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In Libia si scatena la caccia ai migranti africani

Per i migranti giunti in Libia dai paesi africani – molti dei quali in attesa di attraversare il Mediterraneo – sono giorni di terrore, simili a quelli che avvennero con la caduta di Gheddafi, quando le milizie golpiste e jihadiste scatenarono la “caccia al nero” accusandoli di essere fedeli al leader libico.

“I disordini esplosi a Zawiya, nella Libia nord-occidentale, rischiano di scatenare una caccia ai migranti irregolari in Libia e, in particolare, contro gli africani sub-sahariani, sulla falsariga di quanto sta accadendo in Tunisia” riportano i corrispondenti dell’agenzia Nova.

La municipalità di Zawiya è nota anche per essere la roccaforte di Abd al Rahman Milad, ufficiale della Guardia costiera libica accusato di traffico di esseri umani e carburante e di aver commesso crimini contro i migranti. Conosciuto con il nome di “Bija”, Milad era stato rilasciato nella primavera del 2021 su ordine del pubblico ministero dopo che sarebbero decadute le accuse nei suoi confronti. Egli fa parte degli Awlad Buhmira, la tribù che fa capo alla famiglia Buzeriba che rappresenta l’Agenzia di sostegno alla stabilizzazione, a sua volta guidata da Abd al Ghani al Kikli, meglio noto come Ghaniwa (o Gnewa), uno dei più potenti capi militari di Tripoli. Intanto, la 52esima Brigata di fanteria è stata costretta a ritirarsi stanotte da Zawiya, nella Libia nord-occidentale, per la forte ostilità della popolazione e delle milizie locale.

La tensione è esplosa in questa importante città costiera della Tripolitania, che tra i punti principali delle partenze dei migranti nel Mediterraneo, dopo la diffusione sui social media libici di imprecisati filmati di torture perpetrate da persone definite come “africani” ai danni di altri individui identificati come “giovani libici”, anche se dalle immagini non sembra possibile alcuna identificazione.

La diffusione del video, corredato da commenti contro i migranti sub-sahariani, ha suscitato la rabbia della popolazione di Zawiya, che da mercoledì è scesa in strada per manifestare la propria indignazione. “Non possiamo indossare l’uniforme militare senza far nulla mentre i libici vengono torturati da criminali stranieri”, ha detto il comandante della regione militare della costa occidentale in Libia, Salah el Din el Namroush, già ministro della Difesa.

“I gruppi armati usano gli immigrati clandestini nei loro crimini, il che li rende loro partner nel crimine. Ciò rappresenta un grande pericolo per la sicurezza libica e la pace sociale e mina gli sforzi di pace e stabilità in Libia. Questo dossier deve essere elaborato seriamente per porre fine ai gruppi armati e all’immigrazione clandestina”, ha commentato su Twitter Muhammed Ahmed Jibreel, politico, blogger e candidato a un seggio parlamentare nella città di Misurata.

Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, in Libia c’erano almeno 694.398 migranti di oltre 42 nazionalità sparsi in tutto il Paese a novembre-dicembre 2022: un numero che è continuato ad aumentare rispetto ai 683.813 del periodo settembre-ottobre. Solo nel gennaio 2018 l’Oim ha registrato un numero maggiore di migranti (704.142) nel Paese nordafricano.

Un nuova campagna contro i migranti irregolari, e in particolare contro i subsahariani, potrebbe portare a un aumento dei flussi verso l’Italia, come già avvenuto in Tunisia. Questa eventualità, unita al possibile ingresso nella Libia orientale di migliaia di sfollati in fuga dal Sudan, dove il conflitto tra generali rivali sta degenerando nella guerra civile, potrebbe rappresentare un problema enorme in estate, quando il bel tempo favorisce notoriamente le partenze dei migranti via mare.

I dimostranti di Zawiya hanno diffuso sui social media le loro richieste per porre fine alle manifestazioni: lo scioglimento del Consiglio municipale e lo svolgimento delle elezioni amministrative; il licenziamento del direttore della sicurezza; limitazioni all’accesso di auto blindate e armate in città e il trasferimento in periferia dei quartier generali delle milizie; l’annullamento delle decisioni illegittime del ministero dell’Interno e del ministero della Difesa (non è chiaro a cosa si riferiscano esattamente); una riforma degli organi di sicurezza della città; l’arresto di bande criminali subsahariane affiliate alle milizie locali e coinvolte nel traffico di esseri umani; l’arresto di tutti i criminali coinvolti in omicidi e altri atti criminali; raid nei siti di contrabbando di carburante e droga, prevenzione della vendita di carburante e droga all’interno della città; la formazione di un comitato di sicurezza composto da persone note per la loro efficienza e integrità; la fine della copertura offerta dalle tribù e dagli sceicchi di Zawiya ai criminali.

Secondo Jalel Harchaoui, associate fellow presso il Royal United Services Institute ed esperto di questioni libiche, il primo ministro designato dalla Camera dei rappresentanti di Tobruk (Libia orientale), Fathi Bashagha, ha diffuso sulla sua pagina Facebook immagini presentate come episodi di tortura compiuti da parte di africani ai danni di arabi. L’analista non esclude la possibilità che si tratti di fenomeni “orchestrati” per suscitare la rabbia della popolazione, orientandola e strumentalizzandola per fini politici.

A Zawiya la situazione era già tesa prima della diffusione di questo tipo di immagini. Il 23 e il 24 aprile, gli scontri tra milizie rivali avevano causato la morte di almeno quattro civili.

 

Fonti di “Agenzia Nova” riferiscono che, durante il ripiegamento, alcuni veicoli del convoglio militare, mentre procedevano a gran velocità sotto colpi di arma da fuoco, hanno investito dei manifestanti che erano in strada, causando un numero imprecisato di feriti. La 52esima Brigata guidata dal comandante Mahmoud Bin Rajab è affiliata al Governo di unità di nazionale di Tripoli.

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