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Stallo nella guerra, e Prigozhin scompare

Quando la situazione cambia così velocemente e radicalmente è difficile non correre il rischio di capire fischi per fiaschi. Specie se si prende per “attendibile” (se non proprio “buona”) una parte dell’informazione-propaganda del “campo” in cui siamo oggettivamente inseriti (quello euro-atlantico, insomma).

Nel breve volgere di 24 ore siamo passati dall’avere un capo-padrone di una compagnia di mercenari – giustamente aborrito come “macellaio a fini di lucro” – a un potenziale “eroe liberale” che marciava con le sue truppe su Mosca, cosa che evidentemente non può fare l’esercito di Kiev per quanto addestrato e armato dalla Nato.

In appena 12 ore questo steso “eroe” avrebbe – secondo notizie questa volta unanimi, a Mosca come a Washington – raggiunto un “accordo” tramite la mediazione di Lukashenko (presidente bielorusso) per ottenere impunità ed esilio a Minsk insieme alla parte dei suoi uomini che avevano animato il putsch. Gli altri immediatamente arruolati nell’esercito regolare.

Altre 12 ore e il mostro-eroe è diventato quasi un “desaparecido”, anche se per ora non sembra esserci nessuno che si mostri seriamente preoccupato per la sua sorte.

Intanto nel suo “comando” ora abbandonato sono stati trovati oro e soldi per 43 milioni, che il suo ufficio stampa considera “per la paga” dei soldati Wagner.

Anche la narrazione su Putin, nello stesso lasso di tempo, ha subito cambiamenti radicali: il “dittatore” e “nuovo zar” è stato per un giorno descritto come finito, “in fuga”, scomparso nonostante il suo discorso in tv. Persino Zelenskij, ad un certo punto, ha dichiarato che la leadership russa non controlla “niente di niente. Solo caos completo”.

Da “dittatore” a tremebondo confusionario è stato un attimo. Tanto breve da far venire il dubbio che entrambe le definizioni siano un tantino “letterarie”, più che realistiche. A Holliwood, insomma, devono decidere ancora come va avanti il film….

Subito dopo la resa e la scomparsa di Prigozhin, giusto per non buttar via i quintali di inchiostro e opinioni rovesciati sui telespettatori occidentali (bisogna ricordare che il resto del mondo segue altre regole, ormai), il Dipartimento di Stato – per bocca di Anthony Blinken, ha varato la linea ufficiale seguita fedelmente da ogni media (tranne pochissimi): “ Prigozhin ha sfidato direttamente l’autorità di Putin, e questo solleva vere domande e rivela vere crepe” ai vertici del Cremlino”.

Adelante con juicio, insomma…

E comunque tornare al concerto sulla “dittatura” deve essere sembrato eccessivo anche agli sceneggiatori dei peggiori serial tv…

Le cronache (occidentali, sia chiaro) riferiscono infatti nella capitale sono state cancellate le “misure antiterrorismo” prese nelle ore della “marcia su Mosca”. Il sempre periclitante ministro della difesa, Shoigu (per mesi il bersaglio fisso delle critiche di Prigozhin), è in visita alle truppe al fronte, in Donbass.

Proprio mentre, nelle stesse ore, i vertici delle forze armate sciorinano dati rilevanti sull’andamento degli arruolamenti (circa 40.000 uomini al mese), ma precisano anche che saranno destinati alla “riserva” perché non ce n’è bisogno sulle linee della cosiddetta “Operazione militare speciale”.

Nonostante l’indubbio trauma momentaneo che deve aver provocato il “colpo da matto” del capitano di ventura, insomma, non sembrano esserci stati sbandamenti sul fronte dei combattimenti.

La famosa “controffensiva” ucraina, che proprio il Pentagono e lo stesso Zelenskij avevano ammesso come “ferma” la mattina stessa del “putsch” della Wagner, non ha neanche provato a verificare se si erano create condizioni migliori per avanzare.

Anche Blinken aveva suggerito che “nella misura in cui l’attenzione della Russia viene deviata questo crea, credo, un ulteriore vantaggio” per l’Ucraina nel bel mezzo di un’offensiva contro le forze russe.

Ma dai vertici dell’esercito russo – come riferisce il blog statunitense Simplicius the ThinkerSono in corso i preparativi per ulteriori azioni offensive … anche da parte nostra“.

Dal punto di vista puramente militare non farebbe un grinza. Dopo aver fatto consumare al nemico molte forze e mezzi per cercare di avanzare è piuttosto usuale lanciare un contrattacco là dove si è indebolito di più.

Resta ovviamente l’incognita su quanto possa aver pesato, o pesare nelle prossime settimane, la scomparsa della compagnia di mercenari.

Ma, per capirci qualcosa di più, consigliamo di spegnere la televisione dopo i titoli di testa (che servono giusto a capire il “tono” della narrativa, non certo quel che accade). Già i media anglosassoni sono più ricchi di informazioni, spesso anche attendibili…

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4 Commenti


  • Mara

    Intanto la nostra presidente del consiglio si domanda basita come mai per parlare della situazione in Ucraina dopo l’a. Mutinamento di Prigoz in Biden abbia telefonato a Macron, a Sholtz e non a lei.
    Non ha capito che questo paese nell’opinione dei pezzi grossi è tested’uovo dell’occidente vale come il due di coppa, a nulla sono valsi i sorrisi le pacche sulle spalle gli abbracci e quell’atteggiamento da capofila in ossequio alle richieste di invio di armi per l’Ucraina.


  • stefano maratta

    poverina ce prova, si fa stropicciare un po’ da tutti per ottenere un posto in prima fila, ma sempre meloni sei!!!


  • Ta

    Poveri media occidentali… non hanno nemmeno avuto il tempo di trasformare il «capo mercenario al soldo di Putin» in «freedom fighter liberale»…


  • Mara

    Appena qualche minuto per assaporare la delusione nei commenti nelle trasmissioni dei cosiddertti democratici proni a Biden che non hanno visto avverarsi il colpo di stato in Russia che bramano dall’inizio di questa guerra poi cambio canale o spengo la TV per non ascoltare la serie di baggianate contumelie che danno a seguire per leccarsi le ferite.

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