Era l’aprile del 2022 quando in un incontro con i giornalisti Zelenski dichiarò che l’Ucraina diventerà una “grande Israele” e dove la sicurezza sarà sempre la priorità. Ne avevamo parlato già allora sul nostro giornale ma le cose sembrano essere andate assai più avanti e i contorni si sono fatti decisamente più inquietanti.
Il presidente ucraino in quella intervista aveva affermato testualmente che: l’Ucraina vivrà in uno stato di “prontezza militare” come Israele per anni. “Siamo già diventati un Paese di questo tipo. Siamo un Paese che sa di doversi difendere. Penso che una volta che avremo vinto avremo l’esercito più forte e, per quanto riguarda le garanzie di sicurezza, saremo uno dei più forti Paesi d’Europa”. Zelenski ha poi ammesso che “L’Ucraina non sarà sicuramente quello che volevamo dall’inizio. È impossibile. (Un paese) assolutamente liberale, europeo, ma non sarà così. Questo verrà sicuramente dalla forza di ogni casa, ogni edificio, ogni persona”.
E’ passato poco più di un anno da quelle dichiarazioni che evocavano l’ambizione alla nascita di uno stato iper militarizzato e fondato su una identità ultranazionalista nel cuore dell’Europa (dove i nazisti, come nelle curve negli stadi, saranno pure minoranza ma determinano le decisioni, ndr), e l’ipotesi che l’Occidente stia creando una Israele dentro i propri confini ha preso forza.
Il modello israeliano per Kiev sarebbe stato concepito la prima volta nell’autunno del 2022 da Andriy Yermak, attuale capo di gabinetto di Volodymyr Zelensky, e da Anders Fogh Rasmussen, ex segretario generale della Nato e dal 2016 “consigliere” della presidenza ucraina, prima con Poroshenko ed ora con Zelenski.
A rivelare l’esistenza di questo piano è stato il presidente polacco Andrzej Duda in un’intervista al Washington Post lo scorso maggio, spiegando come gli Alleati, non potendo assicurare all’Ucraina l’ingresso nella Nato, starebbero pensando al “modello Israele” come garanzia di sicurezza e stabilità. L’obiettivo – spiega Duda – è quello di costruire una deterrenza più credibile e di rafforzare l’influenza americana nell’area (essendo gli Usa l’unica potenza nucleare capace di intimidire Mosca). Di questo probabilmente si parlerà al prossimo vertice della Nato a Vilnius a luglio.
Questo dovrebbe inviare al Cremlino il segnale che il sostegno occidentale a Kiev non verrà meno col tempo e che, dunque, non ha senso protrarre una guerra impossibile da vincere nella speranza che gli Alleati si stanchino e desistano rispetto al loro proposito.
Oggi Israele riceve generosi aiuti militari dagli Usa, che annualmente stanziano circa quaranta miliardi di dollari per la sicurezza del Paese: si tratta di fondi ad hoc previsti da un memorandum in vigore dal 1983 e rinnovato nel 2016. La storia sembra oggi ripetersi con l’Ucraina.
Tra le cancellerie occidentali – e soprattutto alla Casa Bianca – sta prendendo corpo l’ipotesi di fare dell’Ucraina una sorta di “Israele d’Europa”, ovvero un Paese protetto e armato dagli Usa, con un rapporto privilegiato con Washington e le capitali europee, con specifiche garanzie di sicurezza, ma non facente parte della Nato.
Gli Stati Uniti si stanno preparando al dopoguerra immaginando un grande laboratorio bellico nel cuore dell’Europa chiamato Ucraina e con caratteristiche a quelle affidate a Israele in Medio Oriente.
Va da sé che il “modello Israele” comporta la rinuncia a ogni ipotetica pace (vedi come la pace con i palestinesi sia scomparsa da anni dal periscopio di Tel Aviv). Questa, comunque non è mai stata un’opzione nell’agenda ucraina ed occidentale come affermato esplicitamente da Zelenski anche nei colloqui in Vaticano.
L’odio tra ucraini e russi generato dalla guerra difficilmente si placherà. Cosa significherà questo per l’Ucraina? Dal punto di vista strategico, diventerà il principale avamposto anti-russo a livello globale, cosa che assicurerà la sua sopravvivenza come nazione e all’Occidente il contenimento della Russia. Sempre per Kiev, questo potrebbe comportare un enorme sviluppo del Paese in termini economici, tecnologici, militari e politici. Così come è avvenuto in passato con Israele in un quadrante come il Medio Oriente.
In tal senso è indicativo osservare quali siano i consigli di alcuni esponenti israeliani all’Ucraina sulla sua possibile funzione nel futuro.
L’ambasciatore israeliano in Ucraina, Michael Brodsky lo ha così riassunto sulle pagine del giornale ucraino Kyev Indipendent :
“La dottrina della sicurezza di Israele si basa sul principio che Israele si difenderà da solo e non farà affidamento su nessun altro paese per proteggere la propria indipendenza. L’Ucraina, come Israele, dovrebbe imparare a fare affidamento su se stessa per quanto riguarda la propria sicurezza. Per raggiungere questo obiettivo, l’Ucraina dovrebbe sviluppare un esercito intelligente, una moderna industria della sicurezza e forti capacità di intelligence” .
In secondo luogo, secondo Brodsky l’Ucraina dovrebbe “Incoraggiare lo sviluppo tecnologico e le innovazioni. La formazione tecnologica che molti israeliani ricevono nell’esercito contribuisce a un ecosistema di innovazione civile, che promuove lo sviluppo di nuove tecnologie di sicurezza. L’Ucraina ha molti specialisti IT di talento. Alcuni di loro lavorano anche per aziende tecnologiche israeliane. La transizione delle tecnologie dalla sfera militare a quella civile può contribuire enormemente allo sviluppo tecnologico del Paese”.
In terzo luogo, e questo è molto interessante – e inquietante – visto che ormai ci sono milioni di ucraini insediatisi in molti paesi europei che cominciano ad esercitare concretamente il loro lavoro di “pressione” e influenza in molti ambiti: “Rafforza tuoi legami con la diaspora ucraina. Nella storia di Israele, la diaspora ha sempre svolto un ruolo molto significativo nel sostenere la nostra sicurezza e il nostro sviluppo economico. Ci sono diaspore ucraine forti e solidali in tutto il mondo, incluso Israele, e l’Ucraina dovrebbe imparare a utilizzare questa enorme risorsa a proprio vantaggio”.
Anche Daniel Shapiro, ex ambasciatore Usa in Israele ed ora membro dell’Atlantic Council, nel dare suggerimenti all’Ucraina sulla sua possibile “israelizzazione”, insiste più o meno sugli stessi argomenti: “Se c’è un singolo principio che anima la dottrina della sicurezza di Israele, è che Israele si difenderà da solo e non farà affidamento su nessun altro paese per combattere le sue battaglie. Le tragedie della storia ebraica hanno radicato quella lezione nel profondo dell’anima della nazione. Il trauma dell’Ucraina, costretta a combattere da sola contro un aggressore più grande, rafforza una conclusione simile: non dipendere dalle garanzie degli altri.
Shapiro sa benissimo però che Israele non ha fatto tutto da sola, suggerisce infatti all’Ucraina di mantenere una partnership di difesa attiva: “L’autodifesa non significa isolamento totale. Israele mantiene partenariati di difesa attivi, principalmente con gli Stati Uniti, che forniscono generosa assistenza militare, ma anche con altre nazioni con cui condivide intelligence, tecnologia e addestramento. Sebbene l’Ucraina probabilmente non aderirà presto alla NATO, può approfondire i partenariati di sicurezza con i membri dell’Alleanza e ricevere aiuti, armi, intelligence e addestramento per rafforzare la propria autodifesa”.
In Europa tale scenario, perseguito in modo irresponsabile, avventuristico e autolesionista dalle cancellerie europee, trova però ancora qualcuno disponibile a porsi qualche domanda.
Riferendosi a questa ipotesi di fare dell’Ucraina “l’Israele d’Europa”, Edward Lucas sul sito del Center for European Policy Analysis (CEPA) commenta: “È vero che entrambi i paesi affrontano minacce esistenziali, da parte dei vicini che usano allegramente la retorica dello sterminio. Il risultato nel caso di Israele è che il paese fa le sue cose. Ha un arsenale di armi nucleari non dichiarato. Il suo formidabile servizio di intelligence del Mossad spia tutti, ovunque. Conduce un programma di assassinio a lungo raggio di successo, dai criminali di guerra nazisti e terroristi palestinesi agli scienziati nucleari iraniani. Quando necessario, Israele colpisce i suoi nemici per via aerea, terrestre e marittima. È davvero quello che la NATO vuole vedere nell’Ucraina del dopoguerra”?
La “israelizzazione” dell’Ucraina nel cuore dell’Europa non è affatto uno scenario rassicurante. Al contrario è destinato a diventare una fonte permanente di conflitti e di terrorismo di Stato in nome della sicurezza. Se c’è una cosa che può ostacolarla è la crisi di Israele nelle vecchie relazioni di dominio e minaccia in Medio Oriente che ne dimostri il superamento, una severa lezione per Kiev e la Nato nelle pianure dell’Ucraina o la presa d’atto che le soluzioni politiche siano più vantaggiose di quelle militari. Ma il rischio che tutto questo sfugga di mano e che l’escalation non incontri limiti rimane tuttora altissimo e pericoloso.
Gli apprendisti stregoni che ancora governano in Occidente sembrano preferire la strada del piano inclinato piuttosto che quella della de-escalation e di nuove relazioni internazionali fondate sul multipolarismo. Occorre raddrizzare il piano inclinato, il prima possibile, e con ogni mezzo necessario.
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mark
Meglio un’Ucraina rasa al suolo e in preda al caos stile Libia piuttosto che un altro obbrobrio razzista stile Israele… Credo sarebbe il male peggiore sia per l’UE che per la Russia. Con buona pace degli apprendisti stregoni di Washington.
Gianfranco
Purtroppo è vero Mark…
Mara
Intanto mentre il dittatore ucraino fa il pronostico di una guerra continua contro la Russia a danno de suo popolo lui se ne sta ben chiuso nel suo bunker e la sua famiglia vista all’estero.