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Dieci anni di governo Maduro. L’Alba con i Brics e il mondo multipolare

Nell’attuale situazione mondiale, in cui gli Stati Uniti stanno perdendo sempre più terreno e capacità egemoniche, si sta concretizzando la possibilità di un futuro diverso grazie all’incontro dei paesi dell’ALBA (l’Alleanza Bolivariana fondata da Fidel Castro e Hugo Chavez, di cui fanno parte Venezuela, Cuba, Bolivia e Nicaragua) con i cosiddetti BRICS (al gruppo tradizionale composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica si sono aggiunti già Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran).

Due gruppi di paesi che si distanziano progressivamente dall’egemonia economica, politica e militare americana, e i cui itinerari ormai convergono per ridefinire le dinamiche del commercio internazionale, le politiche delle relazioni internazionali e le politiche monetarie (queste ultime strettamente legate alle prime due)”.

Lo spiega a FarodiRoma il prof. Luciano Vasapollo, decano di Economia alla Sapienza e fondatore della “Scuola marxista decoloniale dell’economia critica antropologica”, che studia approfonditamente queste dinamiche.

Aggiunge Mirella Madafferi: “In questo contesto, l’ALBA ha svolto e continua a svolgere un ruolo molto importante come alternativa nelle relazioni internazionali, adatta a realizzare una concreta e reale possibilità di uscita dall’Unipolarismo nell’area centro-nord del mondo, dominata dai due blocchi imperialisti di Stati Uniti e Unione Europea. Si tratta di una vera alternativa, poiché si basa su altri modelli economici, sociali, comunicativi, politici e monetari”.

Ed ora, nella costruzione dei Brics plus, e quindi del nuovo allargamento che si prevede per il 2024, saranno determinanti proprio i paesi dell’ALBA a partire dal Venezuela, che in questi giorni, rileva Rita Martufi coordinatrice del Centro Studi CESTES e cofondatrice con Vasapollo del Capitolo Italiano della Rete di artisiti e intellettuali in difesa dell’umanità (REDH) “in occasione del viaggio in Cina del presidente Nicolas Maduro, ha stretto nuovi accordi economici, commerciali e anche scientifici con Pechino”.

Un’area di aggregazione che sbrigativamente alcuni definiscono “a guida cinese”. Una etichetta che Vasapollo rifiuta: “penso che il multicentrismo debba essere appunto multicentrico e pluripolare, proprio perché ciascuno all’interno mantiene le sue caratteristiche e le sue diversità politiche, di governo, e dunque di prospettiva, però con l’obiettivo comune della decolonizzazione e la battaglia contro l’imperialismo e contro le multinazionali”.

Nell’ambito della costruzione del nuovo ordine mondiale (politico, economico e monetario) una rilevanza particolare ovviamente – continuano Vasapollo, Martufi e Madafferi – ce l’ha l’altro perno della Tricontinental immaginata da Che Guevara nel 1967 esortando a “creare due, tre… molti Vietnam” contro l’imperialismo.

Una visione progressista che comprende oltre all’Asia e all’Africa, appunto l’America Latina, un continente che, ha sempre manifestato un’attenzione particolare per quelli che sono i processi democratici progressisti e che oggi sta rafforzando la propria struttura: lo scheletro di un’America Latina che di nuovo respira i venti del progresso e dell’autodeterminazione”.

Pensiamo per esempio – esemplifica Rita Martufi – alla Colombia di Petro, oppure pensiamo per esempio al Brasile di Lula, mentre resta fermo il riferimento all’ALBA con l’asse portante di Cuba, Venezuela che continuano a svolgere un ruolo molto importante come alternativa nelle relazioni internazionali, testimoniando una concreta e reale possibilità di uscita dall’Unipolarismo che esplica la sua azione negativa nell’area centro-nord del mondo, dominata dai due blocchi imperialisti di Stati Uniti e Unione Europea.

Quella Bolivariana è una vera alternativa poiché si basa su altri modelli economici, sociali, comunicativi, politici e monetari”.

Anche Vasapollo richiama in proposito “il viaggio assolutamente importante che ha fatto la delegazione venezuelana guidata dal presidente Maduro in Cina, dove si sono firmati moltissimi accordi di cooperazione e non pià soltanto per i beni di prima necessità ma avviando l’interscambio tecnologico e anche di tecnologia avanzata come per esempio le piattaforme spaziali.

E il ruolo che sta svolgendo Cuba nel vertice del ‘G 77 più la Cina’ che vede la presidenza di Cuba e si proietta sempre di più verso i processi di integrazione, di rinnovamento, ovvero di autodeterminazione, di decolonizzazione e di imperialismo nella visione dell’ALBA”.

Al centro – ricorda Madafferi – c’è la cooperazione Sud.Sud che promuove le relazioni paritarie tra i paesi, a partire dai paesi dell’America Latina e dei Caraibi”.

Chiarisce il prof. Vasapollo: “si tratta di accordi commerciali, energetici, culturali, di assistenza medica, scolastica e universitaria oltre che di assistenza sociale, ma soprattutto l’ALBA oggi vede i propri membri impegnati non solo nelle interrelazioni fra loro, ma, sul modello di Cuba che invia in tanti paesi i suoi medici e i suoi insegnanti per aiutare la crescita di quelle popolazioni, come una reale alternativa alle logiche capitalistiche, ovvero una proposta di complementarietà rivolta a tutto il mondo-

Pensiamo per esempio agli accordi su petrolio e energia o alle società per esempio per l’elettricità che propongono di creare delle linee di trasmissione e distribuzione dei prodotti energetici per favorire i percorsi processi e gli investimenti sociali per favorire le acquisizione delle risorse naturali oppure l’autonomia e l’autoproduzione alimentare, le riforme agrarie contro il latifondo e contro le multinazionali dell’agricoltura, l’impegno per la protezione ambientale e quindi lo sviluppo equilibrato e la protezione sociale ed ambientale”.

Dovrà essere ulteriormente sviluppata – elenca Martufi – anche una rete di osservatori ecologici ambientali, e promossa la creazione degli istituti per la riforma agraria, e saranno ulteriormente incrementate le campagne della sanità pubblica, di alfabetizzazione ed educazione primaria con l’obiettivo principale di porsi contro quelle che sono le politiche del polo nordcentrico e unipolare a guida statunitense e dell’Unione Europea”.

E’ per questo – fa notare Madafferi – che gli Stati Uniti adottano le sanzioni economiche contro i paesi dell’ALBA, contro il Nicaragua contro Cuba contro il Venezuela e contro la Bolivia per cercare di ostacolare di frenare di depotenziare la capacità e di autodeterminazione di questi paesi”.

E’ da recuperare come sinistra socialista e marxista, suggerisce allora Vasapollo, “il tema della sovranità: della sovranità politica, della sovranità economica, della sovranità monetaria. La sovranità – tiene a affermare – se volete di coscienza, cioè di coscienza per quel processo della transizione al socialismo nel ventunesimo secolo e che deve coinvolgere l’area dei paesi deboli o dei paesi cosiddetti deboli, che sono poi i paesi appunto del Sud come quelli appunto dell’America Latina dove abbiamo importanti risorse e importanti assetti anche agricoli.

Potenzialità che testimoniano anche in questi ultimi anni la crescita ad esempio del Venezuela e i nuovi metodi di sviluppo che si dà la Bolivia nel contesto dell’organizzazione economica che deve coinvolgere le popolazioni native”.

L’arrivo dell’ALBA nei Brics allargati, secondo Vasapollo, “restituirà centralità allo stato sociale a partire dall’esempio di Cuba, col sistema sociale di assistenza, sanità e istruzione gratuite e pubbliche.

Un discorso che vede in prima linea il Venezuela – sottolinea l’economista che è da tempo consulente dei governi di L’Avana e Caracas – con tutte le politiche prima del presidente Chavez e poi del presidente Maduro: politiche sociali che in Venezuela, in questa fase di transizione, convivono ovviamente anche con forme di proprietà privata e questo non mi sembra assolutamente uno scandalo”.

Centrale – afferma il docente della Sapienza – è la ridistribuzione delle risorse per quanto riguarda gli assetti della sanità pubblica e gratuita, dell’istruzione pubblica e gratuita e poi anche della capacità di porsi su un terreno assolutamente anticapitalistica e anti imperialista in continuità con le missioni che già erano state programmate da Chavez e che sono state portate egregiamente avanti in questi 10 e più anni di governo da parte del presidente Maduro (con ad esempio l’assegnazione di oltre 5 milioni di alloggi popolari.

Vediamo da tutti gli indici ufficiali degli organismi internazionali che il miglioramento del benessere della popolazione continua, nonostante le tremende sanzioni economiche, commerciali, monetarie e finanziarie da parte degli Stati Uniti. Così come proseguono i programmi di alfabetizzazione ed anche lo straordinario sistema delle orchestre giovanili che non ha rivali al mondo.

E non possiamo ignorare il successo delle ‘comuni’ come strumento della democrazia economica e popolare, Una sovranità di classe molto importante che ha dato vita a un nuovo linguaggio sociale, un nuovo linguaggio di prospettiva e di governo da parte del popolo cioè per affermare che il problema non è soltanto la presa del governo ma è la presa del potere da parte delle classi popolari per dare vita a un auto-governo a indirizzo socialista bolivariano cioè con la caratterizzazione bolivariana della costruzione del socialismo attraverso il controllo pubblico e statale dei servizi strategici e della economia che dunque sono in mano alla democrazia di popolo e alla democrazia partecipativa e protagonista questa e Venezuela per cui la strada del governo Maduro prosegue sulla costruzione del socialismo nel per del ventunesimo secolo”.

Insomma, sintetizza Rita Martufi, “il modello internazionalista e di lotta di classe che nasce dall’esperienza dell’ALBA apre orizzonti di speranza nel futuro e nell’immediato presente se sapremo lasciare le visioni occidentali-centriche e a raggiungere il livello di solidarietà di classe internazionalista”.

E conclude Mirella Madaferri: “L’Imperialismo ha sempre cercato di piegare l’ALBA perché rappresenta un’alternativa funzionante. C’è la paura che ci si possa accorgere di una logica diversa dal profitto” e per tale ragione vi furono dei colpi di Stato bianchi da parte di filoamericani contro i governi di molti paesi latino-americani, e poi le molte sanzioni, i blocchi, il terrorismo nella comunicazione”.

* da IlFarodiRoma

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