John Raine, analista dell’International Institute for Strategic Studies (IISS), un famoso e storico think tank britannico molto integrato con gli ambiti Nato, non vede bene la situazione in Ucraina sia per quanto riguarda il futuro del governo di Kiev che per gli interessi della Nato.
“Mentre l’estate volge all’autunno, l’offensiva primaverile dell’Ucraina continua ad essere inghiottita dalle difese russe pesantemente minate. In Europa e negli Stati Uniti il sostegno all’Ucraina e il contenimento della Russia continuano, ma la forma e la durata di tale sostegno sono messe in discussione” scrive Raine, pessimista anche su altri aspetti del conflitto.
“L’arco temporale previsto per il conflitto non solo si estende oltre quanto inizialmente previsto, ma va anche oltre ciò che i regolamenti finanziari e militari possono facilmente accogliere. In Russia né le sanzioni né l’isolamento hanno indebolito la posizione del presidente Vladimir Putin né hanno scosso il suo elettorato”.
Secondo l’analista britannico, né Kiev né Mosca sono pronte a rinunciare o a concludere un accordo. Le battaglie saranno brutali e lunghe. “L’esito potrebbe non essere determinato dalla potenza militare o dagli eventi interni alla Russia, ma piuttosto dal ritmo delle tendenze geopolitiche estranee al conflitto, e molte di esse si stanno muovendo a favore di Putin”.
Tra queste Raine individua un cambiamento significativo nel rifiuto di molti paesi emergenti di obbedire alla campagna antirussa avviata da Usa e Ue e dunque della Nato.
“Dopo l’inizio dell’operazione speciale della Russia in Ucraina nel febbraio 2022, e forse proprio per questo motivo, si sono intensificate alcune tendenze che si rafforzano a vicenda: la crescita dell’assertività strategica delle piccole e medie potenze; rafforzare i gruppi che la pensano allo stesso modo nei paesi che si sentono impotenti nel contesto del secondo dopoguerra; promuovere programmi nazionalisti; e rivalutazione del governo autoritario”, scrive Raine.
Secondo lui “Tutto ciò favorisce la Russia, ma più per coincidenza che per intenzione. Molti degli Stati in prima linea in queste tendenze cercano anche relazioni amichevoli con gli Stati Uniti, ma questo complica il panorama diplomatico piuttosto che aiutare l’Occidente”.
Per Raine il fattore tempo gioca contro l’Occidente e l’Ucraina e a favore della Russia. “Con il conflitto in una fase statica di logoramento, nessuna delle due parti può facilmente adattarsi allo sviluppo della geopolitica, senza fare concessioni. Ma gli svantaggi non sono uguali”.
Nell’analisi dell’International Institute for Strategic Studies “Mosca può ottenere vantaggi geopolitici restando passiva. L’Ucraina deve lavorare per ottenere questi benefici, anche tra i paesi che sostengono i suoi sforzi militari. La Russia può rafforzare le relazioni con stati come la Cina, che si sentono ugualmente limitati dall’Occidente. L’Ucraina, tuttavia, rischia di perdere da un rimpasto geopolitico motivato in gran parte dal sentimento anti-americano”.
L’analista britannico guarda con preoccupazione alla tenuta e alle divergenze crescenti in seno alla Nato e alla Ue sulla prosecuzione dell’impegno militare nella guerra in Ucraina.
“Alcuni continueranno a sostenere che la coalizione filo-ucraina ha capacità e interessi limitati date le pressioni e i vincoli della politica democratica, e che Zelenskyj dovrà prima o poi fare i conti con il nuovo ordine.
È probabile che Kiev continuerà a respingere con veemenza l’idea, con Zelenskyj che sostiene che l’Ucraina deve acquisire capacità militari che le consentiranno di raggiungere i suoi obiettivi militari. Potrebbe ancora riceverli, ma i cambiamenti geopolitici avvengono al di fuori del controllo di ogni singolo attore e influenzeranno inevitabilmente il suo sostegno internazionale. La sua finestra per un’azione decisiva si sta restringendo”, sottolinea Raine, dando voce ad un sentimento nell’alleanza occidentale che guarda con crescente scetticismo all’avventurismo militare di Kiev e all’escalation in Ucraina.
Quella di John Raine, anche per la fonte sulla quale è stata pubblicata, non è più una tesi “originale” ma è l’aria che tira dentro gli ambienti della Nato. La stagnazione del conflitto in Ucraina, con il fallimento dell’offensiva di Kiev e il conformarsi di una guerra di posizione senza risultati decisivi, sta diventando una contraddizione sempre più profonda.
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