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Congo. Il blocco occidentale, con in testa la Francia, sceglie soluzione militare

«The West is not interested in addressing the issues facing DRC, such as the UN-reported collaboration between the Congolese army and other illegal armed groups including the genocidal forces of FDLR, and the protection of Congolese citizens’ rights». («L’Occidente non ha interesse a risolvere i problemi della RDC, come la collaborazione denunciata dai rapporti delle NU tra l’esercito congolese e i gruppi armati illegali, tra cui le forze genocidarie FDLR, e la (mancata, ndr) protezione dei diritti dei cittadini congolesi»).

Con le sfumature del linguaggio diplomatico, questo osservatore della crisi congolese (@LawrenceRugwiro) denuncia l’atteggiamento del blocco capitalista euro-atlantico (l’Occidente) che non ha nulla da ridire, al contrario, sull’alleanza tra le FARDC e le FDLR, né sul dovere non adempiuto da parte dello Stato congolese di proteggere le proprie popolazioni.

Da notare ugualmente che, se numerosi rapporti onusiani hanno evidenziato in questi anni le collusioni sul piano economico e militare dell’esercito della RDC con i ribelli hutu ruandesi usciti dalle ex Forze armate ruandesi e dalle milizie Interahamwe responsabili del genocidio del 1994, la Missione dell’ONU (MONUSCO) sul posto non ne tiene conto e continua ad appoggiare la coalizione dei «lealisti» con le bande armate che dovrebbero invece essere eradicate.

E’ emblematico in questo senso che la Francia abbia redatto e fatto approvare d’Assemblea generale delle NU (AGNU), in data 20 dicembre 2023, la Risoluzione 2667 che annulla una precedente decisione relativa all’obbligazione della notificatione d’acquisto d’armi e altro materiale militare da parte del governo della RDC.

Di conseguenza, le FARDC possono ormai contare sulla non tracciabilità a monte e a valle delle armi acquisite, che potranno in tal modo essere direttamente fornite alle FDLR e alle altre milizie suppletive senza che se ne individui la fonte.

Ma non solo, perché la scomparsa delle tracce sulla provenienza delle armi utilizzate nelle guerra dell’Est permetterà anche di nascondere la provenienza dalle FARDC di quelle in dotazione all’M23, che se ne è procurato lungo il corso di tutta la sua storia di battagle contro l’esercito regolare. Un dato inquietante per le autorità congolesi, perché in contraddizione con la tesi governativa (recentemente sposata dalle potenze occidentali) dell’« aggressione ruandese», tesi nella quale Kigali figura come sponsor dell’M23, a cui fornirebbe sostegno militare ed armamento.

Un altro aspetto va sollevato sulle conseguenze della R 2667 e sulle intenzioni di chi ne ha redatto la lettera. Il via libera al rafforzamento militare delle milizie tribali nella guerra contro l’M23 avrà, tra i suoi effetti, un aumento esponenziale delle vittime civili tra le popolazioni supposte sostenere la ribellione ed obiettivo principale di queste bande armate.

Un tale scenario è tipico delle teorie contro-insurrezionali della Scuola militare di Parigi, chiamata Dottrina della « Guerra Rivoluzionaria » (DGR), che ha fatto centinaia di migliaia di morti tra le popolazioni civili quando è stata applicata in Camerun, Algeria e Ruanda.

Si tratta di una Dottrina della guerra totale, accompagnata dall’azione segreta, da operazioni psicologiche, dalla disinformazione, dalla tortura e dalla pulizia etnica, insomma del terrore diffuso, ed attuata con il concorso indispensabile di una serie variegata di forze irregolari, autoctone e non.

Due giorni dopo la promulgazione della Risoluzione, sono sbarcati in un albergo di Goma, capitale provinciale del Nord-Kivu, due contingenti di militari. Il primo, costituito dai soldati della società privata russa Wagner, tristemente celebri per le atrocità commesse contro i civili nella Repubblica centrafricana e altrove ; il secondo, composto da ex combattenti della Legione Straniera francese originari dell’Europa dell’Est.

E’ un caso? E c’è pure da chiedersi se Parigi e Mosca, divise dalla guerra in Ucraina, non si ricompongano in una sorta ambigua di concorrenza nella cooperazione riunendo le proprie forze a sostegno della coalizione promossa dalle FARDC nella guerra contro l’M23.

Il tutto in opposizione all’opzione degli organismi regionali africani che, attraverso il Processo di Nairobi (sostenuto dall’EAC) e il Processo di Luanda (appoggiato dai paesi della Conferenza internazionale della regione dei Grandi Laghi / CIRGL), insistono per una soluzione negoziata tra Kinshasa e l’M23. Una scelta a cui si è recentemente unito Sua Santità, Papa Francesco Bergoglio, che in una dichiarazione rilasciata a gennaio ha invitato le autorità della RDC al Dialogo con l’M23.

* da Il Faro di Roma

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1 Commento


  • Gianni Sartori

    MENTRE IN NIGERIA SI AVVICINA LA SCADENZA DELLE PRESIDENZIALI, L’AVIAZIONE BOMBARDA LA POPOLAZIONE

    Gianni Sartori

    Sette anni vissuti pericolosamente quelli trascorsi dal paese più popolato d’Africa, la Nigeria, durante la presidenza di Muhammadu Buhari.

    Tra la sempre maggiore insicurezza quotidiana, la crisi economica e il malcontento diffuso.
    Tra la crescita dell’inflazione e una serie di attacchi (sia da parte di gruppi jihadisti che delle numerose bande criminali, talvolta anche da parte di esercito e aviazione) che hanno provocato la morte prematura di un gran numero di civili.
    Anni duri e tristi insomma, tanto che perfino la moglie del presidente uscente, Aisha Buhari, ha presentato pubbliche scuse alla popolazione. 
    Forse non casualmente visto che tra meno di un mese (il 25 febbraio, salvo imprevisti) ci saranno le elezioni presidenziali. Con la possibilità di un eventuale secondo turno entro un mese.

    Contemporaneamente verranno eletti anche i rappresentati al Parlamento (109 senatori e 36o membri della Camera dei Rappresentanti).

    Per l’11 marzo invece sono previste le elezioni dei governatori di 28 dei 36 Stati della Nigeria.

    Per le presidenziali si presentano 18 candidati, ma stando ai sondaggi le reali possibilità di vincere riguardano soltanto tre di loro.

    Il settantenne Pola Ahmed Tinubu del partito All Progressives Congress (APC, attualmente al potere), Atiku Abubakar (76 anni), esponente del Partito democratico popolare (PDP) ormai alla sua sesta campagna elettorale per le presidenziali e il sessantenne uomo d’affari Peter Obi (ex esponente del PDP ed ex governatore dello Stato di Anambra) che si presenta per il partito laburista.
    Soprattutto sui primi due candidati, M. Atiku e M. Tinubu, pesano fondate accuse di corruzione.
    Fondamentale per ogni candidato dare garanzie in materia di sicurezza, soprattutto nelle regioni del Nord. Due episodi in particolare alla fine dell’anno scorso (l’assalto armato a una chiesa cattolica a Owo e quello contro un treno costato la vita a decine di passeggeri, senza contare quelli rapiti) avevano ridestato vecchie inquietudini tra la popolazione. 
    Ad alimentarle ulteriormente un recente episodio di cui si sarebbe resa responsabile l’aviazione nigeriana. Il 26 gennaio si sono contati ben 47 vittime (ma non si esclude che il numero possa aumentare, sia per la scoperta di altri cadaveri, sia per la morte di altre persone dovuta alla ferite) di un bombardamento sul villaggio di Rukubi (al confine tra gli Stati di Nazarawa e Benue). 

    Si tratterebbe di pastori Fulani (la denuncia proviene da Usman Baba-Ngelzerma, segretario generale dell’Associazione degli allevatori della Nigeria) talvolta accusati di essere i maggiori responsabili dei frequenti episodi di banditismo (uccisioni, sequestri….) che avvengono nell’area. Un fatto analogo (costato la vita di oltre sessanta civili) era avvenuto nel novembre 2022 nello stato di Zamfara.
    Sia il Governatore di Nasarawa che il portavoce della polizia hanno dichiarato che “un’inchiesta è già stata avviata per identificare i colpevoli”. Belle intenzioni che però cozzano con il fatto che nessun responsabile della decina di attacchi simili condotti dai militari negli ultimi cinque anni, è mai stato incriminato, tantomeno condannato.

    Tuttavia, ben sapendo come l’aviazione nigeriana venga ripetutamente posta sotto osservazione per la mancanza di precisione, è probabile che la strage non sia stata intenzionale, ma appunto frutto “solo” di scarsa professionalità (e scusate se è poco).

    Gianni Sartori

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