Uno degli ultimi atti del governo Gentiloni è stato l’approvazione del decreto sulle missioni militari. Con deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata il 28 dicembre 2017 non solo è stata confermata la proroga di quelle in corso, ma si è varato l’avvio di nuove missioni militari sia in ambito NATO ed europeo che derivanti da accordi bilaterali.
I nuovi interventi militari sono concentrati in Africa “ritenuta di prioritario interesse strategico in relazione alle esigenze di sicurezza e difesa nazionali” (da delib. Consiglio Ministri). La ministra della Difesa Roberta Pinotti, in audizione con Alfano davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera in seduta congiunta, ha spiegato che l’Italia si avvia a ridurre i propri contingenti in Iraq ed Afghanistan per schierare “nostri” uomini in Niger, Libia, Tunisia, Marocco e Repubblica Centro-africana. Il voto che, su richiesta di alcune forze politiche in cerca di ulteriori chiarimenti, si terrà oggi 17 gennaio alla sola Camera, si profila un via libera ampio e bipartisan.
Le nuove missioni costeranno, solo per il 2018, circa 125 milioni di euro che, aggiunti ai costi degli interventi già in corso, fanno salire le spese per le missioni a 1.504 milioni di euro contro i 1.427 del 2017. Ma, come hanno ribadito Pinotti e Alfano: “i militari italiani in Africa sono fondamentali per l’interesse nazionale”, dove per interesse nazionale si deve intendere la necessità per le nostre imprese, ENI in testa ovviamente, di lucrare profitti e accaparrarsi una fetta di quei tesori che questi paesi custodiscono (dall’uranio al petrolio, dall’oro alle terre fertili). Poco importa, quindi, se per finanziare l’apparato che serve a tutelare gli interessi di lor signori bisognerà tagliare ancora le spese sociali italiane e meno che mai che a pagare il prezzo più alto continuino ad essere quei popoli saccheggiati dal colonialismo di ieri ed affamati e devastati dal neocolonialismo di oggi dei paesi e delle istituzioni finanziarie occidentali.
Di fatto, con la scusa della crescente violenza terroristica, la necessità di fermare il flusso di immigrati e smantellare la rete dei mercanti di esseri umani, l’Italia, in collaborazione ed in concorrenza con gli altri predoni occidentali, sta preparando una nuova campagna d’Africa.
L’intervento militare in Niger (che comprende anche Mali, Burkina Faso, Benin, Mauritania, Ciad, Nigeria e Repubblica Centrafricana), con lo schieramento di 470 soldati italiani + 130 mezzi terrestri + 2 aerei trasporto merci e truppe, e la nuova missione in Libia, con l’ampliamento del contingente italiano (400 uomini + 130 mezzi terrestri + mezzi navali), sono emblematici degli appetiti e della volontà dell’Italia di conquistare un “posto al sole” in un’area che vede concorrenti ben più agguerriti (v. Francia ed USA) e per niente disposti a dividere l’osso.
Sugli schieramenti e gli interessi in quest’area torneremo con un documento più puntuale. Per il momento vi invitiamo a leggere l’articolo di Manlio Dinucci che sintetizza le nuove missioni decise dal governo Gentiloni e la lettera aperta ai parlamentari italiani del missionario in Niger Mauro Armanino, non nuovo a denunciare le politiche di sopraffazione e sfruttamento dei popoli africani da parte del ricco Occidente così come il falso umanitarismo di tante ONG, vere e proprie forze non armate al servizio dell’imperialismo.
Per visionare i documenti ufficiali
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/334699.pdf (Relazione sullo stato delle missioni militari)
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/334698.pdf (Deliberazione Consiglio dei Ministri)
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