Qualcosa si muove sul fronte occidentale. Lentamente, sotterraneamente, ma si muove. Ci limitiamo a registrare alcuni eventi, oltre che le dichiarazioni dei principali protagonisti della guerra in Ucraina.
Di sicuro, come riscontrato anche da numerosi analisti, il fatto che la Cia abbia indicato nei servizi segreti ucraini i responsabili dell’attentato a Mosca in cui è morta la figli di Dugin – spiegando oltretutto che non ne erano stati preventivamente informati, perché altrimenti l’avrebbero fermamente “sconsigliato” – è stato un segnale inviato a Zelensky e al resto della junta paranazista che controlla attualmente Kiev.
Ma se si manda un segnale del genere – “non siamo d’accordo sui vostri metodi e le vostre azioni” – si sta anche dicendo che gli obiettivi per cui Ucraina e Nato stanno combattendo contro la Russia sono alquanto differenti.
Ieri se n’è avuta una dimostrazione esplicita, quasi teatrale.
Volodymyr Zelensky, in un intervento all’Australian Lowy Istitute, think-thank che conduce ricerche politiche, ad un certo punto ha detto che per “escludere la possibilità dell’uso di armi nucleari da parte della Russia”, la Nato “dovrebbe colpire preventivamente”.
Più in dettaglio: “Cosa dovrebbe fare la Nato? Escludere la possibilità di utilizzo di armi nucleari da parte della Russia. Ma la cosa importante, mi rivolgo ancora alla comunità internazionale, è com’era prima del 24 febbraio: attacchi preventivi, in modo che sappiano cosa accadrà se la usano. E non il contrario, aspettare che la Russia colpisca per dire ‘oh, è che sei sei, ora puoi togliercelo’. Riconsiderare il modo in cui applichi la pressione, l’ordine di applicazione”.
Un attacco preventivo della Nato per impedire che Mosca possa usare il proprio armamento nucleare, detto in modo semplice, significa condurre un attacco nucleare, con la logica del first strike, contro le basi missilistiche russe.
Ma molto difficilmente – spiegano tutti gli analisti militari – un colpo del genere potrebbe riuscire ad impedire che i missili russi partano prima che le basi di lancio vengano colpite. A quel punto, ciao umanità, lasceremo ai topi il compito di continuare a popolare la Terra.
Una azione del genere è teorizzata da decenni da piccoli circoli di pazzi scatenati che comunque si riproducono nei think tank più reazionari e in qualche spogliatoio del Pentagono. Stanley Kubrick li ha immortalati per sempre nel Dottor Stranamore, tanto da farne un’icona mondiale dell’imbecille.
Ma se questa follia diventa la richiesta alla Nato da parte di uno pseudo-presidente – chi comandi davvero a Kiev sembra il quinto segreto di Fatima… – mentre infuria una guerra… beh, siamo a un passo dal trasformare il cowboy a cavallo della Bomba da satira cinematografica in realtà da incubo.
E qui arriva – quasi inaspettatamente, ma ad altissimo livello – un secondo messaggio statunitense a Zelenskij.
Parlando ai sostenitori democratici nella casa di Manhattan di James Murdoch, figlio del magnate dei media Rupert Murdoch, Joe Biden ha spiegato che “Non abbiamo affrontato la prospettiva dell’Armageddon dai tempi di Kennedy e della crisi dei missili di Cuba” nel 1962. Ricordando che “Putin non scherza” quando minaccia di usare le armi nucleari.
Non ci rimettiamo qui a spiegare che i media occidentali, avanguardie dei fautori della guerra totale per esigenze di mercato (si vendono più copie, in questo modo), manipolano platealmente la dottrina militare russa secondo cui l’uso di armi nucleari, tattiche o strategiche, può avvenire solo come risposta ad un attacco che mette in discussione l’esistenza del Paese (e dunque come risposta a un attacco nucleare).
Non è questo, infatti, l’aspetto più rilevante in relazione al discorso di Biden, che si mostra persino preoccupato di immaginare “una via d’uscita per Putin”.
“Abbiamo un uomo, lo conosco abbastanza bene“, ha detto Biden. Putin “non scherza quando parla del potenziale uso di armi nucleari tattiche, o di armi chimiche o biologiche, perché il suo esercito è, diciamo, significativamente meno capace“.
“Tuttavia, non credo che ci sia la capacità di (usare) facilmente un’arma nucleare tattica e non finire con l’Armageddon”. “Sto cercando di immaginare quale sia la via d’uscita di Putin. Dove si vede in una posizione in cui non solo perde prestigio, ma anche un potere significativo in Russia?“, ha aggiunto.
In sintesi: la Russia va presa sul serio, non possiamo rischiare l’Armageddon nucleare, inutile illudersi di poter scalzare Putin dal vertice e sostituirlo con qualcuno più “amichevole” nei confronti dell’Occidente.
Una posizione decisamente più realistica di quella di Zelenskij, che nei giorni scorsi è arrivato a emanare un decreto che vieta alle autorità ucraine di trattare con la Russia finché a Mosca comanderà Putin. Decreto ridicolo, se non altro, perché l’unico che potrebbe legittimamente aprire una trattativa con Mosca – se è davvero il presidente effettivo dell’Ucraina – è proprio… Zelenskij.
Ma se al vertice Usa si va facendo strada una posizione più realistica – finire la guerra anche se Putin resta al potere (e lo stesso Biden aveva detto il contrario, a febbraio) – allora questo significa mostrare fin da subito una qualche disponibilità ad aprire una trattativa… vietata da Kiev e nonostante Kiev.
Quasi nelle stesse ore, sarà un caso, il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, fin qui uno dei “falchi” più ossessivi dell’amministrazione Biden, dal lontano Perù buttava lì una dichiarazione inequivocabile: “Quando la Russia dimostrerà seriamente di essere disposta a intraprendere la strada del dialogo, noi saremo pronti. Noi ci saremo”.
Certo, ha poi subito specificato che “purtroppo, al momento, tutto punta nella direzione opposta“. Ma l’importante è per l’appunto nominare una possibilità di trattativa che fin qui era esclusa fin quanto il Cremlino fosse rimasta la casa di Putin.
Due punti fanno una linea e tre descrivono un cerchio, si dice in geometria… Se ne giro di 48 ore da Washington arrivano ben tre segnali dello stesso tipo diventa evidente che gli Usa sono almeno preoccupati per la piega che stanno prendendo gli eventi. E che il guitto che straparla da ogni teleschermo non può “decidere” fin dove deve arrivare questa guerra.
Il gioco è serio e durissimo. E non sono certo i comici di mestiere a poter dettare i tempi…
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Leonardo Bargigli
Sarebbe importante capire quanto c’entrano le incombenti elezioni parziali di novembre
Pasquale
A questa marionetta gli si sono rotti i fili e crea qualche problema al puparo.
EuroDeliri
Magistrale la sintesi del commento di Pasquale…
Moreno Stievano
per ora solo chiacchiere e per dei chiacchieroni come Zelenski e il matusa americano…le parole valgono zero.
chi conta (il puparo) sta dietro.