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30 de agosto: día internacional del detenido desaparecido

Il 21 dicembre 2010, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 65/209 ha deciso di dichiarare il 30 agosto la Giornata internazionale delle vittime delle sparizioni forzate. L’obiettivo era “invitare gli Stati membri, il sistema delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali e regionali, nonché la società civile, a osservare questa giornata”.

La sparizione forzata è stata spesso utilizzata come strategia per infliggere il terrore ai cittadini. La sensazione di insicurezza che questa pratica genera non si limita ai parenti stretti della persona scomparsa, ma colpisce la sua comunità e la società nel suo insieme.

E l’impunità ancora diffusa per la pratica della sparizione forzata.

Si ritiene che tra il 1976 e il 1983 in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del CONADEP) su 40.000 vittime totali.

Che fine facevano i desaparecidos?

Una volta arrestate, le vittime erano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione, senza alcun processo, quasi sempre torturate, a volte per mesi, e solo in rari casi, dopo un processo sommario e senza alcuna garanzia legale, gli arrestati vennero rimessi in libertà.

Tipico del fenomeno dei desaparecidos fu la segretezza con cui operarono le forze governative; gli arresti e i sequestri avvenivano spesso di notte e in genere senza testimoni, così come segreto rimaneva tutto ciò che seguiva all’arresto.

Le autorità non fornivano ai familiari la notizia degli avvenuti arresti e gli stessi capi di imputazione erano solitamente molto vaghi; della maggioranza dei desaparecidos non si seppe effettivamente mai nulla e solo dopo la caduta del regime militare e il ritorno alla democrazia, con la pubblicazione del rapporto “Nunca más” (mai più), che permise la ricostruzione di una parte degli avvenimenti e della sorte di un certo numero di “scomparsi”, fu possibile conoscere che molti di loro furono detenuti in campi di concentramento e in centri di detenzione clandestini, torturati e infine assassinati segretamente, con l’occultamento delle salme in fosse comuni o gettati nell’Oceano Atlantico o nel Rio de la Plata con i cosiddetti voli della morte.

La sparizione forzata è un fenomeno che si è verificato anche in altri paesi e in altri momenti storici, facendo del termine spagnolo una parola mantello d’uso comune. Tale fenomeno è stato riconosciuto come crimine contro l’umanità dall’articolo 7 dello Statuto di Roma del 17 luglio 1998 per la costituzione del Tribunale Penale Internazionale e dalla risoluzione delle Nazioni Unite numero 47/133 del 18 dicembre 1992.

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