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L’era delle sanzioni Usa è arrivata al capolinea?

La domanda se la pone – ed è questo che rende interessante l’articolo – una rivista come Foreign Affairs, organo dell’influente Council on Foreign Relations, think tank che ha annoverato dal 1921 ad oggi dozzine di Segretari di Stato, direttori della CIA, banchieri, avvocati, professori, esponenti dei media. In pratica, la voce dell’l’élite dell’establishment americano.

Per molti anni, gli USA hanno usato efficacemente l’arma delle sanzioni (unilaterali, non decisa dall’Onu)  per imporre il loro ordine mondiale e mettere in riga i Paesi ribelli.

Sul sito del Ministero del Tesoro statunitense, è possibile leggere un lunghissimo elenco di paesi sottoposti a sanzioni unilaterali da parte degli USA.

Ma, fatalmente, questo approccio ha indotto a poco a poco il resto dal mondo a organizzarsi e cercare scappatoie per liberarsi dallo strapotere statunitense e le ha trovate in una combinazione fatta di

1) accordi di scambio in altre valute;

2) alternative allo SWIFT (sistema di pagamento elettronico);

3) valute digitali;

Il potere degli Stati Uniti di imporre sanzioni ad altri paesi deriva dal primato del dollaro USA e dalla capacità ad ampio raggio degli Stati Uniti di supervisionare i canali finanziari globali. Ha senso, quindi, che i nemici degli Stati Uniti cerchino innovazioni finanziarie che riducano questi vantaggi degli Stati Uniti. Sempre più spesso, tali paesi li hanno trovati con accordi di scambio di valuta, alternative allo SWIFT e valute digitali” (…)

Presi separatamente, accordi di scambio di valuta, sistemi di pagamento alternativi e valute digitali non avrebbero un grande impatto sull’efficacia delle sanzioni statunitensi. Ma insieme, queste innovazioni stanno dando sempre più ai paesi la possibilità di condurre transazioni attraverso canali a prova di sanzioni. Questa tendenza sembra irreversibile.

Non c’è motivo di credere che le relazioni tra Washington e Pechino o tra Washington e Mosca miglioreranno in tempi brevi. Lo scenario più probabile è che le cose peggiorino, spingendo Pechino e Mosca a raddoppiare i loro sforzi per rimanere immuni alle sanzioni“.

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