono lanciati!

L’Iraq costituisce, il cuore di questo piano, per la sua posizione e le sue relazioni con l’Iran, il nemico, della nuova alleanza. Mentre Baghdad sta attraversando una grave crisi di governo. Samir Obeid, analista iracheno, accademico specializzato in geopolitica, in un interessante e dettagliato articolo sulla situazione irachena, scrive:

Al Sayd Al-Sadr ha deciso di ritirarsi dal processo politico, in primo luogo, per non sprecare la sua opportunità, e poi per non essere ritenuto responsabile di ciò che accadrà in Iraq, in secondo luogo, mentre cerca di proteggere la continua sopravvivenza del governo di Al-Kazemi (soprattutto quando gli hanno fornito denaro attraverso la controversa legge alimentare) perché è il più vicino ai leader della regione del Golfo e all’Egitto, e la presenza dell’Iraq sarà agevole all’atteso vertice di Biden attraverso Al- Kazemi e nessun altro.

L’Iraq, in caso di attuazione degli attacchi israeliani contro l’Iran, perderà il 100% dell’elettricità proveniente dall’Iran, quindi l’Iraq sarà (secondo il piano) obbligato a collegare l’elettricità con l’Arabia Saudita, Giordania ed Egitto. Qui, la transizione graduale dell’Iraq dall’Iran all’Alleanza Araba, avverrà per sempre, con perdite minime e con un grande sostegno popolare dalle piazze, e i Sadristi giocheranno un ruolo importante in questo!

Dopodiché, gli alleati dell’Iran in Iraq verranno affrontati. O sceglieranno di allearsi con l’Iran, e poi affrontarli sarà duro come parte della campagna contro l’Iran, o accetteranno di lasciare le armi e le relazioni con l’Iran e impegnarsi nel processo politico in Iraq, che sarà completamente diverso, cioè non ci sarà alcuna egemonia dell’Islam politico, come è successo recentemente nei paesi del Maghreb) perché seguirà le fasi di modifica dei paragrafi della costituzione, modifica della legge elettorale, e quindi aprendo fascicoli di corruzione e fascicoli penali contro americani, britannici e altri, che sono stati portati avanti da alcuni iracheni.

Segue la riabilitazione dell’Iraq, a cominciare da Bassora, che sarà la città più importante della regione e del Medio Oriente ed è il polmone della nuova alleanza araba di cui l’Iraq sarà il cuore, oltre al porto di Mubarak Al-Kabeer, che in origine era un porto britannico sotto copertura kuwaitiana. Bassora sarà la punta di diamante dei negoziati con la Cina, affinché la nuova nascente via della seta la attraversi per andare verso i paesi dell’Asia centrale e verso l’Europa attraverso la Turchia.

È in corso un avanzato processo di rilancio dell’attività della compagnia anglo-indiana, che inizierà a ripristinare la sua attività a Bassora. Con quanto sopra detto, o si ripeterà la situazione con il presidente turco Erdogan a fare concessioni e impegni, come è successo con il presidente turco Ataturk, oppure il sistema politico in Turchia sarà cambiato attraverso il caos e dall’ascesa dell’opposizione turca guidata da Ahmed Oglu e il suo gruppo!

Insieme a quanto sopra, l’esercito americano si precipiterà verso la regione siriana (Daraa) vicino al confine giordano-siriano per assicurarsi un’area sicura! In Iraq non nascerà un nuovo governo, e il governo di Al-Kazemi continuerà, con l’appoggio della magistratura e dell’esercito iracheno. Anche se nascerà un nuovo governo, sarà destinato a cadere e fallire”, conclude Samir Obied.

Va sottolineato che dal vertice arabo con il presidente americano, sono stati esclusi i palestinesi e la causa palestinese. Cosa diranno i capi di stato e di governo arabi presenti al vertice? La risposta verrà dal resistente popolo palestinese!

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