La Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador, Conaie, sta preparando un nuovo sciopero generale ed è tornata a chiedere a gran voce le dimissioni del Presidente Guillermo Lasso e l’impeachment da parte del Parlamento. La Conaie si è già dichiarata in mobilitazione permanente, ed ha convocato la mobilitazione a partire dall’ 8 marzo, dove verranno rese pubbliche diverse richieste di incostituzionalità su alcuni decreti presidenziali.
In Parlamento, con 71 membri dell’Assemblea presenti, la sessione legislativa completa è stata istituita per ascoltare, analizzare e decidere sul rapporto della Commissione che ha indagato sul caso di corruzione “El Gran Padrino”, che implica il presidente ecuadoriano Lasso in reati di corruzione, riciclaggio di denaro e legami con la criminalità.
L’Unione per la Speranza (UNES) ha annunciato che il suo blocco (47 legislatori) voterà a favore, mentre il Partito socialcristiano (PSC) ha detto che se troverà i meriti per un impeachment, approverà anche l’emendamento con 15 dei suoi legislatori. Anche il movimento Pachakutik (25 membri dell’assemblea) ha espresso il suo sostegno all’impeachment del presidente.
La Conaie ha abbandonato il dialogo e i tavoli di monitoraggio per gli accordi firmati nell’ottobre 2022, accusando la scarsa volontà del governo di rispettare i patti.
Ad una situazione già molto tesa, si è aggiunto a fine febbraio l’omicidio del dirigente delle relazioni internazionali della Conaie Eduardo Madúa che ha acceso ancora di più gli animi della stessa organizzazione.
Eduardo Mendúa, di nazionalità A’i Cofán de Dureno e leader delle Relazioni Internazionali della Conaie, è stato assassinato il 26 febbraio 2023. Nei giorni precedenti, il leader amazzonico aveva denunciato e accusato Petroecuador e il governo del presidente Guillermo Lasso per la violenza generata nella comunità di Dureno, parte del territorio degli A’i Cofán nella provincia di Sucumbíos.
L’omicidio di Mendúa si colloca nel mezzo di numerosi conflitti socio-ambientali causati dall’avanzata dell’estrattivismo minerario e petrolifero nel Paese.
Mendúa aveva partecipato attivamente come parte della comunità quando l’ex presidente Rafael Correa ha costruito la Città del Millennio a Dureno. Secondo Albeiro Mendúa, nipote di Eduardo, quest’opera faceva parte di una politica di compensazione dopo la riapertura dei pozzi di petrolio in questo territorio.
Albeiro Mendúa, nipote di Eduardo, afferma che lo zio era un leader comunitario riconosciuto che lottava contro le attività di estrazione del petrolio, era un difensore dei diritti umani e dei diritti collettivi, ed era noto per aver difeso la sua nazionalità e per aver sempre chiesto rispetto e dignità per tutti.
Secondo Albeiro, la compagnia statale Petroecuador intende aprire 30 pozzi di petrolio nel suo territorio, attraverso tre piattaforme, sapendo che questa parte del territorio di Cofán ospita una delle uniche aree di foresta densa e intatta rimaste nella regione. In risposta, Eduardo e le famiglie A’i Cofán hanno condotto azioni di resistenza per impedire che ciò avvenisse.
Nel 2022, la compagnia petrolifera è entrata nel territorio per aprire una strada e iniziare a trivellare pozzi, ma la comunità non l’ha permesso. La compagnia ha continuato a insistere e nel gennaio 2023 i dipendenti della compagnia hanno cercato di entrare nuovamente con l’aiuto delle forze di sicurezza per riprendere i lavori di apertura della strada. La comunità ha continuato a resistere e di conseguenza ci sono stati scontri, feriti e morti.
Di conseguenza, Eduardo, insieme ad Albeiro e ad altre persone, ha intrapreso un’azione legale contro l’estrattivismo e ha chiesto di parlare con i rappresentanti di Petroecuador per essere informato sul progetto che volevano avviare. Hanno anche chiesto il rispetto dell’autodeterminazione del popolo e la realizzazione di una consultazione libera, preventiva e informata, che però non è stata rispettata.
Secondo Albeiro, Petroecuador ha dato 300.000 dollari a coloro che nella comunità sono favorevoli all’estrazione del petrolio per ottenere l’accesso al territorio. Per risolvere questo conflitto, Eduardo Mendua e altri leader hanno parlato con la compagnia statale per assicurarsi che venissero date garanzie di vita e che gli A’i Cofán non si estinguessero. Ma questi colloqui si sono interrotti e la comunità ha continuato a resistere.
Nel gennaio 2023, Eduardo Mendúa denunciò pubblicamente che il governo del presidente Guillermo Lasso aveva provocato la comunità con l’obiettivo di entrare nel territorio per aprire 30 pozzi di petrolio, senza una consultazione preventiva libera e informata. Per questo motivo, da sei mesi resistono nel territorio per impedire l’ingresso di Petroecuador.
Durante i sei mesi di resistenza, gli A’i Cofán della comunità di Dureno hanno allestito accampamenti familiari per impedire l’ingresso della compagnia petrolifera e delle forze di sicurezza, alle quali hanno chiesto il rispetto dell’autodeterminazione del popolo e dei suoi diritti collettivi.
Fonti: Resumen Latinoamericano, Pagine Esteri, TeleSur
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