La riforma tributaria, l’aumento del prezzo della benzina e le occupazioni di terre hanno portato migliaia di persone legate ai partiti di opposizione nelle strade della Colombia lunedì, nella prima manifestazione contro l’amministrazione del presidente Gustavo Petro, insediatosi meno di due mesi fa.
La cosiddetta “Grande Marcia Nazionale” ha promosso marce, raduni e sit-in in più di 20 città colombiane e in diverse città degli Stati Uniti, del Messico, di Panama e della Svizzera, ha dichiarato all’agenzia Efe l’architetto Pierre Onzaga, uno degli organizzatori della mobilitazione, annunciando una seconda giornata il 24 ottobre.
Il malcontento che hanno manifestato riguarda, tra l’altro, la riforma fiscale presentata dal ministro delle Finanze José Antonio Ocampo lo scorso agosto, che mira a raccogliere 25 mila miliardi di pesos all’anno (circa 5,55 miliardi di dollari al cambio attuale) ma che colpisce i settori a più alto reddito. Colpiti nelle tasche i settori sociali e i loro partiti sconfitti nelle elezioni sono scesi in piazza.
“Basta Petro”, “siamo sulla strada sbagliata”, “vuole eliminare tutto”, sono state le frasi più ricorrenti a Bogotà, dove due cortei partiti da diverse zone della città hanno raggiunto Plaza de Bolivar, qui ci sono stati alcuni accenni di scontri tra i sostenitori del presidente Petro che hanno circondato i manifestanti e hanno lanciato oggetti contro di loro, ma la situazione non è degenerata.
Un altro punto focale delle manifestazioni è l’opposizione all’accordo “pace totale” tra il governo e le organizzazioni guerrigliere. Giovedì scorso a New York, dove ha partecipato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Petro ha annunciato che nel giro di pochi giorni verrà proposto un cessate il fuoco multilaterale con diversi gruppi armati che si sono avvicinati al governo nel suo progetto di “pace totale”.
I manifestanti hanno inoltre concentrato le loro critiche contro il ministro delle Miniere, Irene Vélez, e sul Ministro della Difesa, Iván Vélasquez.
“Siamo lavoratori, ma qui nel nord del Cauca non abbiamo alcuna protezione quando gli indigeni invadono le fattorie”, ha dichiarato ai giornalisti un uomo che ha detto di possedere una fattoria dove coltiva la canna da zucchero che poi vende agli zuccherifici.
In Colombia i casi di occupazione di terre sono aumentati in diverse regioni del Paese: sono stati rilevati 108 casi, il 36% dei quali nel dipartimento di Cauca (sud-ovest). La maggior parte di queste occupazioni sono effettuate da popolazioni indigene che affermano di voler “liberare la madre terra” dall’eccessivo sfruttamento. Nel nord del Paese ci sono anche occupazioni di terre da parte di contadini che reclamano terreni che sostengono siano stati loro sottratti durante il conflitto.
“Il governo Petro sta dimostrando che le sue riforme non sono popolari, non sono accettabili per la grande maggioranza dei colombiani”, ha dichiarato Enrique Gómez, un ex pre-candidato alle presidenziali e feroce oppositore del governo. Anche Paloma Valencia, senatrice del partito di opposizione Centro Democratico, ha affermato che un’altra ragione delle proteste ha a che fare con il divieto di esplorazione di gas e petrolio “per comprarlo – secondo lei – dal Venezuela, lasciando la Colombia senza sovranità energetica”.
E proprio sul fronte delle relazioni con il Venezuela – conflittuali e tese con i governi colombiani precedenti, – va segnalato che lo scorso lunedì, mentre l’opposizione uribista manifestava contro il governo, con una stretta di mano tra il Presidente colombiano Gustavo Petro e il Ministro dei Trasporti venezuelano, è iniziato il processo di riapertura della frontiera colombiano-venezuelana dal Ponte Internazionale Simón Bolívar; un evento storico che segna il recupero delle relazioni diplomatiche e della pace tra i due Paesi. All’evento hanno partecipato, da parte venezuelana, l’ambasciatore del Venezuela in Colombia, Félix Plasencia, il governatore dello Stato di Táchira, Freddy Bernal, il Ministro dell’Industria e della Produzione Nazionale, Hipólito Abreu, e José David Cabello, oltre ai sindaci dei comuni di confine di Bolívar, Ureña e García de Hevia.
Una disamina delle ragioni dell’opposizione e delle sue manifestazioni di protesta portano ad affermare che il governo Petro in Colombia si sta muovendo nella direzione giusta.
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