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L’estrema destra avanza in Germania

Il terremoto che va scuotendo il mondo e l’Europa a partire dall’accoppiata pandemia-guerra si fa ora sentire con molta evidenza.

Le scosse telluriche, nel Vecchio Continente, vanno destabilizzando anche la Germania, primo motore del “modello mercantilista” e neoliberista che ha affossato il “modello sociale europeo” di stampo socialdemocratico (e democristiano).

I problemi economici creati dalla crisi generale e, in particolare, dal cmbinato disposto tra attentato al gasdotto North Stream (realizzato dagli “alleati” Usa-Gb-Ucraina) e forti restrizioni all’interscambio con Russia e Cina (primi mercati di sboco e/o di rifornimento) stanno rovesciandosi inevitabilmente anche sugli equilibri politici. Sconvolgendoli.

Le elezioni regionali di ieri, in Assia e Baviera (due land “occidentali”, ad alto reddito), hanno decretato la crisi dei partiti attualmente al governo (l’impresentabile “coalizione semaforo” tra socialdemocratici, verdi e liberali).

Tutte e tre le formazioni hanno perso terreno in misura traumatica. I liberali del Fdp (in fondo i più “coerenti” con la propria impostazione ufficiale) sono fuori dal “parlamentino” in Baviera e appena sopra la soglia di sbarramento (5%) in Assia.

I Verdi – imitazione quasi abusiva del vecchio movimento ecologista (la loro leader Bearbock è tra i falchi atlantisti più guerrafondai, da ministro degli esteri) – devono registrare un calo al 15,9% in Baviera (nel 2018 il 17,6%), mentre in Assia sono scesi al 15,3% (nel 2018 erano al 19,8%).

Tramortiti soprattutto gli uomini del premier Scholz (Spd). Una bocciatura in particolare per la ministra dell’Interno, Nancy Faeser, principale candidata dell’Spd in Assia. Faeser aveva dichiarato di voler diventare la prima donna a capo del governo regionale dell’Assia, ma non ha convinto l’elettorato.

In Assia i socialdemocratici sono scesi intorno al 15%, uno dei risultati peggiori della loro storia. Ma è in Baviera l’annuncio della catastrofe futura, visto che sono precipitati all’8%.

A “vincere perdendo” è stata la destra democristiana (Cdu e Csu in Baviera), che è arretrata a sua volta in modo consistente. Pur essendo storicamente più di destra rispetto alla gemella federale, la Csu ha preso “solo” il 36,7%, il peggior risultato dal 1958.

In Assia invece ha confermato il primo posto per il primo ministro locale, Boris Rhein, con il 34,5% dei voti.

A trionfare, in questo caso, è stata soprattutto l’estrema destra dell’Afd, non troppo dissimile dalle formazioni neonaziste anche se prova di continuo a darsi un “tono” più “istituzionale”, come sappiamo bene anche in Italia). In entrambi i land si attesta al 18%, risultando così il secondo partito in Assia e il terzo in Baviera.

Soprattutto, però, pone un’ipoteca seria in vista delle elezioni europee e in caso di crisi del governo “semaforo”, visto che nei land orientali i neofascisti sono molto più forti che non dove si è votato ieri.

Sulle ragioni di questa ascesa non ci sono particolari novità. Il generale peggioramento delle condizioni di vita e salariali (avviato venti anni fa con le “riforme Harz”, che hanno legalizzato la precarietà lavorativa), nonostante un salario minimo che ci dovrebbe fare invidia (oltre 12 euro l’ora, ma sarà aumentato presto a 14); la riduzione dell’occupazione di buona qualità (il settore auto, per esempio, va riducendo di continuo il personale, anche solo non sostituendo chi va in pensione).

Il tutto gestito, come in Italia, come una conseguenza dell’immigrazione – soprattutto dai paesi dell’Est e dall’Ucraina, anche se la “narrazione” razzista si concentra soprattutto sui “diversamente colorati” che sono arrivati attraverso la “rotta balcanica” – e della concorrenza salariale al ribasso.

Un quadro che va peraltro peggiorando rapidamente, visto che proprio oggi Destatis, l’agenzia federale di statistica, ha ufficializzato l’ennesimo calo della produzione industriale (-0,2% ad agosto, ma -2% su base annua), rafforzando così il timore per i rischi di recessione piena per la prima economia dell’area euro.

E se la prima vacilla, le altre non possono certo andare meglio (come ottusamente continua a raccontare l’entourage meloniano, forse non consapevole che l’industria italiana residua è in gran parte “contoterzista” delle filiere produttive tedesche).

Quel che è chiaro, però, è che la “marea nera” non si arresta riproponendo gli atteggiamenti e le politiche neoliberiste che la stanno facendo gonfiare. Forse è il caso di rompere i confini stretti in cui è stato rinchiuso il conflitto sociale…

Non è impossibile, in un terremoto di queste dimensioni.

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3 Commenti


  • Mauro

    … È un Mondo sottosopra…il governo tedesco di ‘sinistra’ spd verdi liberali sanziona la Russia e manda armi ai nazisti ukrainici,l’adf neonazista non vuole mandare armi ai nazisti ukrainici ed è contro le sanzioni alla Russia…boh…


  • Walter

    in tutto questo il partito di una sinistra-sinistra, non esiste ? Die Linke poi che fine ha fatto ?


  • Mauro

    ….si è suicidata..

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