L’unico corridoio di aiuti internazionali dalla Turchia alla Siria – quello di Bab al Hawa – è stato interrotto a causa dei danni del terremoto, aggravando una situazione umanitaria già disastrosa e gettando le basi per potenziali dispute tra il governo siriano e la comunità internazionale. “È il caos. Non siamo in grado di fare affidamento su nulla oltre confine in questo momento”, ha detto a Middle East Eye Amany Qaddour, direttore regionale di Syria Relief and Development.
I flussi di aiuti umanitari dalla Turchia al nord-ovest della Siria si sono temporaneamente fermati a causa delle ricadute del devastante terremoto, ha detto martedì un portavoce delle Nazioni Unite, lasciando gli operatori umanitari alle prese con il problema di come aiutare le persone in un paese già fratturato dalla guerra, riferisce Reuters .
Il terremoto con epicentro in Turchia ha finora ucciso più di 11.700 persone e lasciato una scia di distruzione in un’ampia area della Turchia meridionale e della vicina Siria. Il numero complessivo delle persone colpite dai terremoti in Turchia e Siria potrebbe essere di oltre 23 milioni secondo le prime valutazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Il valico di frontiera di Bab al-Hawa, nel nord-ovest della Siria, è in un’area che il governo siriano non controlla. Normalmente, più di 1.000 camion carichi di aiuti attraversano il valico ogni mese, “ma la strada che conduce all’incrocio è stata danneggiata e questo ha temporaneamente interrotto la nostra capacità di utilizzarla appieno“, ha dichiarato in una conferenza stampa un alto funzionario dell’Onu.
L’operazione di aiuti transfrontalieri supervisionata dalle Nazioni Unite dal 2014 è stata cruciale per i rifugiati siriani che sono fuggiti durante il conflitto, aggirando il territorio controllato dal governo siriano. Martedì la Mezzaluna Rossa siriana con sede a Damasco ha dichiarato di essere pronta a fornire aiuti in tutta la Siria, comprese le aree in mano ai ribelli.
Non c’era un quadro chiaro di quando gli aiuti – da cui dipendono circa 4 milioni di persone – sarebbero ripresi, ha detto alla Reuters Madevi Sun-Suon, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento dell’assistenza umanitaria (OCHA).“Alcune strade sono rotte, altre sono inaccessibili. Ci sono problemi logistici che devono essere risolti”, ha detto Sun Suon “Stiamo esplorando tutte le strade per raggiungere le persone bisognose”.
Queste includevano la consegna di aiuti dall’interno della Siria, attraverso il territorio controllato dal governo siriano, un processo che prevedeva l’attraversamento del fronte attraverso il quale gli aiuti raramente sono passati durante la guerra.
In seria difficoltà per l’ottenimento dei soccorsi e degli aiuti d’emergenza non ci sono solo le aree controllate dal governo siriano, ci sono anche le zone sotto controllo delle organizzazioni politico/militare kurde.
“Questa catastrofe, aggiunta alle crisi sanitarie e di colera e alle condizioni di sfollamento interno, aggraveranno ulteriormente la situazione di migliaia di persone che vivono in Rojava (Siria del Nord-Est), regione martoriata dai continui attacchi dello Stato turco e, negli anni, obiettivo favorito dei militanti jihadisti” – scrive la Mezza Luna Rossa Kurdistan lanciando un allarme sui canali e le modalità con cui verranno gestiti gli aiuti umanitari – “Temiamo che tanto in Bakur (Kurdistan turco), quanto in Rojava (Kurdistan siriano), l’assistenza fornita sarà fortemente dipendente dal pregiudizio anti-curdo che, come ben sappiamo, da sempre limita l’accesso alle cure ed esacerba i conflitti”.
Il nodo delle sanzioni alla Siria
Il terremoto ha acutizzato enormemente la fragilità dell’invio di aiuti umanitari in Siria e ha già portato ad alcune richieste agli Stati Uniti e all’Unione Europea per allentare le severe sanzioni che sono state imposte dallo scoppio della guerra nel 2011, scrive il Middle East Eye.
Lunedì un gruppo di chiese cristiane in Medio Oriente ha rilasciato una dichiarazione chiedendo la revoca delle sanzioni contro la Siria. “Sollecitiamo l’immediata revoca delle sanzioni contro la Siria e l’accesso a tutti i materiali, in modo che le sanzioni non si trasformino in un crimine contro l’umanità“, ha dichiarato il Middle East Council of Churches, un gruppo con sede a Beirut che rappresenta cristiani cattolici, ortodossi e copti in la regione.
Anche la Mezzaluna Rossa Araba Siriana con sede a Damasco ha chiesto la rimozione delle sanzioni.
Lunedì, l’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Bassam Sabbagh, ha affermato che la situazione attuale richiede che i donatori internazionali lavorino per coordinare gli sforzi con il governo siriano, reindirizzando gli aiuti che si spostano oltre confine attraverso la Turchia.
Il doppio standard sugli aiuti umanitari da parte di Usa e Ue
Ma gli Stati Uniti hanno escluso di cambiare rotta. Ned Price, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha dichiarato lunedì in un briefing che Washington stava inviando aiuti alla Siria attraverso “un processo diverso” rispetto alla Turchia, che è un alleato nella NATO. “In Turchia abbiamo un partner nel governo; in Siria, abbiamo un partner sotto forma di ONG sul campo che stanno fornendo sostegno umanitario”, ha affermato Price.
Un portavoce del Dipartimento di Stato ha detto che le sanzioni statunitensi non attengono all’assistenza umanitaria, ma che nessun aiuto umanitario finanziato dagli Stati Uniti per la risposta al terremoto viene fornito attraverso il governo siriano. “I nostri partner nelle aree controllate dal regime forniscono direttamente assistenza ai beneficiari senza il controllo o la direzione del regime di Assad. Questo per garantire che la nostra assistenza non venga deviata da attori maligni o dal regime di Assad e raggiunga i beneficiari previsti” ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato USA.
Anche da Bruxelles giungono gli stessi segnali di mantenimento delle sanzioni e di doppio standard negli aiuti umanitari alla Siria adottati dagli Stati Uniti.
La Commissione europea sta “incoraggiando” i Paesi membri dell’UE a rispondere alla richiesta di forniture mediche e alimentari da parte della Siria, monitorando al contempo che gli aiuti “non vengano deviati” dal governo sanzionato di Damasco, ha dichiarato Janez Lenarcic, il coordinatore della Commissione Europea per le emergenze.
La vergognosa conseguenza di questa linea è che se andiamo a vedere l’elenco dei paesi che hanno inviato soccorsi e aiuti alla Siria troviamo solo Iran, Iraq, Algeria, Russia, Libano, Giordania, India, Cina, Tunisia, Egitto, Emirati Arabi Uniti. Dall’Unione Europea si vede solo la Germania, che però ha inviato solamente soldi attraverso associazioni umanitarie controllate dai paesi occidentali. La lontana Nuova Zelanda almeno ha inviato i soldi tramite la Mezzaluna Rossa.
In Italia è stato lanciato un appello da parte dell’Unione Sindacale di Base affinchè le spese militari destinate alla guerra in Ucraina vengano invece convertite in aiuti d’emergenza a tutte le popolazioni colpite dal devastante terremoto in Turchia e Siria.
In sostanza le sanzioni Usa e Ue contro la Siria rimangono vigenti nonostante l’emergenza umanitaria. Un’infamia tutta euroatlantica che sarà bene non dimenticare nel presente e nel futuro.
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