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In Ucraina “L’Occidente si deve preparare all’umiliazione”

Come vanno le cose in Ucraina, dal punto di vista dell’Occidente imperiale? Male, grazie.

Se si vuol sapere qualcosa, purtroppo, non si deve dar retta ai guerrafondai “volenterosi” ma incapaci, co media italioti, ma agli esperti militari, soprattutto anglosassoni. Ossia ai più fanatici Stranamore che ci siano su piazza.

In questo articolo pubblicato sul britannico The Telegraph il colonnello Richard Kemp * parla senza peli sulla lingua di “umiliazione” per gli Usa e i loro alleati. A meno di non mettere in atto un’escalation folle, coinvolgendo anche Iran e Corea del Nord (!).

Notevole, comunque, la serena ammissione che “Gli Stati Uniti… sono i principali responsabili di questa guerra“.

Vi proponiamo questa lettura certo non per “sposare” la sua follia (per fortuna è in pensione e non può più far danni sul terreno, come aveva fatto in Afghanistan) ma per fornire informazioni e valutazioni altrimenti inattingibili.

Buona lettura.

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La controffensiva ucraina è in fase di stallo. L’Occidente deve prepararsi all’umiliazione

Il tempo sta per scadere per l’Ucraina. Dopo 18 mesi di guerra, non si tratta più di sapere se l’alleanza occidentale vacillerà, ma quando.

Fin dall’inizio, nonostante i discorsi giusti e la fornitura di materiale militare, Francia e Germania, in particolare, si sono dimostrate partner riluttanti.

I loro leader sono spesso sembrati più preoccupati di trovare una “via di fuga” per Putin che di espellere le sue forze dall’Ucraina. Oltre alla dipendenza dall’energia russa, l’istinto pacifista delle classi politiche dell’Europa occidentale ha portato a trascurare le forze armate e a temere un’escalation. –

Gli Stati Uniti, che hanno fornito la maggior parte del sostegno all’Ucraina, sono i principali responsabili di questa guerra. Eppure, fin dai primi giorni, anche il Presidente Biden,, fornendo assistenza militare appena sufficiente, si è accodato a queste voci che si oppongono all’impegno americano in Europa per altri motivi.

Le preoccupazioni legate alla corruzione devono essere affrontate, ma non prevalgono sull’interesse strategico primario dell’Occidente di impedire una vittoria russa.

Zelensky si rende ovviamente conto dell’imminente punto di rottura del sostegno occidentale e le sue azioni recenti potrebbero indicare un certo grado di allarme. Ad esempio, ha incarcerato il magnate ed ex governatore della provincia Igor Kolomoisky, un alleato e sostenitore di lunga data, presumibilmente corrotto.

Ha licenziato il ministro della Difesa Oleksii Reznikov all’apice della guerra, sempre tra le accuse di corruzione. Quest’ultima mossa potrebbe segnalare un cambiamento imminente nella strategia militare dell’Ucraina.

Niente di tutto questo farà una differenza significativa. Nessun aggiustamento strategico può dare una svolta alla guerra senza un drastico aumento degli aiuti militari e una solida strategia di limitazione dei danni.

Ciò comporterebbe il potenziamento delle forze della NATO, che non è ancora stato affrontato seriamente da entrambe le parti dell’Atlantico. Non vi è alcuna indicazione, ad esempio, che la Germania stia mettendo a bilancio una spesa minima per la difesa della NATO pari al 2% del PIL, nonostante le promesse. Il Regno Unito continua a fare ulteriori tagli al suo esercito sottodimensionato.

Un secondo elemento sarebbe una continua guerra economica contro un’economia russa indebolita, per enfatizzare il prezzo di una guerra aggressiva e minare la capacità di Mosca di riarmarsi.

Questo è altamente problematico. Senza dubbio qualsiasi accordo di pace comporterebbe la revoca delle sanzioni, quindi sono necessari mezzi più fantasiosi per soffocare l’economia bellica della Russia.

L’interdizione delle forniture di armi da parte dell’Iran e della Corea del Nord, che rappresentano entrambe una grave minaccia per l’Occidente, dovrebbe essere presa in seria considerazione.

* Il colonnello Richard Justin Kemp è un ufficiale dell’esercito britannico in pensione che ha prestato servizio dal 1977 al 2006. Kemp era un ufficiale comandante di battaglione di fanteria. Tra i suoi incarichi c’è stato il comando dell’operazione Fingal in Afghanistan dal luglio al novembre 2003. Dopo essersi ritirato, Kemp ha scritto insieme a Chris Hughes Attack State Red, un resoconto della campagna in Afghanistan del 2007 intrapresa dal Royal Anglian Regiment, documentando il loro dispiegamento iniziale.

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