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Turchia, raggiunto l’accordo anti-Erdogan

Il 20 marzo c’è stato l’atteso incontro tra il presidente del Partito Repubblicano del Popolo (CHP) e candidato alle presidenziali dell’”Alleanza Nazionale”, Kemal Kilicdaroglu, con una delegazione del Partito Democratico del Popolo (HDP), presso la sede del gruppo parlamentare del partito di sinistra.

Alla fine dell’incontro, Kilicdaroglu ha tenuto una conferenza stampa congiunta con i due co-presidenti del HDP Pervin Buldan e Mithat Sancar, in cui si è sottolineato che il parlamento era stato scelto come sede dell’incontro per trasmettere il messaggio che “il parlamento è il luogo di riferimento per raggiungere una soluzione democratica per la questione curda”.

Il candidato presidente si è poi soffermato su tutta una serie di temi che stanno a cuore al HDP. Riguardo le centinaia di sindaci destituiti nelle aree curde su ordine della magistratura filogovernativa, sostituiti da commissari, Kilicdaroglu ha affermato: “Chi è stato eletto nelle urne, solo attraverso le urne può essere mandato via”.

Non è giusto chiudere un partito. I partiti che sono stati chiusi hanno continuato a ricevere il sostegno della gente fino ad oggi, adottando nuovi nomi”, ha aggiunto, facendo evidentemente riferimento alla lunga lista di partiti ritenuti “filo-Pkk” che nel corso degli anni sono stati chiusi per poi riemergere con nomi diversi.

Tale destino potrebbe riguardare lo stesso HDP, contro cui è in cassazione un procedimento in corso per decretarne la messa al bando definitiva.

Kilicdaruglu si è, inoltre, spinto a criticare tutti i provvedimenti che limitano la lingua e la cultura curda, fatto più unico che raro per il CHP: “Questo [la limitazione dell’uso della lingua curda] è uno stratagemma delle forze imperiali e salveremo la Turchia da esso. Non vorremo inimicarci nessuno. Non escluderemo nessuno. L’identità di ognuno, lo stile di vita, le convinzioni devono essere rispettati”.

Infine, non poteva mancare un pensiero riguardo la violenza sulle donne e sulle minoranze: “La violenza deve finire. Occorre prendere posizione su questo tema… Tutti i gruppi svantaggiati devono avere i loro diritti e deve essere aperta la strada per vivere liberamente”.

Il giorno successivo Pervin Buldan, affiancata dai leader di altri piccoli partiti di sinistra alleati di HDP nell’ambito dell’“Alleanza Lavoro e libertà”, ha annunciato: “Siamo di fronte a una svolta storica che segnerà il futuro del Paese e della società. … Dichiariamo qui che non nomineremo un candidato per l’elezione presidenziale. Alle elezioni presidenziali adempieremo alla nostra responsabilità storica nei confronti di questo governo dell’uomo solo al comando”.

È stato inoltre reso noto che, per evitare l’esclusione giudiziaria, i membri del HDP si candideranno alle elezioni parlamentari sotto il simbolo, graficamente simile, del Partito Verde di Sinistra, già approvato dalle autorità giudiziarie (quindi non passibile di esclusione) e già propagandato dagli account social del leader in carcere Demirtas.

Il quale, sfoggiando la sua consueta ironia, ha anche allegato una didascalia di presa in giro nei confronti dei tentativi di esclusione: “Ciao, amico, come stai? Si prega di stampare questa immagine a colori e incollarla sulla porta del frigorifero e sulle porte delle stanze di casa. Non so cosa sia, ti servirà”.

Si tratta di sommovimenti politici senza precedenti nel panorama turco. Il Professore di Scienze Politiche dell’Università Sabanci di Istanbul ha detto ad Al-Monitor che muoveranno un blocco di almeno 9 punti percentuali verso Kilicdaraglu, il quale, a questo punto, secondo la sua opinione, ha il 65% di possibilità di vincere.

Questo perché Erdogan si trova a contrastare un fronte di un’ampiezza senza precedenti, avendo in mano pochissime carte a disposizione per tentare di dissuadere i circa 6 milioni di elettori potenziali del HDP a modificare le proprie intenzioni di voto, dopo che per anni i sindaci votati nelle aree curde sono stati rimossi e sostituiti.

Appena apprese le dichiarazioni di Pervin Buldan, il “sultano” ha subito reagito riproponendo il mantra dell’HDP come espressione dei terroristi del PKK: “HDP uguale PKK. Lo abbiamo sempre detto. Qual è il posto del CHP in questa equazione? Ora l’HDP si è seduto a questo tavolo da gioco [delle opposizioni] a pieno titolo, non nominando un candidato. I sostenitori dell’HDP affermano che, a fronte del sostegno che forniranno, le loro richieste devono essere soddisfatte. Queste richieste sono determinate da Qandil [quartier generale del Pkk]”.

Contestualmente, in maniera quasi beffarda, o, se vogliamo, auto-esplicativa, annuncia l’entrata nella coalizione a suo sostegno, l’”Alleanza Popolare”, di un partito curdo a sua volta accusato di essere il braccio politico di una formazione armata classificata come terrorista.

Si tratta, rispettivamente, del Partito della Causa Libera e del gruppo armato “Hezbollah Curdo”, di matrice islamista sunnita, nato in contrapposizione al PKK (nulla ha a che vedere, ovviamente, con Hezbollah libanese).

Se non ci fosse armonia, non potremmo camminare assieme nell’Alleanza Popolare. Attualmente non ci sono nefandezze da attribuire al Partito della Causa Libera. Il partito della Causa Libera non li accetta, dice: ‘Non abbiamo niente a che fare con il terrorismo’. È una struttura completamente locale e nazionale. Trovo importante e prezioso il sostegno del Partito della Causa Libera all’Alleanza popolare”.

Questo piccolo partito islamista, comunque, non pare in grado di erodere un consenso significativo nelle aree curde.

Sul fronte dell’Alleanza Nazionale, sembrano ancora flebili e non in grado di mettere in pericolo la compattezza della coalizione i mal di pancia interni, proveniente da piccole formazioni islamiste e nazionaliste, nei confronti del dialogo con HDP.

Alcuni massimi esponenti del Partito del Bene, nazionalista, hanno annunciato che non si candideranno più alle elezioni parlamentari in segno di protesta. Tuttavia, come detto, non si vedono smottamenti all’orizzonte.

Per quanto concerne gli altri partiti, anche il Partito Comunista di Turchia (TKP) ha annunciato che, mentre alle elezioni parlamentari parteciperà con i propri nomi e candidati nell’ambito dell’alleanza “Unione del Potere Socialista” (alleanza di partiti comunisti che non aderiscono all’Alleanza Lavoro e libertà a guida HDP) alle presidenziali inviterà a votare Kiliacdoroglu.

Riportiamo di seguito le principali argomentazioni utilizzate dal TKP per motivare questa difficile decisione.

Le opinioni del Partito Comunista di Turchia sull’Alleanza della Nazione e sulle Sei Tavole sono ben note al pubblico. Questa alleanza, che il nostro partito chiama l’opposizione dell’ordine, è compatibile con la mentalità dell’AKP sia in termini di visione del mondo che di composizione.

L’Alleanza Nazionale è una formazione che ha l’appoggio di capitali nazionali ed esteri che ha portato anni fa al potere l’AKP, non difende la laicità e i valori della Repubblica, anche verbalmente, e guarda il mondo da una prospettiva NATOista….

Tuttavia, il TKP è ben consapevole dell’entità della distruzione storica e dell’oscurità creata dai 20 anni di governo dell’AKP e di Erdoğan. Questa distruzione e oscurità hanno creato una rabbia che non si è placata per anni e ha raggiunto il suo apice nella Resistenza di Gezi, ma questa rabbia non ha acquisito un carattere che metta in discussione le fondamenta sia del governo dell’AKP che dell’ordine attuale.

Nel corso del tempo, le reazioni sociali contro l’AKP sono state sfruttate dalla classe capitalista e dai paesi imperialisti, sono state sottratte al carattere di un movimento popolare organizzato e compresse nelle urne. I segmenti sociali non organizzati sono stati trascinati nel pessimismo mentre il governo dell’AKP continuava e la nostra gente ha iniziato a disperare del paese.

Al punto raggiunto oggi, la “fine dell’era Erdogan” è diventata l’unica questione in una parte significativa della società, e l’avvertimento del TKP e di altre forze rivoluzionarie che il problema non deriva dal solo governo dell’AKP ha avuto solo un effetto limitato.

Perché il comunismo, che è l’unica salvezza per la Turchia, diventi un’opzione forte e perché si possa vivere nel nostro Paese una scossa repubblicana, illuminata e patriottica, l’era Erdogan deve finire il prima possibile”.

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1 Commento


  • Andrea Vannini

    il candidato alla presidenza che (in un’ ottica antimperialista attenta agli equilibri e agli sviluppi geopolitici auspicabili) é augurabile che abbia una affermazione elettorale é Dogu Perincek del partito Rodina (Motherland party).

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