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Il duro bagno di realtà sulla “vittoria” ucraina

Come era prevedibile, il “bagno di realtà” (che in altri tempi si chiamava “togliere la testa dalla sabbia“) dei nostri media sulla questione delle prospettive generali della controffensiva, e soprattutto il fatto che le manchevolezze vengono attribuite all’Ucraina, è stato recepito con moltissima irritazione.

Ieri Hanna Maljar, viceministra della difesa ucraina, ha affermato che per colpa dei media occidentali che hanno “rivelato” l’impiego nei combattimenti dell’82a brigata, la stessa è stata oggetto di cinque incursioni aeree, per poi ricordare che condividere informazioni non autorizzate è punibile con un massimo di otto anni di reclusione.

Chiaramente non è colpa di Forbes o del Washington Post se i russi si sono accorti che quella era l’82a, non penso la loro intelligence sia ridotta a dover compulsare la rassegna stampa occidentale per sapere chi si trovano di fronte e che quella fosse l’82a era noto a tutti, me incluso, già solo vedendo il materiale video messo in circolo dai russi, non dai nostri media.

Il concetto, però, è abbastanza chiaro: il “bagno di realtà” è controproducente. E infatti oggi Le Temps  scrive con una certa costernazione che lo Stato Maggiore ucraino ha deciso all’improvviso di vietare ai giornalisti l’accesso al fronte a meno che non abbiano un’autorizzazione scritta da Zalužnyj, il comandante delle FFAA ucraine, non proprio la persona più raggiungibile di questi tempi.

Questo significa, purtroppo, che il livello dell’informazione, già parecchio scarso da prima, si abbasserà ulteriormente, e diventerà ancora più difficile capire cosa sta realmente succedendo.

Ma sono sicuro che a molti va benissimo così. Non tutti amano i bagni, di realtà o meno. Molti nemmeno le docce, ma questa è un’altra storia.

Nella foto, tramonto a Robotyne con Leopard abbandonato.

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In Ucraina gli scandali minano il fronte interno

Gianandrea Gaiani *

Le difficoltà militari dell’Ucraina sembrano moltiplicare i segnali di instabilità politica interna.

L’ultimo scandalo legato a corruzione e malversazione nello sforzo bellico dell’Ucraina è venuti a galla intorno a Ferragosto, con l’arresto nella regione centro-orientale di Khmelnytsky, nell’Ucraina centro-orientale, di un commissario militare sorpreso dai servizi di sicurezza interni mentre riceveva una tangente.

Lo hanno riferito gli organi inquirenti, precisando che l’uomo avrebbe ricevuto 4.500 dollari da una persona che voleva sfuggire all’arruolamento. 

In cambio della tangente il commissario avrebbe promesso d’influenzare la commissione medica militare per farlo dichiarare disabile e quindi non idoneo al servizio militare: diagnosi che consente ai maschi ucraini tra i 18 e i 60 anni di non essere più soggetti alla coscrizione né al divieto di recarsi all’estero. Il commissario è stato rimosso dall’incarico e rischia fino a otto anni di carcere.

La corruzione dei commissari adibiti al reclutamento non riguarda certo solo la regione di Khmelnytsky (una delle più colpite nelle ultime settimane dai bombardamenti di precisione russi scatenasti contro depositi di armi e munizioni) e del resto l’11 agosto il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato, durante una riunione del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, lo scioglimento di tutti i comitati militari regionali.

La decisione è stata presa dopo i risultati emersi dalle ispezioni che hanno portato ad avviare procedimenti penali contro 112 funzionari e commissari nelle regioni di Donetsk, Poltava, Vinnitsa, Odessa, Kiev e Lviv.

Secondo quanto emerso dalle ispezioni, ha spiegato Zelensky, vi sono stati casi di “arricchimento illegale e fondi ottenuti irregolarmente per profitti personali”.  

Nell’ultimo mese alcuni responsabili dei Centri territoriali di reclutamento e sostegno sociale sono stati coinvolti in scandali con casi anche eclatanti, come quelli a Odessa e Dniepropetrovsk, dove funzionari hanno ottenuto immobili all’estero e auto di lusso in cambio della cancellazione dei nomi di alcuni uomini chiamati alle armi.

La soluzione è sciogliere i comitati militari regionali. Cinismo e corruzione in tempo di conflitto equivalgono a tradimento”, ha detto Zelensky, aggiungendo che “questa struttura dovrebbe essere gestita da persone che sanno esattamente cosa è la guerra, da soldati che sono stati al fronte e che non possono più stare in trincea perché hanno perso la salute o gli arti, ma hanno conservato la dignità e non hanno cinismo. Prima della nomina dei nuovi commissari militari ci saranno controlli da parte del servizio di sicurezza”, ha assicurato Zelensky.

Malaffare e malversazione non sono certo una novità in Ucraina, in testa fin da molto prima della guerra a tutte le classifiche negative di malgoverno e corruzione, ma il pessimo andamento del conflitto ha ingigantito il problema dei tanti uomini, giovani e meno giovani, che cercano in ogni modo di evitare l’arruolamento per non venire inviati nei tritacarne della controffensiva ucraina che in due mesi e mezzo ha già provocato perdite stimate in 45/50 mila uomini.

Testimonianze specifiche cui vanno aggiunte le continue manifestazioni spontanee a Kiev e in tante città ucraine in cui madri e mogli chiedono notizie dei propri cari poiché tantissimi militari risultano dispersi.

Il Financial Times ha raccontato che il numero di uomini fermati al confine mentre cercava di fuggire all’estero equivale agli effettivi di cinque brigate dell’esercito ucraino.

Il portavoce del servizio di frontiera ucraino Andrey Demchenko, ha rivelato che 13.600 maschi in età di arruolamento sono stati catturati mentre tentavano di attraversare il confine al di fuori dei valichi di frontiera mentre altri 6.100 sono stati fermati con documenti falsi ai punti di controllo regolari.

Nei mesi scorsi anche alti dirigenti del ministero della Difesa vennero arrestati dopo che era emerso che acquistavano viveri per i soldati a prezzi gonfiati intascandosi la differenza con il prezzo di mercato. 

Da mesi gira voce che il ministro della Difesa Oleksy Reznikov, uno dei fedelissimi di Zelensky, sia a rischio rimozione e possieda ricchezze sospette all’estero (come diversi membri del governo e delle forze armate). Lo stesso Reznikov (nella foto sotto con l’omologo polacco) ha detto il 19 agosto che potrebbe dimettersi presto.

Inoltre anche i rapporti con alcuni stati membri della NATO dell’Europa Orientale sembrano messi a dura prova dalla decisione di questi ultimi di non assorbire più parte dell’export di grano e cereali ucraino che danneggia i produttori agricoli locali.

Se l’Ungheria è da tempo ai ferri corti con Kiev per il rifiuto del suo governo ad applicare sanzioni a Mosca e fornire armi all’Ucraina, ora sembra incrinarsi anche l’asse con la Polonia che manterrà il blocco alle importazioni di grano ucraino, benché la Ue intenda revocarlo a partire dal 15 settembre.

Il 14 agosto il presidente polacco Andrzej Duda ha confermato che il suo Paese continuerà a sostenere l’Ucraina per tutta la  durata del conlitto. “Sosteniamo costantemente l’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione russa, ma il nostro dovere più importante è quello di curare gli interessi del nostro Paese. Pertanto, per proteggere il mercato interno e il mercato dell’UE, dobbiamo iniziare da noi”, ha affermato Duda durante un’intervista al settimanale ‘Sieci’.

Duda ha poi anche criticato l’uso che le autorità ucraine stanno facendo delle dichiarazioni del segretario di Stato polacco, Marcin Przydacz, che rimproverava a Kiev la sua presunta mancanza di gratitudine per gli aiuti ricevuti.

Il tema della “gratitudine ucraina” era già emerso al vertice NATO di Vilnius con la diatriba tra Kiev e il ministro della Difesa britannico Ben Wallace.

Przydacz ha detto che gli ucraini “dovrebbero iniziare ad apprezzare il ruolo che la Polonia ha svolto negli ultimi mesi”. Kiev convocato l’ambasciatore polacco, Bartosz Cichocki, provvedimento replicato allo stesso modo da Varsavia.

* da Analisi Difesa

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1 Commento


  • nicola leoni

    Se tutti questi giovani o meno giovani tra i 18 60 anni li mandano al fronte questi alla prima occasione si arrendano o voltano le spalle al nemico, oppure ammazzano i loro comandanti che li mandano a crepare

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