La Turchia ha annunciato di aver annullato una visita programmata del ministro della Difesa svedese, Pal Jonson.
La visita del ministro svedese era finalizzata a superare le obiezioni di Ankara alla richiesta di adesione della Svezia alla Nato. “La visita del ministro della Difesa svedese Pal Jonson in Turchia prevista il 27 gennaio ha perso significato, quindi la abbiamo annullata”, ha dichiarato il ministro della Difesa turcoHulusi Akar.
La Turchia ha usato come pretesto l’autorizzazione per lo svolgimento di una manifestazione anti-turca a Stoccolma per protestare contro l’estradizione dei rifugiati politici curdi e turchi dal paese. La Svezia ai primi di dicembre ha già estradato un rifugiato politico curdo – Mahmut Tat – indicato della lista nera compilata da Ankara.
Mahmut Tat, condannato in Turchia a sei anni e 10 mesi di carcere per appartenenza al Pkk , si era rifugiato in Svezia nel 2015 ma la sua richiesta di asilo è stata respinta. Tat era stato spedito a Istanbul ai primi di dicembre dopo essere stato arrestato dalla polizia svedese, ed era stato prelevato dalla polizia turca poco dopo il suo arrivo all’aeroporto di Istanbul
La Svezia come la Finlandia aspettano da mesi la ratifica del Parlamento di Ankara della loro adesione alla Nato. Senza il via libera di tutti i membri dell’Alleanza atlantica, i due paesi sono destinati a restare eterni candidati.
Nei giorni scorsi c’è stato negli Stati Uniti un incontro tra il segretario di Stato Usa, Antony Blinken con il ministro degli Esteri Cavusoglu, la prima dopo due anni dall’insediamento dell’amministrazione Biden.
Sul tavolo dei responsabili delle politica estera c’è il dossier sull’allargamento della Nato a Svezia e Finlandia, ma c’è anche il rognoso dossier sugli armamenti che la Turchia non riesce ad ottenere dagli Stati Uniti da quando Ankara è intervenuta militarmente in Siria bombardando le milizie curde. Ma a irritare gli Usa e la Nato è stato soprattutto l’acquisto nel 2019 da parte della Turchia di un sistema antimissile dalla Russia.
Ankara vorrebbe acquisire i jet militari F-16 statunitensi, ma il Congresso Usa ha escluso la vendita dei caccia bombardieri al Paese. Potrebbe però cambiare idea qualora Ankara dovesse impegnarsi a far entrare Svezia e Finlandia nella Nato. Ma il governo turco non sembra fin qui disponibile ad un simile compromesso. “Se gli Stati Uniti ci dicessero che dobbiamo ratificare l’adesione della Svezia e della Finlandia alla Nato per ottenere i jet F-16 dagli Usa, questo ci porterebbe a un vicolo cieco”, ha detto all’agenzia Reuters il vicepresidente della commissione Affari esteri del Parlamento turco, Berat Conkar.
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Gianni Sartori
SEMPRE DIFFICILE LA SITUAZIONE DEI PROFUGHI SUL CONFINE TURCO-IRANIANO (MA ANCHE SU QUELLO TURCO-GRECO NON SI SCHERZA)
Gianni Sartori
Risale a un anno fa la notizia della madre che per proteggere le mani dei figli dal congelamento si era tolta i calzini (così riportavano in genere i media, ma in realtà si era tolta anche le scarpe dandole ai bambini) tentando di attraversare il confine sul confine turco-iraniano. La donna, una profuga afgana, aveva proseguito con i piedi avvolti in sacchetti di plastica ed era poi morta assiderata.
Non si era però insistito più di tanto sul fatto che per almeno due volte era stata fermata e maltrattata dalle guardie di frontiera turche e respinta in Iran. Dove le guardie iraniane l’avevano abbandonata al suo destino.
Solo i bambini, con le estremità ormai congelate, venivano soccorsi dagli abitanti di un villaggio.
Come già da tempo denunciavano alcune Ong e un gruppo di avvocati di Van, ai rischi connessi con i rigori invernali bisogna aggiungere quello di venir intercettati dai soldati turchi e di subire maltrattamenti e torture.
E’ cosa nota che i rifugiati vengono utilizzati come “moneta di scambio” dal regime di Erdogan per condizionare la politica dell’Unione europea. Soprattutto per ottenere finanziamenti in cambio del controllo esercitato da Ankara sui flussi migratori.
Solo in quelle prime settimane del 2022 almeno altre tre persone (quelle accertate) erano morte per il freddo, tra la neve e le rocce. Dopo essere state fermate (o meglio: catturate) e rispedite brutalmente oltre frontiera dai militari turchi.
Altre invece venivano ormai date per disperse.
Un avvocato di Van, Mahmut Kaçan, aveva raccolto le testimonianze di numerosi rifugiati. Stando alle loro dichiarazioni “la maggior parte dei migranti catturati vengono riportati, senza procedure legali, sulla frontiera iraniana e qui semplicemente abbandonati”. Una persona in particolare aveva raccontato di essere riuscita ad attraversare più volte la frontiera, venendo ogni volta respinta e maltrattata. E mostrava le dita, sia delle mani che dei piedi, completamente ricoperte di ferite.
A un anno di distanza la situazione sembra rimasta tale e quale, se non addirittura peggiorata.
Molti rifugiati – oltre ad aver subito maltrattamenti e anche torture – denunciano di essere stati regolarmente derubati. Sia del denaro che degli oggetti (vedi i telefoni) in loro possesso.
Non conoscendo quei territori montuosi, impervi “finiscono per smarrirsi in piccoli villaggi dove, già stanchi e affamati per il lungo peregrinare, diventano facile preda di qualche banda armata”.
Criminali che in genere sequestrano qualche membro della famiglia per poi estorcere un riscatto.
In un video diffuso recentemente si vedono alcuni profughi afghani con le mani legate dietro la schiena (alcuni anche imbavagliati), in ginocchio e col viso appoggiato a una parete. In un altro video a un profugo viene troncato di netto un orecchio (a scopo intimidatorio, forse per prevenire tentativi di ribellione) mentre altri, incatenati, vengono frustati.
Del resto la frontiera turco-iraniana è da tempo un luogo di repressione e sofferenza. Non solo per i migranti, ma anche – da anni e anni – per i kolbar (gli “spalloni” curdi ) che cercano di guadagnarsi da vivere contrabbandando merci da un parte all’altra della frontiera. Quella che divide del tutto artificialmente il Bakur dal Rojhilat (rispettivamente, il Kurdistan sotto occupazione turca e quello sotto occupazione iraniana). I kolbar feriti o uccisi dalle guardie di frontiera ormai si contano a decine.
E mentre alla frontiera turco-iraniana vengono ricacciati in Iran i profughi, su quella tra greco-turca sono le forze di polizia di Atene a respingere (o meglio: estradare) in Turchia i dissidenti che chiedono asilo politico.
Mehmet Sayit Demir (membro del consiglio di amministrazione di HDP a Diyarbakir) e sua moglie Feride Demir sono stati prima arrestati, maltrattati, insultati, derubati e poi riconsegnati (del tutto illegalmente, si presume) ai soldati turchi. I due dissidenti avevano attraversato il fiume Evros e intendevano chiedere asilo politico in Grecia. Stando a quanto riferito dal figlio (Azad Demir che vive in Germania) in un primo tempo sarebbero stati dati in consegna dalla polizia militare greca a una “gang” e successivamente ai soldati turchi. Notizia inquietante (anche sul confine turco-greco sarebbero operative “bande criminali” come su quello turco-iraniano?) confermata dall’avvocato della coppia.
Nel 2021 Mehmet Sayit Demir era stato condannato a sei anni e otto mesi di prigione in quanto accusato di “appartenenza a una organizzazione terroristica”. Un evidente caso di persecuzione politica nei confronti di un dissidente troppo scomodo.
Gianni Sartori.