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Come si forgia un leader sindacale. Intervista a G. Mavrikos

“Un leader sindacale non ‘nasce’ magicamente come Atena dalla testa di Zeus, ma viene ‘forgiato’ sull’incudine di Efesto”. Intervista a George Mavrikos

Abbiamo tradotto dal castigliano la prima parte di una lunga intervista a George Mavrikos, ex Segretario Generale della WFTU/FSM, realizzata da Luis Miguel Busto Mauleón per la rivista iberica on line www.rebelion.org. Le altre due parti, che tradurremo, verrano pubblicate nelle prossime settimane.

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Georges Mavrikos è nato sull’isola greca di Scyros 72 anni fa. Fin da bambino ha capito che lo sfruttamento è alla base dei rapporti di lavoro in un sistema capitalista e che la soluzione per l’emancipazione della classe operaia è il superamento di questo sistema criminale.

Educato ai principi socialisti, è stato un leader sindacale nella sua Grecia, licenziato da 7 imprese per aver difeso la sua classe, e un indispensabile quadro sindacale. La sua lungimirante visione internazionalista è stata al centro del suo lavoro nella Federazione Sindcaale Mondiale, durante la sua vicepresidenza e infine come segretario generale dal 2005 al 2022.

Lo scorso maggio la WFTU ha tenuto il suo 18° Congresso a Roma e George Mavrikos si è dimesso, come aveva annunciato al 17° Congresso di Durban. Questo non significa un ritiro totale, poiché nello stesso Congresso ha accettato la nomina a Presidente onorario del sindacato internazionale.

In questa intervista vogliamo sottolineare il ruolo indispensabile di un operaio e sindacalista nato in una minuscola isola dell’Egeo, che ha contribuito all’avanzamento della classe operaia internazionale. Se la classe operaia, nell’eterna lotta di classe, dovesse prendere il comando contro la borghesia, non ci sarebbe dubbio che il nome di George Mavrikos entrerebbe nell’olimpo dei grandi uomini della nostra storia.

I. Da Scyros ad Atene

Quali sono state le tue prime esperienze nel mondo del lavoro e dei sindacati?

A Scyros, fin da piccoli, tutti i bambini lavoravano nei campi, con gli animali, nei boschi. Ma non conoscevamo le rivendicazioni sociali. Ad esempio, quando mi ruppi un braccio all’età di 8 anni, un “guaritore” lo legò con tavole e corde e dovemmo aspettare 4 giorni che la barca passasse per andare all’ospedale di Atene.

Allora tutto questo sembrava normale ai nostri occhi di bambini. Ogni anno vedevo mio padre litigare con il mercante che veniva a comprare i nostri agnelli senza riuscire a capire la causa di questa lotta. Sentivo mia madre – che non era mai andata a scuola – maledire i commercianti, ma io rimanevo nell’ignoranza.

Tutti questi eventi sono accaduti su questa piccola isola. In realtà, si tratta di una roccia in mezzo al mare con una superficie di 210 chilometri quadrati e 2.000 abitanti in quegli anni. Oggi conta 3.400 abitanti.

Nel 1965, all’età di 14 anni, sono partito per la capitale, Atene. Mio padre voleva tenermi sull’isola per farmi diventare un pastore. Avevamo un gregge, io ero il figlio maggiore e lui voleva che gli succedessi nell’allevamento.

Mia madre, pur essendo tollerante e obbediente a mio padre in tutto, si infuriò quando seppe che i suoi figli sarebbero rimasti a Scyros. Era l’unica questione su cui si opponeva a mio padre: “Lascia perdere, nessun bambino resterà qui a soffrire quello che abbiamo sofferto noi e i nostri genitori…“.

Mi sono sistemato in una piccola stanza di sei metri quadrati e nel luglio del 1965 ho partecipato per la prima volta a una manifestazione. Un mio parente mi aveva portato alla dimostrazione. Quel giorno la polizia uccise lo studente Sotiris Petroulas, per il quale il grande Mikis Theodorakis scrisse la canzone che da allora viene cantata in tutte le manifestazioni dei lavoratori. Questa è stata la mia prima esperienza.

Ecco come ho iniziato. Negli anni 1966-1967, dopo la scuola, nel pomeriggio, ho lavorato in una fattoria locale scavando e piantando fiori. Lì, anziani lavoratori esperti ci hanno aperto gli occhi e le orecchie.

Nell’aprile del 1967 in Grecia c’era una dittatura militare. A scuola ho partecipato a tutti gli scioperi studenteschi.

Nell’estate del 1969 ho lavorato per tre mesi nell’industria tessile tedesca Hudson. Lì ho fatto il mio primo sciopero e ho avuto il mio primo licenziamento a causa di quello sciopero.

L’anno successivo, l’estate in cui andai a Scyros per aiutare la mia famiglia nei lavori domestici, la polizia mi arrestò per la prima volta perché di notte scrivevamo slogan contro la dittatura sui muri.

Nel 1973 seguì la Rivolta della Scuola Politecnica con 27 militanti uccisi.

Studiavo e allo stesso tempo lavoravo e sviluppavo sempre un’attività sindacale.

All’inizio sono stato eletto presidente di un comitato di fabbrica, poi presidente di un sindacato di base e sono diventato segretario generale del GSEE, vicepresidente del WFTU, coordinatore dell’ufficio regionale europeo e infine segretario generale del WFTU.

Per le mie attività sindacali, sociali e politiche sono stato licenziato 7 volte, sono stato arrestato più volte dalla polizia e sono stato giudicato e condannato dai tribunali borghesi del mio paese.

Fin dall’inizio ti presenti come un dirigente sindacale. Come nasce un dirigente sindacale?

Credo che questa domanda vada oltre la traiettoria e l’esperienza sindacale di un semplice militante, rivoluzionario e sindacalista di classe. Si tratta di qualcosa di molto più ampio che ha a che fare con un grande problema che ha preoccupato – e dovrebbe preoccupare – i sindacati di classe di tutto il mondo.

In altre parole, si tratta delle caratteristiche che un sindacalista rivoluzionario, anticapitalista e internazionalista, un leader sindacale di classe dovrebbe avere e di come questi elementi “nascano” nel fuoco della lotta di classe, nel conflitto con il nemico di classe, nel lavoro quotidiano nell’industria, nella zona, nell’ambiente operaio.

Allo stesso tempo, credo che la questione abbia anche la dimensione di come questi elementi vengano sviluppati e mantenuti nel corso della traiettoria sindacale del leader, in modo che il leader stesso diventi migliore, più efficace, più coerente nel sistema mondiale della lotta rivoluzionaria della classe operaia. Perché sappiamo tutti che la lotta di classe non è una “corsa di 100 metri” ma una “maratona”.

Ricordo la frase di Brecht: “Ci sono uomini che combattono un giorno e sono bravi. Ci sono altri che combattono per un anno e sono meglio. Ci sono persone che combattono per molti anni e sono molto brave. Ma ci sono quelli che combattono per tutta la vita: quelli sono gli indispensabili“.

Passando in rassegna le caratteristiche che danno vita a un leader sindacale di classe, un leader e un figlio degno della classe che lo ha messo al mondo, vediamo innanzitutto l’elemento chiave: la consapevolezza che, come sindacalista e come individuo, tutto il suo pensiero e la sua azione, tutta la sua forza fisica, mentale e spirituale è dedicata alla lotta per l’abolizione dello sfruttamento capitalistico, al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi fratelli e sorelle di classe.

Ma questa percezione non è solo un’opinione, non è una supposizione teorica. Al contrario, questa percezione ti costringe, se ci credi e la abbracci, ad agire e a sviluppare specifiche caratteristiche individuali:

– Avere fiducia nella classe operaia e nella sua missione storica. La fede ti rende audace in battaglia, coraggioso nella lotta.

– Migliorare ogni giorno le tue conoscenze e il tuo livello ideologico-politico perché con la conoscenza impari a combattere correttamente.

– Conoscere la storia del movimento dei lavoratori a livello locale, settoriale, regionale, nazionale e internazionale.

– Adempiere al tuo dovere di internazionalista prima di tutto nel tuo paese. Ognuno viene giudicato soprattutto nel proprio paese, nel proprio settore, nel proprio posto di lavoro.

– Essere internazionalisti, antifascisti e antirazzisti nei confronti dei migranti e dei rifugiati.

– Essere giudicato dai risultati del tuo lavoro, dalle tue azioni e non dalle tue parole.

– Essere coraggioso e impavido di fronte al nemico di classe, agli sfruttatori e ai loro organi. Per smascherare senza pietà i calunniatori dei veri militanti.

– Rispettare e ama i tuoi compagni, il tuo ambiente familiare.

– Prendersi cura della tua salute mentale, psicologica e fisica per essere preparato alla lotta e resistente alle difficoltà della lotta di classe.

– Avere un cuore caldo, una mente fredda e mani pulite.

È facile capire che queste caratteristiche non si sviluppano in un ambiente sterile, nell’isolamento, nel narcisismo, nell’introversione e nella muffa. Non vengono acquisite da un burocrate che si trincera dietro la sua sedia, la sua comodità, la compiacenza del nemico di classe.

Al contrario, questi elementi fermentano, nascono e fioriscono nel conflitto. Dopo tutto, la vita stessa “respira nel conflitto”. Si può quindi affermare che un leader sindacale non “nasce” magicamente come la mitica dea Atena dalla testa di Zeus. Viene “forgiato” principalmente sull’incudine di Efesto.

La Confederazione Generale dei Lavoratori Greci e il PAME. Ritiene che in Grecia in quegli anni ci fossero circostanze particolari nel mondo del lavoro?

Sono fermamente convinto, e l’ho sottolineato in molti discorsi, scritti e testi nel corso degli anni, che bisogna fare molta attenzione quando si parla di circostanze particolari all’interno di un paese e del suo movimento.

Tuttavia, è la stessa esperienza storica che ci obbliga alla cautela, soprattutto se si considera che storicamente grandi concessioni, compromessi inaccettabili e vergognose regressioni nella linea rivoluzionaria del movimento sono state fatte in nome delle “circostanze speciali” di un paese. E nel tuo paese, del resto, nello stato spagnolo, l’esperienza è ricca del precedente dell’eurocomunismo e delle ricette di Santiago Carrillo e compagnia, quando è stata versata molta acqua nel vino del movimento e quindi la linea è stata cambiata dietro la scusa delle particolarità nazionali.

I tragici risultati di questa politica sono stati subiti dalla classe operaia del tuo paese per decenni e tu li conosci meglio di tutti.

Una seconda trappola nascosta in questa discussione sulle “particolarità” di ogni movimento è lo sciovinismo e il desiderio di apparire più importanti di quanto non si sia; questi comportamenti possono essere alimentati da alcuni movimenti.

Dico spesso che una delle cose peggiori che possono capitare a un movimento operaio è quella di ritenersi migliore degli altri. E qui abbiamo sempre camminato con molta attenzione, soprattutto da quando il PAME ha assunto la guida della WFTU dal 2005 al 2022.

Non ci siamo mai considerati i maestri assoluti del movimento, non abbiamo mai cercato di trasferire meccanicamente l’esperienza greca alla scena sindacale internazionale, non abbiamo mai puntato il dito contro altri movimenti, ma in un’atmosfera di cameratismo abbiamo cercato di portare ogni esperienza – positiva o negativa – del nostro movimento nazionale a livello internazionale per evitare, per quanto possibile, errori e omissioni, sempre nell’ottica di rafforzare la corrente di classe nel movimento sindacale internazionale.

In altre parole, non abbiamo mai creduto, come fanno alcuni, che la WFTU debba funzionare come il Ministero degli Affari Esteri di qualsiasi paese o movimento.

Tuttavia, l’analisi della realtà sindacale e politica greca è di altra qualità. È vero che dopo i profondi cambiamenti nella correlazione internazionale delle forze nel 1989-1991 e i rovesci controrivoluzionari, abbiamo visto interi movimenti abbassare le loro bandiere rosse, parlare di cooperazione sociale, pregare i principi dell’Unione Europea, rinnegare il loro passato rivoluzionario; intere organizzazioni con una storia di lotte e sacrifici hanno cessato di esistere da un giorno all’altro o si sono trasformate in servi del capitale.

Naturalmente, in molti paesi c’erano forze che resistevano; in alcuni paesi di più, in altri di meno; a volte in condizioni migliori e a volte peggiori.

L’esempio della Grecia e del suo movimento di classe mostra – a mio avviso – un atteggiamento corretto con riflessi positivi. Le forze che, in occasione dei rovesci controrivoluzionari, hanno colto l’occasione per invocare la cooperazione di classe, dopo un’intensa lotta ideologica e politica, si sono isolate, separate anche dal punto di vista organizzativo.

Pertanto, in quel periodo iniziò un lungo e faticoso periodo di ricostruzione, riorganizzazione e raggruppamento con i risultati che vedi oggi. Quindi possiamo dire che la divisione di quei tempi ha aiutato, non ha indebolito il movimento. Lo ha rafforzato, gli ha permesso di essere un movimento operaio e sindacale da e per la classe operaia.

In questo senso, credo che i risultati siano tangibili per il tenore di vita della classe operaia del mio paese. Per dirla in modo molto semplice, si osserva che molte politiche antioperaie, varie direzioni anti-popolo dell’Unione Europea in Grecia sono rimaste indietro rispetto ad altri paesi europei i cui movimenti hanno abbracciato la collaborazione di classe.

Ad esempio, le indicazioni già presenti nel Trattato di Maastricht del 1992, le riforme reazionarie previste dal Libro Bianco dell’UE e altre normative sono state in gran parte ritardate o approvate con un costo politico maggiore per il capitale in Grecia.

Al contrario, nei paesi in cui i sindacati hanno “divinizzato” il dialogo sociale e la collaborazione di classe, le perdite per la classe operaia sono state maggiori, più rapide e, in parte, più gravi. Non dico che in Grecia questo sia stato l’unico fattore, ma di certo ha avuto un effetto benefico e ha ritardato un processo di smantellamento delle conquiste dei lavoratori che altrove è arrivato come un “rullo compressore”.

L’esperienza del PAME è un modello per il nuovo sindacalismo?

Sai, credo che un sindacalismo sia “nuovo” solo se ci avvicina al “nuovo mondo” della classe operaia. È giovane, fresca, solo se ha idee di classe, strategie e tattiche realmente progressiste e basate sulla classe. Se difende la nostra classe e allo stesso tempo organizza il suo attacco per ottenere più guadagni dal capitale.

Un movimento sindacale è “nuovo” solo se ci fa fare un passo avanti e apre la strada all’emancipazione finale della classe operaia. Pensiamo a quanto ci hanno martellato le orecchie i “nuovi” valori sindacali del “nuovo” mondo creato dagli imperialisti dopo il 1991. All’epoca ci è stato detto che il nuovo volto del sindacalismo è il tripartitismo con padroni e governi, la “regolamentazione” del diritto di sciopero, il gemellaggio tra lavoratori e padroni.

In realtà, nulla di tutto ciò era nuovo; si trattava di visioni ammuffite uscite direttamente dal pozzo nero del riformismo e della regressione socialdemocratica. E, in effetti, queste erano le stesse opinioni che venivano contrastate dalle forze operaie coerenti ai tempi di Marx, di Lenin, di Stalin e così via. Solo che ora sono serviti in un nuovo involucro che, tuttavia, non riesce a nascondere il loro marcio.

Le linee di fondo del movimento sindacale in ogni paese sono sempre state due: lotta o collaborazione, rottura o accompagnamento? In questo senso, la lotta tra i due è e sarà inconciliabile finché esisteranno società divise per classi, indipendentemente dalle correlazioni tra i due campi: sia che queste correlazioni siano favorevoli al campo militante, come nel 1945 durante la fondazione della WFTU, sia che siano negative come oggi, con la corrente riformista che domina.

Ora, per rispondere al nocciolo della questione, ovvero se il modello “PAME” debba essere seguito nel sindacalismo di classe con le caratteristiche che abbiamo definito, bisogna tenere conto del fatto che il PAME è stato creato come prodotto delle tradizioni operaie, della storia delle lotte di classe in Grecia, in funzione dell’esperienza nazionale del movimento operaio.

Vale a dire, quando le esigenze stesse della lotta di classe in Grecia hanno segnato il compito di un intervento autonomo della corrente di classe al di fuori del GSEE riformista. Tuttavia, la forma organizzativa del PAME è una scelta del sindacalismo di classe greco così come si è riflesso nel mio paese in un momento storico specifico dello sviluppo del movimento. In altre parole, il PAME è la forma scelta dai lavoratori militanti della Grecia per “vestire” il loro movimento.

Ora, il modo in cui il movimento sindacale di classe di ogni paese sceglierà di avanzare organizzativamente dipende da se stesso, dai suoi processi collettivi, dalle tradizioni e dalle abitudini della classe operaia, dal livello di sviluppo della lotta di classe, dalle correlazioni, dall’intensità della repressione statale, ecc.

Ma la posta in gioco è sempre il contenuto: il contenuto delle richieste, la rottura con il riformismo e la socialdemocrazia, lo scontro con le illusioni e la corrente di asservimento che ancora esiste in molti paesi e nei loro movimenti. In altre parole, l’obiettivo è che le forze di classe sviluppino l’azione che è loro propria ovunque, che siano degne del loro nome e del titolo di “sindacati rossi”, che agiscano in tutte le condizioni, in tutti i tempi. Questo è il contenuto, l’essenza dell’essere un movimento sindacale di classe.

In altre parole, la forma può essere qualcosa di flessibile che si adatta alle esigenze della vita e si sottomette alla strategia del movimento sindacale e del lavoro. Ma la questione del contenuto di classe della nostra azione, nel senso dell’anticapitalismo, della lotta contro lo sfruttamento, deve essere comune ai proletari di tutto il mondo. E in questo contenuto non ci è mai permesso di accettare alcuna concessione.

ΙΙ. Da Atene alla WFTU

Il 13° Congresso della WFTU a Damasco è cruciale per il futuro del sindacalismo di classe. Quali sono secondo te le decisioni più importanti da prendere?

Vi parlerò dal profondo del mio cuore e come testimone oculare di ciò che accadde in quei giorni del novembre 1994 a Damasco, quando ero presente a nome del movimento sindacale greco di classe, in qualità di segretario generale dell’ESAK (Movimento Sindacale Militante Unito) e di segretario generale della GSEE (Confederazione Generale dei Lavoratori Greci).

Infatti, recentemente, nei miei discorsi di commiato come segretario generale della WFTU a Roma, ho fatto riferimento ad alcuni eventi del decisivo 13° Congresso di Damasco. Credo davvero che il significato trascendentale di questo Congresso per la classe operaia mondiale sarà studiato in futuro, e molti rivedranno le sue decisioni e la lotta che vi si è svolta. Gli eventi di quel periodo hanno lasciato un segno profondo sul futuro del sindacalismo mondiale, ci hanno definito e segnato profondamente.

Il contesto politico globale in cui si è svolto il Congresso di Damasco è più o meno noto. La correlazione di potere geopolitico globale tra le forze del socialismo e del capitalismo è stata appena ribaltata. L’Unione Sovietica e gli Stati socialisti dell’Europa centrale e orientale non esistono più. I loro sindacati di massa, che erano la spina dorsale della WFTU, hanno cessato di esistere o sono mutati. La WFTU sta “perdendo le sue foglie”.

In mezzo a una valanga di eventi, altri nascondono di essere affiliati alla WFTU, mentre altri si affrettano a firmare dichiarazioni di pentimento alla CISL e alla CES, chiedendo l’affiliazione. Alla borghesia sembra un’ottima occasione per sbarazzarsi della WFTU una volta per tutte, per regolare vecchi conti, per dare un colpo finale alle forze di classe.

Il 13° Congresso di Damasco è il campo in cui si è espressa questa lotta, in cui si è giudicato se la WFTU avrebbe continuato ad esistere. In altre parole, è stato lì che abbiamo assistito al piano organizzato per lo scioglimento della WFTU. È lì che la borghesia, i socialdemocratici e il riformismo sindacale internazionale hanno pensato di vendicarsi.

L’operazione di scioglimento della WFTU è stata orchestrata dagli opportunisti europei, guidati dall’allora gruppo dirigente della CGT Francia con l’assistenza della CGIL italiana e di altri paesi. In questo clima di dissoluzione, è stato deciso di convocare il 13° Congresso della WFTU.

La scelta di un paese ospitante che potesse coprire le elevate esigenze finanziarie di un congresso sindacale mondiale non è stata facile. E mentre in passato tutti i paesi facevano a gara per ospitare un congresso della WFTU, ora non c’era nessuna offerta. Per questo motivo è stata scelta la Siria, la cui leadership sotto il presidente Hafez Al-Assad ha accettato di organizzare e coprire tutte le spese del congresso.

A distanza di quasi 30 anni, possiamo dire che il movimento sindacale militante antimperialista internazionale ha un debito di gratitudine nei confronti della classe operaia siriana e del G.F.T.U., perché, in condizioni di persecuzione, hanno accettato di organizzare il Congresso di Damasco e, insieme alla C.T.C. di Cuba, all’A.I.T.U.C. dell’India e al V.G.C.L. del Vietnam, hanno guidato il rifiuto delle proposte volte allo scioglimento della WFTU.

Al Congresso di Damasco, tenutosi dal 22 al 26 novembre 1994, tutti si aspettavano che la vita della WFTU sarebbe terminata. I leader francesi della CGT ne erano così sicuri che invitarono addirittura le delegazioni africane a non partecipare al Congresso perché, come dissero, si trattava di una riunione formale che avrebbe deciso lo scioglimento.

Tuttavia, data la situazione critica, oltre agli opportunisti e all’aristocrazia sindacale del mondo occidentale, sono giunti a Damasco anche i leader sindacali di molti paesi del mondo, indipendentemente dal fatto che i loro sindacati fossero affiliati o meno alla WFTU. Erano quadri politici e sindacali che ogni sera, durante tutto il Congresso e in riunioni speciali, analizzavano la situazione e stabilivano le tattiche per il giorno successivo del Congresso.

In questi incontri, Pedro Ross Leal, segretario generale della CTC cubana e membro dell’Ufficio Politico del Partito Comunista di Cuba, è stato il primo a parlare; poi è toccato a K. L. Mahendra dell’A.I.T.U.C.-India, così come altri leader del movimento di classe. Vorrei anche sottolineare per la loro posizione intransigente il veterano comunista vietnamita e segretario generale del V.G.C.L., Cu Thi Hau, il siriano Iz Al-Din Nasser, leader del G.F.T.U. e molti altri, come il siriano Adib Miro, i sindacalisti libici e tanti altri.

Alla fine della giornata, il Congresso di Damasco ha deciso a maggioranza che la WFTU deve continuare a operare e ha adottato misure per il suo rafforzamento e la sua modernizzazione.

Allo stesso tempo, quando parliamo di lotta ideologica, dobbiamo dire che in occasione del dibattito sull’esistenza o meno della WFTU, al Congresso di Damasco, i punti chiave della lotta si sono sviluppati intorno all’analisi della classe operaia, come ad esempio l’esistenza o meno di una classe operaia, l’esistenza o l’abolizione della lotta di classe con la collaborazione di classe e molto altro. Era un conflitto generalizzato perché entrambi i poli erano forti. Entrambe le linee.

Il russo Alexander Zharikov è stato rieletto segretario generale della WFTU e l’indiano Indrajit Gupta è stato eletto presidente. I cubani e molti altri delegati hanno proposto di sostituire Alexander Zharikov dalla carica di segretario generale, ma senza avanzare una proposta realisticamente diversa. Pertanto, poiché non è stato possibile trovare un altro leader sindacale disponibile, alla fine è stata decisa la rielezione del compagno russo, nonostante i sindacati russi si fossero già allontanati dalla WFTU.

Nel complesso, possiamo dire che il 13° Congresso non ha risolto – e non ha potuto farlo – in larga misura le questioni che hanno continuato a tormentare l’esistenza della WFTU in futuro, ma ha posto le basi per il contrattacco, ha formato una generazione di sindacalisti, ha “galvanizzato” una parte delle nostre forze e ha dato una risposta concreta a chi diceva che il movimento di classe era clinicamente morto.

La strada da percorrere era ancora lunga, ma le fondamenta erano state gettate, ora potevamo iniziare a costruire da una base.

Quelli di noi che erano a Damasco nel 1994 e che si sono schierati dalla parte giusta della storia della lotta di classe, oggi provano un’umana soddisfazione per l’attuale livello della WFTU.

Al 14° Congresso di Nuova Delhi sei stato nominato Vicepresidente della WFTU e Segretario dell’Ufficio Europeo. Quali obiettivi ti sei posto a partire dalla leadership?

Prendo il filo direttamente dalla fine della risposta precedente per dimostrarti che il periodo tra il 1994 e il 2000 non è stato facile. La correlazione negativa e le conseguenze della controrivoluzione pesavano sempre più ovunque. Decine di organizzazioni sindacali si sono disaffiliate dalla WFTU e si sono affrettate a piegarsi alla Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi.

Infatti, molti di loro, impauriti, sfiduciati e preoccupati per il proprio lavoro, hanno firmato vari documenti in cui rifiutano il proprio passato e la propria storia. Figure tragiche di persone senza principi o valori. Fino al 2000, i sindacati di tutti gli ex paesi socialisti dell’Europa orientale e di molti paesi africani e asiatici si sono disaffiliati dalla WFTU.

I negoziati, ovvero il ruolo di intermediario per la disaffiliazione di queste organizzazioni dalla WFTU, nonché le discussioni per la loro affiliazione alla ICFTU, furono assunti dagli allora quadri dirigenti della CGT francese, della CCOO spagnola e della CGIL italiana.

In questo modo, questi leader davano “esami” di fedeltà e devozione ai loro capi. Sono diventati servi dei monopoli e delle transnazionali. L’allora dirigenza della CGT francese negli anni 1993-1995, sicura dell’imminente scioglimento della WFTU, caricò gli archivi dell’organizzazione dalla sede di Praga su due grandi camion e li portò a Parigi. In seguito, quando la sede della WFTU si trasferì in Grecia, vennero avviati degli sforzi per recuperare gli archivi, ma purtroppo finora senza alcun risultato.

È in queste circostanze, quindi, che il 14° Congresso della WFTU si è tenuto a Nuova Delhi, in India, dal 23 al 28 marzo 2000. A questo Congresso hanno partecipato 421 delegati e osservatori provenienti da 65 paesi. Il numero reale di iscritti di quel periodo dovrebbe essere di circa 30 milioni di lavoratori. Il Congresso è stato sostenuto finanziariamente soprattutto dai lavoratori indiani che hanno raccolto i fondi necessari. L’intera organizzazione del congresso si è basata sul lavoro dell’AITUC e delle altre organizzazioni affiliate e amiche del paese.

D’altra parte, un elemento positivo è che erano già passati nove anni dai rovesci del 1989-1991 e, a poco a poco, molti leader sindacali hanno visto più chiaramente che la nuova situazione creava molti problemi alla classe operaia mondiale; hanno osservato che la globalizzazione capitalista portava grande povertà a molti e grandi profitti a pochi.

In questo stesso periodo è stato dimostrato ancora una volta che la CISL non solo non è cambiata, ma era diventata un partner ancora più fedele degli imperialisti. Ha sostenuto apertamente la guerra della NATO contro la Jugoslavia, ha appoggiato e fatto propaganda per il bombardamento di Belgrado, mentre le leadership sindacali in Italia, con la CGIL in testa, hanno applaudito il governo italiano che ha organizzato gli attacchi aerei della NATO contro la Serbia dalla base aerea di Aviano.

Inoltre, la CISL ha preso apertamente posizione a favore degli imperialisti nella guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq e l’Afghanistan. È emerso chiaramente che, nelle nuove circostanze, il ruolo reazionario di questa organizzazione, la sua azione e la sua pratica hanno aiutato un numero significativo di leader sindacali progressisti a rendersi conto della verità e a riporre nuovamente la loro fiducia nella WFTU.

Il 14° Congresso di Nuova Delhi ha preso decisioni che riguardano tutti gli sviluppi internazionali in tutti i campi. Tutti i compagni indiani hanno contribuito e lavorato con entusiasmo ed efficacia. Inoltre, il loro contributo è stato significativo nell’orientare la WFTU verso posizioni più corrette, antimperialiste e antimonopolistiche.

Inoltre, in India si è discusso nuovamente dell’elezione di un nuovo Segretario Generale. Indiani e cubani hanno insistito per la sua sostituzione. Ma alla fine è stato rieletto il russo Alexander Zharikov, a cui va riconosciuto il merito di aver contribuito a mantenere in vita la WFTU, anche se con poche forze. Se fosse stato sciolto, il percorso di ricostruzione sarebbe stato ancora più difficile.

Alexander Zharikov è stato un dirigente politico del Komsomol, con un’importante azione nel movimento studentesco e giovanile mondiale, con una buona cultura e una  educazione. La sua candidatura alla carica di leader della WFTU è stata presentata e proposta nel 1990, soprattutto per l’esperienza acquisita a livello internazionale grazie ai suoi precedenti incarichi. La sua elezione a Segretario Generale nel 1990 coincise con il periodo epocale dei rovesciamenti.

Pertanto, quando il mondo si è capovolto, Alexander Zharikov non aveva alcuna esperienza precedente del movimento sindacale e delle sue organizzazioni. Di conseguenza, la WFTU, pur avendo una forza considerevole in tutto il mondo, rimase semplicemente a guardare le cose cambiare.

Ora, in un’analisi generale, possiamo dire che il periodo del 14° Congresso coincide con lo smascheramento della “nuova era” annunciata dagli imperialisti dopo i rovesciamenti e con la rivelazione del “volto brutale” del nuovo ordine di cose. Il Congresso ha “spinto” la WFTU verso posizioni e analisi più corrette e l’ha aiutata a recuperare molte delle caratteristiche di classe che aveva perso.

Così, il Congresso di Nuova Delhi ha dato un altro bacio alla WFTU, ma è rimasto “reticente” sui cambiamenti in cui avrebbe promosso ulteriormente la sua azione e approfondito il suo intervento. Sono stati fissati obiettivi ambiziosi ma, in un momento propizio per l’organizzazione del nostro contrattacco con condizioni migliori, si è perso tempo prezioso per avviare un percorso di crescita come quello scatenato dal Congresso dell’Avana del 2005.

All’Avana sei stato eletto Segretario Generale. Qual era la situazione della WFTU nel 2005?

Si noti che anche dopo il Congresso di Nuova Delhi, in alcuni settori della dirigenza e degli affiliati della WFTU esistevano ancora idee sbagliate e illusioni. Alcuni si sono persino illusi sulla possibilità di “cooperazione” con la CISL.

Vorrei ricordare che anche un incontro tra una delegazione ufficiale della WFTU e una delegazione di 6 membri della ICFTU (tra cui l’allora Segretario Generale Bill Jordan) ha avuto luogo presso la sede di Bruxelles nel 2001, dove abbiamo semplicemente concordato di… non essere d’accordo.

Prima di questo incontro, i tre membri della delegazione WFTU avevano prospettive diverse sia sull’obiettivo che sulle tattiche da adottare durante l’incontro. Ma l’obiettivo di… “un’azione congiunta” si dimostrò subito ridicolo quando Bill Jordan iniziò ad attaccarci e a diffamare la WFTU; quindi, quando A. Zharikov consegnò loro una fotocopia del rendiconto finanziario della CIA che mostrava alcuni importi di cui la CISL aveva beneficiato, i gialli… diventarono davvero “gialli” e iniziarono ad accusarci di essere finanziati dal KGB.

Così, coloro che si illudevano sul ruolo della leadership dell’ICFTU sono stati costretti a mettere i piedi per terra. Sai, ho anche avuto conversazioni con quadri della WFTU che erano ansiosi di sapere se l’ICFTU avrebbe invitato la WFTU al suo prossimo Congresso!

Allo stesso tempo, nel periodo successivo al 14° Congresso di Nuova Delhi, l’azione della WFTU, soprattutto a livello centrale, era ancora molto debole. Era timido, introverso e rivolto verso l’interno. Inoltre, alcune altre organizzazioni si sono disaffiliate dalla WFTU, ad esempio Kuwait, Libia, Angola, ecc.

Nel frattempo, però, la situazione a livello internazionale cominciava a essere più chiara. I partiti comunisti, in coordinamento e collaborazione con i movimenti sindacali di classe, hanno iniziato a elaborare la loro strategia nelle nuove condizioni. Nuove elaborazioni e analisi hanno aiutato il movimento di classe a risorgere. In questo contesto, sono iniziati i dibattiti sul ruolo che la WFTU dovrebbe svolgere, sulla necessità di aggiornare il suo programma e sul cambiamento del suo gruppo dirigente.

Quindi le condizioni erano già troppo mature per procedere con il contrattacco dei lavoratori e la riorganizzazione della Federazione. Alla riunione del Consiglio Presidenziale della WFTU tenutasi ad Atene dal 31 ottobre al 1° novembre 2004, la delegazione cubana è stata la prima a prendere apertamente la guida delle rispettive discussioni. Questo ha portato a un incontro speciale a Ginevra con i leader sindacali di Cuba, India, Grecia, Siria, Cipro e Francia.

Inoltre, a Damasco si sono tenuti incontri bilaterali tra il GFTU-Siria e il PAME-Grecia. Tutte le organizzazioni rimaste affiliate alla WFTU, in uno spirito di fratellanza e cameratismo, hanno unanimemente ritenuto necessari cambiamenti a tutti i livelli. Le nuove condizioni richiedevano anche nuove misure. Sono necessarie azioni e iniziative concrete.

In questo senso, il 15° Congresso della WFTU si è tenuto all’Avana, Cuba, dall’1 al 4 dicembre 2005, con la partecipazione di 870 delegati provenienti da 87 paesi del mondo. Durante il Congresso si sono tenute serie discussioni in riunioni regionali separate di delegati provenienti dall’Asia-Pacifico, dall’Europa, dall’America Latina, dall’Africa e dal mondo arabo.

Come è noto, il Congresso si è chiuso con una votazione sul nuovo programma e sul cambio di leadership. Chi di noi era presente ricorda che durante la chiusura del 15° Congresso c’era un’atmosfera di entusiasmo; si era risvegliata la speranza di una nuova direzione per la WFTU.

Credo che molte conclusioni sullo spirito di quel periodo e sulle priorità che ci siamo dati come movimento sindacale di classe si possano trovare nel primo documento ufficiale della nuova fase della WFTU dal titolo: “Le 10 nuove priorità della WFTU“.

In questo senso, indicative della nuova direzione della WFTU furono le prime decisioni prese dal nuovo Segretariato: la sede della WFTU è stata spostata da Praga ad Atene. La ragione principale di questa scelta è che nella Repubblica Ceca l’organizzazione era perseguitata dallo Stato e dai suoi servizi e, sfortunatamente, non c’era nessuna organizzazione sindacale nel paese che potesse sostenere la WFTU nella sua nuova impresa, sia dal punto di vista sindacale che finanziario.

Di conseguenza, sulla base della decisione unanime degli organi competenti, la nuova sede del WFTU è stata preparata grazie al lavoro volontario dei lavoratori greci e al sostegno finanziario delle Federazioni affiliate al PAME. Dal 1° gennaio 2006, la sede centrale ha iniziato a funzionare ad Atene con un nuovo team e nuove finanze. La nuova era era iniziata.

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