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Francia. La solidarietà con la Palestina è più forte dei divieti del governo

Come scrivevamo neanche 24 ore fa, il governo francese e il presidente Macron stavano maneggiando una pentola a pressione pronta ad esplodere, soprattutto dopo le riserve espresse dal Consiglio di Stato sull’interdizione tout court di qualsiasi manifestazione a sostegno della Palestina, imposta dal ministro degli Interni, Gérald Darmanin, con una lettera ai prefetti dell’Esagono.

Alla fine, il coperchio è saltato: migliaia di persone si sono ritrovate nel tardo pomeriggio di ieri a Place de la République, a Parigi, al presidio convocato dall’associazione EuroPalestine contro i bombardamenti e la deportazione dei palestinesi che abitano e vivano nella Striscia di Gaza.

Il presidio, inizialmente vietato, ha subito visto lo schieramento di un ingente numero di CRS (i celerini francesi) sia sulla piazza che nelle vie adiacenti, nel tentativo di impedire ogni forma di assembramento.

Ma la forza numerica e la determinazione dei manifestanti hanno ben presto ribaltato il rapporto di forza. La polizia francese ha tentato invano di disperdere i manifestanti con cariche e qualche lacrimogeno, oltre a identificare qualche persona per intimorire il resto della folla.

Per riuscire meglio nel suo intento repressivo la Prefettura aveva emesso – congiuntamente con il divieto di manifestazione – un’ordinanza che “autorizza la ripresa, la registrazione e la trasmissione di immagini per mezzo di telecamere installate su droni” per tutto il pomeriggio di giovedì nel settore di Place de la République.

Una novità, quella di un ricorso a meccanismi tecnologici di videosorveglianza su larga scala, che si inserisce nel quadro più largo del “sistema di sicurezza” approntato in vista dei Giochi Olimpici 2024 di Parigi.

Nel tardo pomeriggio di ieri, il Tribunale amministrativo di Parigi ha sospeso il divieto prefettizio della manifestazione a sostegno della Palestina già in corso in Place de la République.

Il rispetto della libertà di manifestazione e della libertà di espressione, che sono libertà fondamentali (…) deve essere conciliato con l’esigenza costituzionale di salvaguardare l’ordine pubblico”, ha sentenziato il tribunale, aggiungendo che “dall’indagine, e in particolare dal memorandum redatto dai servizi specializzati in preparazione della presente manifestazione, non risulta che il raduno previsto presenti un particolare rischio di violenza contro altri gruppi o contro le forze dell’ordine”.

Una vera e propria batosta che scardina alla base la logica repressiva del governo francese che, anche grazie all’instancabile campagna mediatica di criminalizzazione del sostegno alla lotta e al popolo palestinese, ha tentato di delegittimare e silenziare qualsiasi espressione contraria al suo allineamento e alle sue complicità con Israele.

Si sta già delineando un cambio di fase netto, con le organizzazioni politiche e sindacali, così come l’insieme di collettivi e associazioni a sostegno della Palestina, pronte a ‘contrattaccare’ dopo i divieti imposti a qualsiasi iniziativa di solidarietà nelle scorse settimane.

Ora, approfittando di questa faglia apertasi nella strategia repressiva del governo, la risposta sarà quella di convocare quante più piazze possibili nei prossimi giorni, per far convergere tutte le forze politiche, sindacali e sociali nella mobilitazione contro la guerra di Israele e la complicità dei governi occidentali, al fianco del diritto all’esistenza e alla resistenza del popolo palestinese.

È bene tuttavia evidenziare chiaramente un dato oggettivo: la sentenza del Tribunale amministrativo di Parigi ha rimosso un ostacolo che, più o meno rapidamente, sarebbe saltato per l’esplodere delle contraddizioni e della rabbia sociale di fronte all’ennesima torsione autoritaria del governo francese.

Tanto più su una questione – LA questione – come quella del sostegno alla resistenza del popolo palestinese, che con la sua indomita determinazione continua ad essere un faro per tutte le lotte antimperialiste, anticapitaliste, antirazziste e antifasciste dal Medioriente, all’Africa, passando inevitabilmente per la Francia.

Il conflitto in Medio Oriente potrebbe essere un elemento di divisione” in Francia “se gestiamo male la situazione”, ha dichiarato ieri sera il presidente Macron ad un giornalista dell’AFP, in un connubio perfetto tra l’arroganza neocoloniale della grandeur della Francia e la paura dell’ennesima sconfitta strategica dopo quella degli scorsi mesi nel Sahel.

La folla oceanica che ieri sera si è riversata in Place de la République ha mandato un segnale chiaro al governo francese e non solo, rifiutando di rimanere inerme di fronte ai soprusi della “democratura” di Macron né tanto meno silente spettatrice dell’ennesimo brutale massacro perpetrato da Israele ai danni del popolo palestinese.

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