Il Parlamento del Perù ha dato mandato alla vicepresidente Dina Boluarte di assumere l’incarico di nuovo presidente del paese sudamericano, dopo aver approvato la rimozione del presidente in carica Pedro Castillo.
Subito dopo, il presidente della giunta parlamentare, José Williams, ha convocato una sessione plenaria per giurare sulla vicepresidente Dina Boluarte come nuova presidente del Perù, che si è prestata così a tradire il mandato popolare che l’ha eletta a suo tempo come dirigente di Castillo.
Ore prima, la decisione del Congresso peruviano contro Castillo è stato approvato con 101 voti a favore e ha convocato la Boluarte alla sessione plenaria convocata per le 15:00 di ieri.
Telesur riferisce come il Congresso ha indicato che, in conformità con il regime di successione presidenziale stabilito dall’articolo 115 della Costituzione peruviana, Boluarte dovrebbe assumere l’incarico.
Dopo il giuramento, Boluarte ha dichiarato che “assumo la carica di presidente costituzionale della repubblica consapevole dell’enorme responsabilità che mi spetta e la mia prima invocazione è quella di convocare la più ampia unità di tutti i peruviani”.
“Sta a noi parlare, dialogare, raggiungere un accordo, cosa tanto semplice quanto impraticabile in questi mesi. Chiedo un ampio processo di dialogo tra tutte le forze politiche rappresentate o meno al Congresso”, ha detto durante il suo discorso.
Inoltre, ha rivolto una specifica richiesta alle forze presenti in Parlamento – come noto dominato dalla destra – per chiedere “una tregua politica per insediare un governo di unità nazionale. Questa alta responsabilità deve essere assunta da tutti”.
La deposizione di Castillo è stata approvata dopo che questi aveva annunciato lo scioglimento temporaneo del Congresso e l’istituzione di un governo di emergenza. A tale scopo aveva indetto le elezioni per rinnovare il Parlamento, decretato il coprifuoco nazionale e riorganizzato il sistema giudiziario.
Dopo questa decisione, diversi ministri del suo gabinetto si sono dimessi dai rispettivi incarichi per esprimere il loro rifiuto del provvedimento, mentre settori della popolazione si sono mobilitati nelle strade per esprimere sia il loro malcontento che il loro sostegno a Castillo.
L’annuncio di Castillo è arrivato quando il presidente stava affrontando un terzo tentativo di impeachment in un anno e mezzo di mandato promosso da un Parlamento in cui era minoranza e che avrebbe discusso la sua possibile rimozione per “incapacità morale permanente”.
La Procura stava indagando sul presidente in sei procedimenti preliminari, la maggior parte per una presunta corruzione fin qui non provata. Il presidente peruviana ha negato le accuse, ma non è stato ascoltato.
Resumen Latinoamericano commenta che “Nonostante le contromarce permanenti di Castillo, la verità è che la destra Fujimori non gli ha permesso di governare dal momento in cui è entrato in carica, generando una dopo l’altra manovre destabilizzanti, che oggi sarebbero culminate con la sua destituzione”.
Dopo aver annunciato lo scioglimento del Congresso, l’ex presidente peruviano Castillo ha lasciato la sede del Palazzo del Governo e, successivamente risulta detenuto nella caserma della Settima Regione di Polizia di Lima.
L’agenzia Prensa Latina riferisce che Castillo era accompagnato dall’ex primo ministro Aníbal Torres, avvocato che ha assunto la sua difesa dopo le dimissioni dei suoi precedenti avvocati, Benji Espinoza ed Eduardo Pachas, che dimessi perché in disaccordo con lo scioglimento del Congresso.
Non si sono dimessi dai loro incarichi nemmeno il primo ministro Betssy Chávez, il ministro degli Esteri César Landa e i responsabili di giustizia, economia, lavoro, commercio estero, ambiente e affari femminili.
Il fattore decisivo per l’esito finale è stato il rifiuto dei capi delle forze armate e della polizia di sostenere lo scioglimento del ramo legislativo.
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