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Il percorso della Cina verso la “modernizzazione socialista”

Pubblichiamo la traduzione di un contributo a quattro mani sul XX Congresso del Partito Comunista Cinese.

L’articolo uscito su Globetrotter è stato scritto da due importanti intellettuali marxisti “extra-europei”, che mettono in luce ciò che gli analisti occidentali solitamente ignorano: le acquisizioni della storia recente della Cina, in particolare durante la leadership di Xi, non solo dal punto di vista della crescita in quanto tale (comunque spettacolare) e dal ruolo sempre più importante dello sviluppo cinese all’interno dell’economia mondiale, di cui è il secondo maggiore attore.

Dallo sradicamento della povertà alle politiche di transizione ecologica, dalla tutela della salute dei propri cittadini con la politica di “Zero Covid” alla cooperazione paritetica “win-win” con gli altri paesi, la Cina ha raggiunto obiettivi ragguardevoli e continua a porsi sfide ambiziose per gli anni a venire che dovrebbero porsi all’attenzione del dibattito anche tra i marxisti in Occidente.

Certamente lo sviluppo della tendenza alla guerra che nei confronti della Cina si attua attraverso lo sviluppo di una vera e propria “Nuova Guerra Fredda” ed una contrazione dell’economia-mondo, dopo il breve balzo post-pandemico. possono intaccare in parte i piani di Pechino di una sviluppo “pacifico” che metta sempre più al centro la “Comune prosperità”.

Ma è chiaro che una strada è stata tracciata, così come non si faranno concessioni su ciò che la dirigenza del Partito ritiene centrale rispetto agli interessi strategici della Repubblica Popolare, a costo di usare lo strumento militare.

Lasciando alla lettura del testo vogliamo sottolineare un aspetto particolarmente importante, perché mette in luce come il modello di sviluppo cinese si muova, o cerchi di farlo, in antitesi a come si è concretamente sviluppato il modo di produzione capitalista e dunque alle gerarchie che ha creato tra Paesi.

Scrivono gli autori: “Al 20° Congresso, Xi Jinping ha riflettuto sulla storia del colonialismo – compreso il “secolo di umiliazione” della Cina – e sulle implicazioni che questo avrebbe avuto per il futuro della Cina. “Nel perseguire la modernizzazione”, ha detto Xi, “la Cina non percorrerà il vecchio sentiero della guerra, della colonizzazione e del saccheggio intrapreso da alcuni paesi. Quel percorso brutale e sanguinoso di arricchimento a spese di altri ha causato grandi sofferenze ai popoli dei paesi in via di sviluppo. Noi staremo fermamente dalla parte giusta della storia e dalla parte del progresso umano”.

É un messaggio forte indirizzato a tutti quei popoli che possono trovare nella “sponda cinese” per lo sviluppo di un mondo realmente multipolare e nel modello di modernizzazione socialista del Paese dei riferimenti importanti e tangibili se non apertamente antagonisti, senz’altro alternativi a quelli proposti dal blocco euro-atlantico in declino, che mutatis mutandis sono sempre gli stessi.

Buona lettura

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Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha tenuto il suo 20° Congresso Nazionale dal 16 al 22 ottobre 2022. Ogni cinque anni, i delegati dei 96 milioni di membri del PCC si riuniscono per eleggere i suoi massimi dirigenti e per definire la direzione futura del partito. Uno dei temi principali del congresso di quest’anno è il “ringiovanimento” del paese attraverso “un percorso cinese di modernizzazione“. Nella sua relazione al congresso, Xi Jinping, segretario generale del PCC, ha tracciato la strada da seguire per costruire la Cina “in un moderno paese socialista“.

La maggior parte dei commenti dei media occidentali sul congresso ha ignorato le parole che sono state pronunciate a Pechino, optando invece per speculazioni azzardate sulle deliberazioni del partito (compresa l’improvvisa partenza dell’ex presidente cinese Hu Jintao dalla Grande Sala del Popolo durante la sessione conclusiva del congresso, che se n’è andato perché si sentiva male). Si sarebbe potuto guadagnare molto ascoltando ciò che le persone hanno detto durante il Congresso Nazionale, invece di metter loro le parole in bocca.

Modernizzazione socialista

Quando il Partito Comunista prese il potere in Cina nel 1949, il paese era l’11° più povero del mondo. Per la prima volta dal “secolo dell’umiliazione”, iniziato con le guerre britanniche contro la Cina a partire dal 1839, la Cina si è trasformata in una grande potenza e la situazione sociale del popolo cinese è migliorata notevolmente rispetto a quella del 1949.

A pochi passi dalla Grande Sala del Popolo, dove si è tenuto il congresso, si trova la Sala del Memoriale del Presidente Mao, che ricorda l’immenso successo della Rivoluzione cinese del 1949 e il suo impatto sulla società cinese.

Xi Jinping è diventato segretario generale del PCC al 18° Congresso Nazionale del 2012 ed è stato eletto presidente della Repubblica Popolare Cinese nel marzo 2013. Da allora, il Paese ha vissuto cambiamenti significativi. Dal punto di vista economico, il PIL cinese è quasi raddoppiato fino a diventare la seconda economia mondiale, passando da 58,8 trilioni di yuan nel 2013 a 114,37 trilioni di yuan nel 2021; nello stesso periodo, il PIL si è espanso a un tasso del 6,6% all’anno.

Nel frattempo, il PIL pro capite del Paese è quasi raddoppiato tra il 2013 e il 2021, avvicinando la Cina alla fascia dei Paesi ad alto reddito. In termini di economia mondiale, il PIL cinese rappresenta il 18,5% del totale globale nel 2021 e il Paese è responsabile del 30% della crescita economica mondiale dal 2013 al 2021.

Inoltre, nel 2021 la Cina ha prodotto il 30% dei beni mondiali, rispetto al 20% del 2012. Tutto ciò si aggiunge ai decenni di crescita senza precedenti – del 9,8% – annuo dal 1978 al 2014, da quando è stata avviata la riforma economica in Cina nel 1978. Questi risultati economici sono storici e non sono arrivati senza una serie di sfide e conseguenze.

Nel consegnare la relazione all’apertura di questo congresso, Xi ha parlato della situazione che il popolo cinese ha affrontato un decennio fa: “Erano stati raggiunti grandi risultati nella riforma, nell’apertura e nella modernizzazione socialista… Allo stesso tempo, però, una serie di questioni e problemi importanti – alcuni dei quali si stavano accumulando da anni e altri stavano appena emergendo – richiedevano un’azione urgente“.

Ha poi parlato dello “scivolamento verso una leadership di partito debole, vuota e annacquata“, sottolineando che “il culto del denaro, l’edonismo, l’egocentrismo e il nichilismo storico” erano i problemi più profondi di un processo di sviluppo “squilibrato, scoordinato e insostenibile“. Si tratta di un’autocritica significativa da parte dell’uomo che ha guidato il paese nell’ultimo decennio.

La corruzione

Un decennio fa, nel suo discorso al 18° Congresso Nazionale del PCC, il Segretario Generale uscente Hu Jintao ha citato più volte la parola “corruzione”. “Se non riusciamo a gestire bene questo problema“, avvertì, “potrebbe rivelarsi fatale per il partito e persino causare il crollo del partito e la caduta dello Stato“.

Il primo compito di Xi Jinping, dopo aver assunto la carica di segretario generale del PCC, è stato quello di affrontare la questione. Nel suo discorso inaugurale come capo del partito nel 2013, Xi ha detto di essere impegnato a “combattere le tigri e le mosche allo stesso tempo“, riferendosi alla corruzione che si era diffusa dalle alte sfere fino alla base del partito e del governo.

Nel dicembre 2012, il partito ha varato delle regole in “otto punti” per i suoi membri, al fine di limitare pratiche come incontri di scarsa importanza e ricevimenti stravaganti per le visite ufficiali, e ha invocato “diligenza e parsimonia“.

Nel frattempo, un anno dopo il lancio della “campagna di massa” da parte dell’amministrazione di Xi nel giugno 2013, le riunioni ufficiali sono state ridotte del 25% rispetto al periodo precedente alla campagna, 160.000 persone dell’identificato “personale fantasma” sono state rimosse dal libro paga del governo e 2.580 progetti edilizi ufficiali “non necessari” sono stati fermati.

Nell’ultimo decennio, dal novembre 2012 all’aprile 2022, sono stati indagati quasi 4,4 milioni di casi che hanno coinvolto 4,7 milioni di funzionari nella lotta alla corruzione. Sono stati indagati anche membri del Partito. Solo nella prima metà di quest’anno, 24 alti funzionari sono stati indagati per corruzione ed ex ministri, governatori provinciali e presidenti delle maggiori banche statali sono stati espulsi dal partito e condannati a pene severe, tra cui l’ergastolo.

I commenti di Hu Jintao e le azioni di Xi Jinping riflettono la preoccupazione che, durante il periodo di forte crescita dopo il 1978, i membri del PCC si siano sempre più distaccati dal popolo. Nei primi mesi della sua presidenza, Xi ha lanciato la “campagna della linea di massa” per avvicinare il partito alla base.

Nell’ambito della campagna di “riduzione mirata della povertà” lanciata nel 2014, 800.000 quadri del partito sono stati inviati a censire e visitare 128.000 villaggi nell’ambito di questo progetto. Nel 2020, nonostante la pandemia COVID-19, la Cina è riuscita a sradicare la povertà estrema, contribuendo al 76% della riduzione mondiale della povertà fino a ottobre 2015.

Oltre all’auto-correzione del partito, le parole e le azioni forti di Xi contro i corrotti “mosche e tigri” hanno contribuito alla fiducia del popolo cinese nel governo.

Secondo una ricerca del 2020 dell’Ash Center for Democratic Governance and Innovation della Harvard Kennedy School, nel 2016 la soddisfazione complessiva per le prestazioni del governo è stata del 93,1%, con una crescita più significativa nelle regioni più sottosviluppate delle campagne. L’aumento della fiducia nelle aree rurali è dovuto all’incremento dei servizi sociali, alla fiducia nei funzionari locali e alla campagna contro la povertà.

Il lato giusto della Storia

Al 20° Congresso, Xi Jinping ha riflettuto sulla storia del colonialismo – compreso il “secolo di umiliazione” della Cina – e sulle implicazioni che questo avrebbe avuto per il futuro della Cina.

Nel perseguire la modernizzazione“, ha detto Xi, “la Cina non percorrerà il vecchio sentiero della guerra, della colonizzazione e del saccheggio intrapreso da alcuni paesi. Quel percorso brutale e sanguinoso di arricchimento a spese di altri ha causato grandi sofferenze ai popoli dei paesi in via di sviluppo. Noi staremo fermamente dalla parte giusta della storia e dalla parte del progresso umano“.

I funzionari cinesi ci dicono sempre che il loro Paese non è interessato a cercare di dominare il mondo. Quello che la Cina vorrebbe fare è collaborare con altri Paesi per cercare di risolvere i dilemmi dell’umanità.

L’Iniziativa Belt and Road, ad esempio, è stata lanciata nel 2013 con l’obiettivo di una cooperazione e di uno sviluppo “win-win” e finora ha costruito infrastrutture molto necessarie con contratti di investimento e costruzione per un totale di 1.000 miliardi di dollari in quasi 150 Paesi.

L’interesse della Cina nell’affrontare la catastrofe climatica è testimoniato dal fatto che nell’ultimo decennio ha piantato un quarto delle nuove foreste del mondo e che è diventata leader mondiale negli investimenti in energie rinnovabili e nella produzione di veicoli elettrici.

Per quanto riguarda la salute pubblica, la Cina ha adottato una politica COVID-19 che privilegia le vite umane rispetto al profitto, ha donato 325 milioni di dosi di vaccini e ha salvato milioni di vite.

Grazie alle sue iniziative nel settore della sanità pubblica, l’aspettativa di vita media dei cinesi è stata di 77,93 anni nel 2020 e ha raggiunto i 78,2 anni nel 2021, superando per la prima volta l’aspettativa di vita negli Stati Uniti (77 anni nel 2020 e 76,1 nel 2021) che rende questo calo “la più grande diminuzione biennale dell’aspettativa di vita dal 1921-1923“.

I comunisti cinesi non vedono questi eventi senza inserirli nel contesto del lungo processo intrapreso dal governo per raggiungere e garantire il loro sviluppo sociale. Tra 27 anni, la Cina celebrerà il centenario della sua rivoluzione. Nel 1997, l’allora presidente cinese Jiang Zemin parlò dei due obiettivi del centenario – i 100 anni dalla fondazione del Partito Comunista (1921) e dalla Rivoluzione Cinese (1949) – che “sono alla base di tutti i programmi di pianificazione economica a lungo termine della Cina e delle agende di politica macroeconomica contemporanea“.

All’epoca, l’attenzione era rivolta ai tassi di crescita. Nel 2017, Xi Jinping ha spostato l’enfasi di questi obiettivi sulle “tre dure battaglie“: disinnescare i principali rischi finanziari, sradicare la povertà e controllare l’inquinamento. Il nuovo congresso è andato oltre queste “dure battaglie” per proteggere la sovranità cinese ed espandere la dignità del popolo cinese.

 – Vijay Prashad è uno storico, editore e giornalista indiano. È collaboratore di redazione e corrispondente capo di Globetrotter. È editore di LeftWord Books e direttore di Tricontinental: Institute for Social Research. È senior fellow non residente presso il Chongyang Institute for Financial Studies della Renmin University of China. Ha scritto più di 20 libri, tra cui The Darker Nations e The Poorer Nations. I suoi ultimi libri sono Struggle Makes Us Human: Learning from Movements for Socialism e (con Noam Chomsky) The Withdrawal: Iraq, Libia, Afghanistan e la fragilità del potere statunitense.

 – Tings Chak è direttore artistico e ricercatore presso Tricontinental: Institute for Social Research e autore principale dello studio “Serve the People: The Eradication of Extreme Poverty in China”. È anche membro di Dongsheng, un collettivo internazionale di ricercatori interessati alla politica e alla società cinese.

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