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Novara. Il sindacato conflittuale contro il Ttip

Martedì 12 maggio si è tenuto a Novara un affollato incontro pubblico dal titolo “Fermiamo il  Trattato di libero scambio UE – USA”, con la partecipazione di Alessandra Algostino, docente di diritto costituzionale comparato all’Università degli Studi di Torino, Ivo Orrù del Comitato Stop TTIP Milano e Paola Palmieri dell’esecutivo nazionale USB dipartimento internazionale, introduzione di Norberto Breccia di USB Novara.

Le relazioni e i molti interventi hanno evidenziato i gravi rischi e ripercussioni che sono previsti dall’accordo di libero scambio tra i due continenti (UE ed USA), peraltro tenuto parzialmente secretato.

E’ stato evidenziato come l’obbiettivo dichiarato del TTIP sia quello di costruire la più grande area di libero scambio al mondo attraverso l’ eliminazione delle barriere tariffarie che ancora limitano i flussi commerciali tra Usa ed Europa, rimuovere gli ostacoli esistenti  per facilitare acquisto e vendita di beni e servizi tra i due continenti, pur tuttavia, essendo già ridotte all’osso le barriere economiche (“dazi”) ed essendo per ora esclusi i sevizi finanziari da tale trattato, il citato abbattimento si tradurrebbe in un abbattimento delle tutele al lavoro ed alla salute. In Italia sono coinvolti, in particolare, il settore agricolo, industriale ed i servizi pubblici.

L’ abbattimento dei regolamenti porterebbe quindi all’inevitabile degrado dei livelli di salute dell’ambiente, alla cancellazione del diritto alla salute e del sistema sanitario, quello all’istruzione e al lavoro buono, in sintesi, verrebbero cancellate  norme europee di salvaguardia dell’ambiente, della salute, dei diritti del lavoro a favore di quelle degli stati Uniti.

I relatori, hanno rimarcato come primo blocco di diritti ad essere minacciato e’ quello alla protezione del lavoro.
In discussione c’è l’ipotesi di come cancellare definitivamente i diritti del lavoro già pesantemente attaccati dai recenti governi, in Italia – basta pensare al jobsact – adeguando il nostro paese alla normativa americana ” rights to works”  definito dai sindacati americani Anti Union- Act. La sostanza sarebbe una nuova e più accanita concorrenza a ribasso tra i lavoratori sui loro diritti e retribuzioni.

Gravissime conseguenze e pericoli  si avrebbero sulla sostenibilità ambientale, a partire, ad esempio, dalla tecnica (fracking)  estrattiva gas di scisto che negli USA  richiede  l’ uso di una procedura ferale per le falde acquifere ed il suolo sottostante i giacimenti e le zone limitrofe. Si spalancherebbero le porte dell’ Europa ( Polonia, Danimarca e Francia sono  regioni ricche di questo gas) alle imprese americane del settore e altre conseguenze si avrebbero riguardo all’importazione e all’uso degli Ogm e delle carni trattate con ormoni o sterilizzate con cloro-derivati, in Europa non consentite.
Un altro aspetto interessante evidenziato è quello che col trattato le imprese avrebbero la possibilità, qualora si volessero opporre ad una regolamentazione statale o comunitaria troppo severa, di rivolgersi ad un organismo arbitrale terzo, di natura privata, l’ISDS (Investor State Dispute Settlement). Avrebbero così  un potente strumento per contrastare politiche e leggi divergenti dalle loro strategie aziendali, strumento che addirittura permetterebbe, come già avvenuto, di infliggere multe a Stati su richiesta di multinazionali.
E’ stata unanime e condivisa la necessità di contrastare con una mobilitazione a tutto campo il trattato, ma anche le politiche economiche e sociali perseguite dall’Unione Europea che stanno “affamando” i paesi membri e perseguendo la definitiva distruzione del Welfare a favore degli interessi dei gruppi finanziari e delle grandi imprese per mantenere e, anzi, accrescere, il controllo sulle condizioni sociali e materiali delle popolazioni per salvaguardare i profitti.

I partecipanti si sono impegnati ad invitare a far  sottoscrivere la petizione per chiedere alla Commissione Europea l’immediato arresto delle trattative sul TTIP. Una  raccolta di firme che prosegue intercettando il crescente consenso dell’opinione pubblica sul tema, con l’intento di arrivare ai  2 milioni entro i prossimi mesi , con firme ad oggi raccolte di  oltre un milione e 700 mila cittadini europei. E’ sempre più dimostrabile, quindi, che l’attuale modello di Unione Europea sia incompatibile con la democrazia di fatto e che quest’ultima sia incompatibile con il capitalismo.
In conclusione i relatori ed i partecipanti hanno evidenziato la possibilità di ottenere un successo nell’arrestare le trattative sul TTIP in quanto in atto vi è uno scontro tra poteri imperialisti che potrebbe concludersi con un nulla di fatto, per questo hanno altresì richiamato la necessità e la possibilità di contrastare le politiche governative, di mera esecuzione dei diktat imposti dalla Commissione Europea, nelle già gravi condizioni economiche e sociali e nelle sue ulteriori e continue coerenti linee anche attraverso la ripresa del conflitto sindacale e sociale, partecipando e unendo le tante iniziative di contrasto territoriali e generali.

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