Da ieri, 2000 prigionieri palestinesi, hanno cominciato uno sciopero della fame. Una protesta di massa che i prigionieri palestinesi hanno chiamato: “Vulcano della libertà o del martirio.”
Tale protesta, è stata organizzata dal movimento dei prigionieri palestinesi, in risposta alle misure restrittive imposte dal ministro della “sicurezza israeliana” Itamar Ben-Gvir e contro la detenzione amministrativa.
La detenzione amministrativa, permette ad Israele di arrestare i palestinesi senza nessuna accusa e nessun processo e permette alle autorità israeliane di trattenere palestinesi per periodi di tempo indefiniti – periodi minimi di sei mesi soggetti a rinnovo – sulla base di informazioni segrete.
La detenzione amministrativa, è ritenuta illegale secondo il diritto internazionale sui diritti umani.
Questa pratica è giustificata da Israele con il codice militare 1651.
Ben-Gvir ha ordinato di effettuare ispezioni continue nelle prigioni, di chiudere i forni che producevano il pane per i prigionieri, di ridurre le volte in cui i prigionieri palestinesi posso andare al bagno.
In varie dichiarazioni Ben-Gvir ha affermato di voler eliminare tutte quelle misure che garantivano ai palestinesi “una detenzione comoda”, una “buona condizione di vita”, condizioni simili a “un campo estivo.”
La situazione dei prigionieri palestinesi in realtà è drastica, sono detenuti in celle sovraffollate e umide, vengono torturati a livello fisco e psicologico, sono sottoposti a interrogatori lunghissimi, non gli è permesso di avere un avvocato e neanche di vedere i loro famigliari…
Ieri i prigionieri hanno scritto un comunicato collettivo dicendo:
“Vi affidiamo il nostro benessere: non lasciateci soli nei campi di battaglia, esposti alle frecce degli invasori. Proteggete le nostre anime e le nostre schiene, perché voi siete quelli con valori incrollabili, principi e scommesse vincenti… liberateci mentre siamo ancora vivi, prima che diventiamo corpi morti e numeri… liberateci dai cimiteri dei vivi, prima che ci trasformiamo in lapidi dimenticate nei cimiteri dei numeri”.
*Giovani Palestinesi/Comunità Palestinese
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